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 2010  luglio 31 Sabato calendario

ZAPATERO DIFENDE LA SUA AUSTERITY MA MOODY’S È PRONTA A DECLASSARE MADRID

La crisi europea dei debiti sovrani non accenna a placarsi. L’esito positivo degli stress test sulle banche ha regalato un po’ di calma, ma nuove ombre si stanno addensando intorno ai Pigs, i paesi meno virtuosi d’Europa. Ieri Moody’s ha lanciato l’allarme sulla Spagna, che potrebbe perdere la tripla A del suo rating.
Sarebbero troppe, secondo l’agenzia di rating, le incertezze intorno al programma di consolidamento fiscale portato avanti da Madrid. Prontamente è arrivata la smentita di José Luis Rodríguez Zapatero, premier spagnolo: «La nostra politica è quella di un’austerità restrittiva e rigorosa, non abbiamo bisogno di altro». Peccato che il riferimento fosse verso la manovra correttiva per il 2011, ancora più onerosa di quella prevista per l’anno in corso. E sulla scia di questi nuovi timori, il nervosismo ha colpito le Borse nell’ultimo giorno di ottava, trascinandole al ribasso.
Dopo i declassamenti di Standard & Poor’s e Fitch, anche Moody’s sta per penalizzare la Spagna. «È molto probabile che Madrid possa perdere il massimo giudizio, anche se il downgrade non sarà così drastico come avvenne per la Grecia». Con queste parole, l’analista dell’agenzia di rating Steven Hess ha lanciato il monito sul debito iberico. L’intervista, ripresa da Bloomberg, non è passata inosservata. Il motivo è chiaro: gli stress test hanno evidenziato che le Cajas, le casse di risparmio spagnole, sono fra i soggetti meno patrimonializzati d’Europa, nonostante il piano di sostegno messo in moto dal governo nel 2009.
Sulle scelte di Moody’s hanno inciso le preoccupazioni sui bisogni di liquidità da parte del sistema bancario spagnolo. La bolla immobiliare, secondo il Banco de España, pesa per quasi 600 miliardi di euro sugli istituti di credito iberici. Questi asset però non sono stati inseriti nella sperimentazione patrimoniale europea. Gli oneri per il governo di Madrid potrebbero essere ben maggiori dei 90 miliardi previsti dal Fondo per la ristrutturazione guidata delle banche (Frob).
C’è poi la questione della disoccupazione, in costante aumento. Il tasso ha superato il 20 per cento e Zapatero ha definito la penuria di occupazione «un’emergenza nazionale». A tal punto il premier spagnolo ha spiegato che «la creazione di posti di lavoro sarà lenta e sarà davvero complicato ritornare ai livelli precedenti alla crisi». Anche in questo caso, Zapatero ha chiesto sacrifici a imprese e cittadini, soprattutto per evitare un ulteriore deterioramento delle attività occupazionali esistenti. Il realismo di Madrid è stato visto in modo negativo da Moody’s, che teme che si sia innescata una spirale di sfiducia tale da rallentare la ripresa dal mercato del lavoro e, nel complesso, la crescita economica del paese.
La risposta agli scenari previsti da Moody’s non si è fatta attendere. Zapatero ha spiegato che «il nostro obiettivo di ridurre il deficit al 6 per cento nel 2011 e al 3 per cento nel 2013 sarà rispettato». Non sarà facile, dato che l’attuale deficit è pari all’11,2 per cento del Pil. Tuttavia, il premier iberico ha spiegato la sua road map: « Per ottenere gli obiettivi prefissati, il bilancio 2011 che presenteremo a settembre dovrà necessariamente essere restrittivo e austero». Il nuovo piano di deve sommare a quello varato tre mesi fa del valore di 15 miliardi di euro che, fra gli altri, prevedeva il taglio del 5 per cento degli stipendi del pubblico impiego e una stretta sulle pensioni. Zapatero ha inoltre ricordato ai propri cittadini che ci saranno nuovi sacrifici. «Li farò perché devo farli, anche a discapito delle mie future aspirazioni politiche», ha detto ieri.
Intanto, negli Stati Uniti è uscito l’ultimo dato sulla crescita economica. Il Pil americano nel secondo trimestre dell’anno ha avuto un sensibile rallentamento, passando da un’espansione del 3,7 per cento nel corso dei primi tre mesi del 2010 a una del 2,4 per cento nella secondo intervallo. Il valore è inferiore di due decimali a quello preventivato dagli analisti e segna una frenata che non era stata del tutto conteggiata.
Alla luce della giornata, le piazze finanziarie hanno chiuso la settimana con una seduta di contrattazioni molto nervosa. A metà pomeriggio la perdita media era intorno al punto percentuale, ma in chiusura si è tornati verso la parità. E i Credit default swap su Madrid hanno registrato un rialzo dopo alcuni giorni di apparente tranquillità, toccando quota 187 punti base secondo Markit. Ora l’occhio è puntato sulle prossime settimane, in cui dovrebbe arrivare l’ufficializzazione del downgrade. Se così fosse, per l’Europa tornerebbe la paura.