Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  luglio 31 Sabato calendario

«Così Fini ha tradito il programma del Pdl» - Questo è il documento ufficiale votato giovedì dall’Uf­ficio di presidenza del Popolo della libertà e approva­to con 33 voti a favore e tre contrari

«Così Fini ha tradito il programma del Pdl» - Questo è il documento ufficiale votato giovedì dall’Uf­ficio di presidenza del Popolo della libertà e approva­to con 33 voti a favore e tre contrari. Il testo sancisce «l’assoluta incompatibilità politica con i principi ispi­ratori Pdl » delle posizioni del presidente della Came­ra e cofondatore del partito Gianfranco Fini, che si sono manifestate «non come un legittimo dissenso, bensì come uno stillicidio di distinguo o contrarietà nei confronti del programma sottoscritto con gli elet­tori », una «critica demolitoria alle decisioni del parti­to » e come «un attacco sistematico diretto al ruolo e alla figura del presidente del Consiglio». Da qui l’al­l­ontanamento dal partito e la richiesta di lasciare l’in­carico istituzionale. Nella parte finale si chiede il defe­rimento ai proibiviri dei deputati Italo Bocchino, Car­melo Briguglio e Fabio Granata. L’Italia necessita di pro­fondi cambiamenti sia nella sfera economica che in quella politica e istituzio­nale. L’azione del nostro gover­no presieduto da Silvio Berlusco­ni e la nascita del Pdl rappresen­tano, ciascuno nella propria sfe­ra, la risposta più efficace alla cri­si del Paese. Il governo ha dovuto agire nel pieno della crisi econo­mica più grave dopo quella del 1929, riuscendo ad evitare, da un lato, gli effetti più dirompenti del­la crisi sul tenore di vita delle fa­miglie e dei lavoratori, e, dall’al­tro lato, preservando la pace so­ciale e la tenuta dei conti pubbli­ci. Con la nascita del Pdl, dall’al­tra parte, la vita politica italiana ha fatto un ulteriore passo in avanti verso la semplificazione e il bipolarismo. Occorre aggiun­gere che, in questi anni, gli eletto­ri hanno sostenuto e premiato sia l’azione del governo che la nuova realtà politica rappresen­tata dal Pdl. *** Immediatamente dopo il no stro congresso fondativo, tuttavia, e soprattutto dopo le elezioni re­gionali, sono intervenute delle novità che hanno mutato profon­damente la situazione, al punto da richiedere oggi una decisione risolutiva. Invece di interpretare correttamente la chiara volontà degli elettori, nella vita politica italiana hanno ripreso vigore mai spente velleità di dare una spallata al governo in carica attra­verso l’uso politico della giusti­zia e sulla base di una campagna mediatica e scandalistica, indi­rizzata contro il governo e il no­stro partito, che non ha prece­denti nella storia di un Paese de­mocratico. *** L’opposizione,purtroppo, non ha cambiato atteggiamento rispet­to al passato, preferendo cavalca­re l’uso politico delle inchieste giudiziarie e le speculazioni del­la stampa piuttosto che condur­re un’opposizione costruttiva con uno spirito riformista. Ciò che non era prevedibile è il ruolo politico assunto dall’attuale pre­sidente della Camera. Soprattu­t­to dopo il voto delle regionali che ha rafforzato il governo e il ruolo del Pdl, l’onorevole Gianfranco Fini ha via via evidenziato un pro­filo politico di opposizione al go­verno, al partito e alla persona del presidente del Consiglio. *** Non si tratta beninteso di met tere in discussione la possibilità di esprimere il proprio dissenso in un partito democratico, possibili­tà che non è mai stata minima­mente limitata o resa impossibi­le. Al contrario,il Pdl si è contrad­distinto dal mom­ento in cui è sta­to fondato per l’ampia discussio­ne che si è svolta all’interno degli organismi democraticamente eletti. Le posizioni dell’onorevo­le Fini si sono manifestate sem­pre di più, non come un legitti­mo dissenso, bensì come uno stil­licidio di distinguo o contrarietà nei confronti del programma di governo sottoscritto con gli elet­tori e votato dalle Camere, come una critica demolitoria alle deci­sioni prese dal partito, peraltro note e condivise da tutti, e infine come un attacco sistematico di­retto al ruolo ealla figura del pre­sidente del Consiglio. *** In particolare,l’onorevole Fi ni eta­luni dei parlamentari che a lui fanno riferimento hanno costan­temente formulato orientamen­ti e perfino proposte di legge su temi qualificanti come ad esem­pio la cittadinanza breve e il vo­to agli extracomunitari che con­fl­iggono apertamente con il pro­gramma che la maggioranza ha sottoscritto solennemente con gli elettori. Sulla legge elettora­le, vi è stata un’apertura inaspet­tata a tesi che contrastano con le costanti posizioni tenute da sempre dal centrodestra e dallo stesso Fini. Persino il tema della legalità per il quale è innegabile il successo del governo e della maggioranza in termini di con­trasto alla criminalità di ogni ti­po e di riduzione dell’immigra­zione clandestina, è stato impro­p­riamente utilizzato per alimen­tare polemiche interne. Il Pdl proseguirà con decisione nel­l’opera di difesa della legalità, a