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 2010  agosto 01 Domenica calendario

LA NUOVA AN RIPARTE DAL MEZZOGIORNO CON I 300 CIRCOLI DI GENERAZIONE ITALIA - ROMA

«Il clima? Mi ricorda quello degli esordi di An». Da Fiuggi all´hotel Minerva ci sono sedici anni, gli stessi del matrimonio ormai finito fra Fini e Berlusconi. E Fabio Granata, uno dei volti più noti del new deal di Gianfranco, li ripercorre in un lampo: si riparte da una sigla nuova, Fli, e da un tuffo nel passato. Che non si tramuterà, giurano i fedelissimi del presidente della Camera, in un salto nel buio. Perché i finiani si erano mossi per tempo. Dandosi, già da aprile, un´organizzazione sul territorio.
Il gruppo, se e quando diventerà partito, potrà comunque contare sulla struttura di «Generazione Italia», l´associazione creata da Italo Bocchino che conta già coordinatori in ogni regione e nelle principali province. E non a caso, alla guida di «GI», sono stati nominati esponenti di spicco del movimento. Deputati, senatori, parlamentari europei. Antonio Buonfiglio nel Lazio, Enzo Rivellini in Campania, Enzo Raisi in Emilia, Giuseppe Scalia in Sicilia. Quest´ultimo se la ride: «Lo statuto di Generazione Italia è stato scritto sul modello di Alleanza nazionale». A ribadire il carattere «parapartitico» dell´associazione. Ma non finisce qui.
I circoli di «GI» sono 322 e alcuni di questi, dice ancora Scalia, «hanno sede in immobili che furono del partito». Certo, la scommessa ora è quella di rafforzare la navicella finiana, in vista della prima convention nazionale che si terrà il 6 e il 7 novembre a Perugia. «Ma le adesioni ricevute in questi primi mesi ci confortano», dice Gianmario Mariniello, il direttore di «GI». E snocciola altri dati. Come i diecimila iscritti alla newsletter, o i 12 mila visitatori unici al sito ogni giorno. Difficile trasformare questi dati in potenziale consenso elettorale, confutare attraverso essi il concetto dei «quattro gatti di Fini» espresso dai berlusconiani. La guerra dei sondaggi è già partita. Ieri il sito di Generazione Italia ha rilanciato un sondaggio di Luigi Crespi che stima nel 9,5 per cento il peso elettorale dei finiani. Forse un tantino esagerato.
Di certo, ora a dirigenti e militanti del presidente della Camera toccherà rispolverare anche il «porta a porta» e affiancarlo all´azione dell´«intellighenzia» che on-line si manifesta attraverso la fondazione Fare Futuro, la stessa Generazione Italia ma anche in altri luoghi di dibattito quali il «Forum delle idee», cui contribuiscono Granata ed esponenti storici della «nuova destra» di Tarchi, come Peppe Nanni e Monica Centanni. Ma anche l´ex senatore verde Fiorello Cortiana.
La riconquista finiana, in ogni caso, partirà dal Mezzogiorno, il bacino elettorale più forte dell´ex leader di An. Basti pensare che 22 dei 33 deputati confluiti nel nuovo gruppo di «Futuro e libertà per l´Italia» sono stati eletti nel Centro Sud. E che, dati alla mano, il maggior numero di esponenti di «Fli» negli enti locali risiedono in Sicilia, dove Fini ha stretto un patto di ferro con il governatore Raffaele Lombardo e ha tre assessori nella giunta regionale. A seguire, Lombardia e Campania. «Gli equilibri nelle amministrazioni locali al momento non sono in discussione», dice Granata.
Ma fino a quando? E fino a quando, ad esempio, i coordinatori provinciali del Pdl in quota finiana - Enzo Raisi a Bologna, Giulia Cosenza ad Avellino - potranno restare al loro posto? Sembra una partita dall´esito scontato. «Chi è con noi non potrà resistere a lungo negli organismi del Pdl», ancora Scalia. Ma la partita che più conta, a questo punto, è quella finanziaria. E se i finiani, venerdì, si sono messi in coda allo sportello del Banco di Napoli alla Camera per chiedere di bloccare il versamento mensile - 800 euro - al Pdl, i «lealisti» berlusconiani hanno sferrato l´attacco al bersaglio grosso: il «tesoretto» dell´ex Alleanza nazionale - 76,9 milioni di patrimonio netto, 300 milioni di valore degli immobili - affidato a un´associazione gestita da due finiani: Francesco Pontone guida il comitato esecutivo, Donato La Morte il collegio dei garanti. «Perché tutto quello che apparteneva all´ex An, ivi incluso il Secolo d´Italia, deve restare nella esclusiva disponibilità di una minoranza?», chiede il deputato del Pdl Marco Marsilio. Dando corpo al dubbio più radicato, negli ex colonnelli di Fini: che Gianfranco voglia utilizzare il «tesoretto» per lanciare e far radicare il nuovo partito sul territorio.