GIAMPAOLO VISETTII, la Repubblica 31/7/2010, 31 luglio 2010
LA LUNGA MARCIA IN 3D PECHINO PUNTA SUL CINEMA PER SEDURRE IL MONDO - PECHINO
La Cina ha un problema: non piace. Gli stranieri si leccano i baffi, sognando i soldi che oggi si fanno qui. Però, appena l´ossessione dell´oro concede una tregua, ognuno lo ammette: al resto del mondo il risorto Impero di Mezzo non va giù. Tutti ammirano la sua crescita prodigiosa e la velocità con cui in pochi anni ha recuperato un secolo di terreno perduto. Eppure, chiunque è in grado di trovare almeno una buona ragione per spiegare una complessa, quasi sempre profonda e spesso irragionevole antipatia.
Succede, dopo un´epoca di tragici errori, che una nazione incontri delle difficoltà a presentarsi in pubblico. È anzi inevitabile, se si possiede un appetito che inizia a fare paura, essere accolti da un ostile brusio quando ci si siede al tavolo dove pochi altri commensali si sono per lungo tempo spartiti le pietanze.
Il guaio è che a Pechino la cosa si sa e, soprattutto, non si digerisce più. Ed è proprio per guarire dal virus più infamante che il governo di Pechino ha deciso di lanciare l´«Operazione 3D». Cinema di ultima generazione, valanghe di film, spot, programmi tivù e reti in inglese. Prima di tutto, però, kolossal tridimensionali pensati per l´I-Max. Fino ad oggi, da queste parti, erano uscite solo epopee imperiali, poesie rivoluzionarie e fiabe intimiste. Secchiate di passato, buone per commuovere Venezia, o Cannes. Ora basta. L´«Operazione 3D», per la prima volta, racconterà al mondo la Cina contemporanea. Soldi, idee, opinioni, interessi e obiettivi sono quelli del Partito comunista, ossia dello Stato. L´effetto mondiale però, scontata l´accusa di fare "propaganda di regime", si annuncia travolgente. Per spiegare una volta per tutte che la Cina non è più la Cina, l´ultima generazione di tecnocrati nati prima che Mao morisse ha messo in scena, rivelando un´insospettata autoironia, «Made in China». È un film di poco più di un´ora a cui è affidata la missione di mettere tutti ko mostrando ciò che realmente oggi è l´universo cinese. Da ottobre sarà trasmesso sui maggiori network internazionali, a partire da Cnn, Bbc e Al Jazeera, per approdare poi nelle sale con una versione più lunga, tecnologica e romanzata. Pechino, aggirando la propaganda negativa dell´"imperialismo occidentale", svelerà i segreti della politica e dell´economia, i prodigi della scienza e della tecnica, i miracoli dell´industria e del commercio.
Esibirà la varietà dei suoi popoli, la bellezza della natura e l´antichità della sua cultura, la grandezza dell´arte. Ostenterà l´eccellenza dello sport, il successo del business e il boom delle Borse, la perfezione dei trasporti, l´effervescenza dei locali e la piacevolezza della vita. «Made in China» è lo spettacolare manifesto del nuovo partito-Stato, deciso a celebrare la vittoria della rivoluzione che ha sostituito le scorte di debito estero agli ordigni nucleari, il libretto al portatore a quello rosso.
In settembre sarà preceduto da due espliciti spot pubblicitari, sempre destinati al povero resto del mondo. Uno di un quarto d´ora, sull´attività di ambasciate e istituti di cultura, e uno di trenta secondi, sorta di trailer tematico con varie scene dell´opera maggiore. Il cast, ci mancherebbe, è d´eccezione. Il presidente Hu Jintao, attraverso filmati ufficiali, "reciterà" con i più influenti leader nazionali. Il fondatore del portale 163.com Ding Lei apparirà con il padre del riso ibrido Yuan Longping e a fianco di schiere di milionari under 35. La star dell´Nba americana, Yao Ming, scherzerà con il campione degli ostacoli Liu Xiang e con le stelle di musica e spettacolo più adulate dal Dragone. Un simile polpettone, fino all´altro ieri, sarebbe stato rifiutato anche dal cineforum dell´ultimo circolo ufficiali di Pyongyang. Oggi invece se lo sono contesi anche i distributori di Hollywood, e prima di Natale tutti dovremo sapere quanto è bella, grande e generosa la Cina delle Olimpiadi di Pechino e dell´Expo di Shanghai.
Subito dopo, per preparare degnamente il 2011, arriverà sugli schermi il blockbuster che ricostruisce la fondazione del Partito comunista cinese. Da yuan forte e centrali eoliche ripiomberemo in via Huangpi, novant´anni fa a Shanghai, quando un giovane di nome Mao mancò il primo appuntamento con la storia per aver smarrito il biglietto con l´indirizzo. In Cina il film sulla nascita del partito nel 1921 è come in Italia la pellicola sulla vita di Gesù. La Cina non piace, ma piacerà.