tutti i livelli, ma non possiamo accettare giudizi sommari fon­dati su anticipazioni mediati­che. Le cronache giornalistiche de­gli ultimi mesi testimoniano d’altronde meglio di ogni esem­pio la distanza crescente tra le posizioni del Pdl, quelle del­l’onorevole Fini e dei suoi soste­nitori, sebbene tra questi non si­ano mancati coloro che hanno seriamente lavorato per riporta­r­e il tutto nell’alveo di una corret­ta e fisiologica dialettica politi­ca. *** Tutto ciòètanto piùgrave con side­rando il ruolo istituzionale rico­perto dall’onorevole Fini, un ruolo che è sempre stato ispira­to nella storia della nostra Re­pubblica a equilibrio e modera­zion­e nei pronunciamenti di ca­rattere politico, pur senza rinun­ciare alla propria appartenenza politica.Mai prima d’ora è avve­nuto che il presidente della Ca­me­ra assumesse un ruolo politi­co così pronunciato perfino nel­la polemica di partito e nell’at­tualità contingente, rinuncian­do ad un tempo alla propria im­parzialità istituzionale e a un mi­nimo di ragionevoli rapporti di solidarietà con il proprio partito e con la maggioranza che lo ha designato alla carica che rico­pre. *** L’unico breve periodo in cui Fini ha «rivendicato» nei fatti un ruo­lo super partes è stato durante la campagna elettorale perle regio­nali al fine di giustificarel’assen­za di un suo sostegno ai candida­ti del Pdl. I nostri elettori non tol­lerano più che nei confronti del governo vi sia un atteggiamento di opposizione permanente, spesso oggettivamente in sinto­nia con posizioni e temi della si­nistra e delle altre forze contra­rie alla maggioranza, condotto per di più da uno dei vertici delle istituzioni di garanzia. Non so­no più disposti ad accettare una forma di dissenso all’interno del partito che si manifesta nella forma di una vera e propria op­posizione, con tanto di struttura organizzativa, tesseramento e iniziative,prefigurando già l’esi­stenza sul territorio e in Parla­mento di un vero e proprio parti­to nel partito, pronto, addirittu­ra, a dar vita a una nuova aggre­gazione politica alternativa al Pdl. I nostri elettori, inoltre, ci chiedono a gran voce di non ab­bandonare la nuova concezio­ne della politica, per la quale è nato il Pdl, che si fonda su una chiara cornice culturale e di va­lori, sulla scelta di un chiaro e de­finito programma di governo, su una compatta maggioranza di governo e sull’indicazione di un presidente del Consiglio, in una logica di alternanza fra schieramenti alternativi. *** Questo atteggiamento di op posi­zione sistematica al nostro parti­to e nei confronti del governo che, ripetiamo, nulla haache ve­der­e con un dissenso che legitti­mamente può essere esercitato all’interno del partito,ha già cre­ato gravi conseguenze sul­l’orientamento dell’opinione pubblica e soprattutto dei nostri elettori, sempre più sconcertati per un atteggiamento che mina alla base gli sforzi positivi messi in atto per amalgamare le diver­s­e tradizioni politiche che si rico­noscono nel Pdl e per costruire un nuovo movimento politico unitario di tutti coloro che non si riconoscono in questa sini­stra. *** La condivisione di principi co mu­ni e il vincolo di solidarietà con i propri compagni di partito sono fondamenti imprescindibili del­l’­appartenenza a una forza poli­tica. Partecipare attivamente e pubblicamente a quel gioco al massacro che vorrebbe conse­gnare alle Procure della Repub­blica, agli organi di stampa e ai nostri avversari politici i tempi, i modi e perfino i contenuti della definizione degli organigrammi di partito e la composizione de­gli organi istituzionali, è incom­pa­tibile con la storia dei modera­ti e dei liberali italiani che si rico­noscono nel Popolo della liber­tà. *** Si milita nello stesso partito quan­do si avverte il vincolo della co­mune appartenenza e della soli­darietà fra i consociati. Si sta nel Popolo della libertà quando ci si riconosce nei principi del popo­larismo europeo che al primo posto mettono la persona e la sua dignità. Assecondare qualsi­asi tentativo di uso politico della giustizia; porre in contraddizio­ne la legalità e il garantismo; mo­s­trarsi esitanti nel respingere i te­oremi che vorrebbero fondare la storia degli ultimi sedici anni su un «patto criminale» con quella mafia che mai come in questi due anni è stata contrasta­ta con tanta durezza e con tanta efficacia, significherebbe con­traddire la nostra storia e la no­stra identità. *** Per queste ragioni questo Uffi cio di presidenza considera le posi­z­ioni dell’onorevole Fini assolu­tamente incompatibili con i principi ispiratori del Popolo della libertà, con gli impegni as­su­nti con gli elettori e con l’attivi­tà politica del Popolo della liber­tà. Di conseguenza viene meno anche la fiducia del Pdl nei con­fronti del ruolo di garanzia di presidente della Camera indica­to dalla maggioranza che ha vin­to le elezioni. L’Ufficio di presi­denza del Popolo della libertà ha inoltre condiviso la decisio­ne del Comitato di coordina­mento di deferire ai probiviri gli onorevoli Bocchino, Granata e Briguglio.