GIUSEPPE TURANI, la Repubblica 1/8/2010, 1 agosto 2010
TRE TAZZINE DI CAFFÈ PER L´ECONOMIA USA
Una signora ci scrive che le notizie dell´economia sono così confuse e poco rassicuranti che ormai ha deciso di fare come fa con gli oroscopi: crede solo a quelli che le annunciano amori straordinari, soldi, avventure meravigliose. Gli altri li scarta. E in effetti dal mondo dell´economia arrivano notizie a doppia faccia, che contengono cioè del buono e del cattivo nello stesso tempo, e è difficile farsi un´opinione.
Prendiamo gli ultimi dati americani (l´economia più grande del mondo). Il Prodotto interno lordo (cioè, la ricchezza prodotta) del secondo trimestre risulta (in prima lettura) cresciuto del 2,4 per cento rispetto al trimestre precedente, quando la crescita era stata del 3,7 per cento (nel trimestre che veniva ancora prima la crescita era stata quasi del 6 per cento).
Che si sia di fronte a una frenata, e anche robusta, è evidente. Forse è meno evidente che il livello della crescita non è comunque granché. Tutti i dati americani che abbiamo appena citato sono infatti annualizzati. Il che significa che la crescita del secondo trimestre sul primo è stata appena dello 0,6 per cento. Un po´ poco, siamo quasi sul limite dello zero.
Non solo. Gli analisti fanno osservare che a essere aumentati di pochissimo sono stati consumi, e questo in un´economia come quella americana dove i consumi fanno il 70-80 per cento del Pil, è preoccupante.
Questi sono i dati allo stato dei fatti. Poi, come è naturale, le opinioni si dividono. Alcuni esperti sostengono che in America non ci saranno significativi progressi nel riassorbimento dei disoccupati e quindi i consumi non potranno che ristagnare, con conseguente rallentamento dell´economia (ma siamo già allo 0,6 per cento di aumento trimestrale del Pil). Secondo questi critici, cioè, il rischio di finire con le gomme a terra è abbastanza vicino e evidente.
Altri sostengono, invece, che la frenata americana è arrivata in fondo e che da ora in avanti non ci saranno variazioni importanti. La congiuntura americana, cioè, ha raggiunto la sua velocità di crociera e si andrà avanti così. Per vedere una "vera" ripresa, solida e robusta, bisognerà aspettare un paio d´anni.
In realtà, dietro la frenata dell´economia Usa nel secondo trimestre c´è la fine degli aiuti pubblici messi in campo per fronteggiare la Grande Crisi. E L´occupazione non riprende perché assumere gente sta diventando sempre più caro anche in America (a causa della riforma sanitaria) e perché le aziende ancora non hanno chiaro il "profilo" di quello che accadrà nei prossimi anni.
Da qui il suggerimento di Goldman Sachs, una delle più importanti banche americane. Bisogna che il governo vari un altro blocco di aiuti all´economia, pari almeno a quello che è appena scaduto (700 miliardi di dollari). In termini più spiritosi un esperto italiano (Alessandro Fugnoli) spiega che quando c´è una crisi e al malato servono due tazzine di caffè per riprendersi, di solito se ne danno tre, giusto per non sbagliare. E così si è fatto anche questa volta. Solo, aggiunge Fugnoli, che forse di tazzine ce ne volevano undici non tre.
La "questione americana", cioè, è ancora aperta e bisognerà vedere che cosa deciderà Obama, anche se evidente che forse sarebbe bene fare qualcosa di grosso per dare una scossa.
La buona notizia, in questo quadro un po´ depresso, è che invece la frenata cinese sembra essere arrivata alla fine e che quell´economia non ha alcuna intenzione di rallentare. Sta crescendo intorno al 10 per cento l´anno, e questo sembra che vada bene. Quindi se il motore americano per ora va al minimo (poco sopra lo zero), quello cinese, almeno, va al massimo e proseguirà forse indefinitamente. Per la gioia dei cinesi e dei nostri esportatori.