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 2010  luglio 30 Venerdì calendario

E I SONDAGGISTI LITIGANO SUI NUMERI «GIANFRANCO VALE IL 3», «NO, È AL 10»

Mentre la crisi nella maggioranza entra nella sua fase più acuta, i sondaggisti mettono mano al pallottoliere: se il 30 luglio 2010 gli italiani andassero a votare, che risultato porterebbe a casa il «Partito di Fini»? Abbiamo girato la questione ai principali istituti di sondaggio. Due i dati: l’ipotetico «partito» del presidente della Camera, orfano dei colonnelli, con parte della stampa berlusconiana all’attacco, potrebbe - secondo alcune proiezioni - portare a casa tra il 10 e il 12 per cento. Le percentuali, insomma, della fu Alleanza Nazionale. Il secondo dato parla del futuro e del Terzo Polo. Molti i distinguo, una la costante: l’(ipotetico) «effetto Montezemolo», in una partita che si gioca sulle personalità.
Sul «Partito Fini», Renato Mannheimer è lapidario: per il presidente dell’Ispo si attesterebbe «intorno al 10%». Ed eroderebbe voti «un po’ dappertutto: non solo al Pdl, ma anche al centro e al centrosinistra». Una percentuale più «contenuta» vede, invece, Roberto Weber, presidente di Swg. La corrente di Gianfranco Fini rappresenta oggi «un 20% nel centrodestra», e, traslato sul nazionale, oscillerebbe tra il 5 e il 7 per cento. «Fini da solo porterebbe via voti solo al Popolo della Libertà», e provocherebbe «uno spostamento di preferenze verso la Lega nord». I sondaggi, comunque, hanno già appassionato i finiani: Luigi Crespi cura un osservatorio settimanale realizzato da Crespi Ricerche su Generazione Italia. «Dal primo giorno ho quotato il partito dal 7 al 10-12%. E confermo i dati della settimana scorsa, che si assestano sul valore più elevato del range in questione». Insomma: Fini «non vale poco».
Di tutt’altro avviso Nicola Piepoli, presidente dell’omonimo istituto. «Dal nostro punto di vista Fini ha, in questo momento, pochissimo mercato». Per il professore, correndo da solo porterebbe a casa un magro 3%. Nello specifico, ma con altri numeri, scende il direttore di Ipr marketing, Antonio Noto. Generazione Italia, da sola, «vale circa il 7%». Il «saccheggio» di voti si manifesterebbe così: il 2,5-3% eroso al Pdl, ma il 4-4,5% portato «da elettori che alle ultime elezioni hanno votato Pd o altri partiti non del centrodestra perché contrari al berlusconismo». In più, per Noto, se si votasse oggi Fini potrebbe convincere ad andare nuovamente alle urne anche una quota parte di elettori che si è astenuta alle ultime elezioni.
Più armonia sembra esserci tra i sondaggisti su un’eventuale «grande centro». Per Ipr «probabilmente Fini vale di più nel momento in cui diventa valore aggiunto di un terzo polo che andrà a creare». Quel 7% che l’istituto accredita al partito di Fini, «inserito in una nuova forza con Casini, Rutelli, Montezemolo, ma anche con eventuali futuri fuoriusciti del Pd varrebbe circa il 22%». Con queste stime, alla Camera ci sarebbe comunque una vittoria Pdl-Lega, grazie al premio di maggioranza. Ma al Senato, dove il premio è su base regionale e non nazionale, si traballerebbe. Uno scenario che ricorda l’ultimo governo Prodi. Per Swg i numeri del terzo polo si assestano tra il 22 e il 25%. «Ma a fare la differenza saranno i protagonisti», spiega Weber, «soprattutto l’eventuale confluenza di Montezemolo». Anche Nicola Piepoli conferma la tendenza centrista del paese, dando un 25% ad un’eventuale coalizione così composta, con un «peso significativo» dell’«effetto Montezemolo». Più cauto Crespi, che quota il terzo polo al 15%. Berlusconi «vincerebbe in quel caso la campagna elettorale. Ma si troverebbe con una situazione in bilico al Senato. E poi, nel frattempo, si troverebbe a spiegare ai suoi elettori perché tiene Verdini con sè e non Fini».