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 2010  luglio 31 Sabato calendario

La disoccupazione in Italia non esiste - La disoccupazione in Italia in giugno è cala­ta di 0,1 punti, portandosi allo 8,5% su maggio, contrariamente alle previsioni che la davano in crescita

La disoccupazione in Italia non esiste - La disoccupazione in Italia in giugno è cala­ta di 0,1 punti, portandosi allo 8,5% su maggio, contrariamente alle previsioni che la davano in crescita. Ma essa potrebbe essere minore, se domanda e offerta di lavoro si incrociassero meglio. Infatti, secondo il sistema informativo Excelsior di Unioncamere e del ministero del Lavo­ro, le imprese pensano di procedere, quest’anno a nuove assunzioni, per 147mila unità, ma per il 27% dei posti che vorrebbero coprire, più di un quar­to, trovano difficoltà a reperire il tipo di personale richiesto. Lo scarto sale al 35% per gli operai specializzati e per i laureati di professioni intellettuali e scientifiche. Ma non c’è carenza di per­sonale adeguato solo per le industrie, ne manca anche nel settore dei servizi: mancano 6mila baristi, 5.700 ausiliari socio-assistenziali (ovvero badanti bambinaie, assistenti sociali con ade­guata professionalità), 4.700 ausiliari di vendite nel commercio, 5.400 infermie­re e 4mila meccanici per la riparazione di auto. La lista delle professionalità che man­cano, come i montatori e riparatori di in­fissi e serramenti, ma anche gli operai tessili (che le imprese del Veneto cerca­no e trovano a fatica) è lunga e dispara­ta. Dunque, potremmo avere una mino­re disoccupazione e una maggiore cre­scita, se il mercato del lavoro fosse me­glio organizzato e se i giovani e i loro ge­nitori valutassero con maggiore atten­zione le professionalità tradizionali. Co­munque, questa disarmonia tra doman­da di l­avoratori dotati delle giuste profes­sionalità è indice di ripresa economica. Ed è anche indice di ripresa l’inflazione, che nel luglio ha fatto un balzo in avanti dello 0,4 % portandosi all’1,7% . La ripresa è in atto nel complesso del­­l’Eurozona, sospinta dal commercio estero che,sinora,è stato favorito dal de­prezzamento dell’euro sul dollaro. L’Ita­lia, assieme alla Germania, è tra gli Stati dell’Unione dell’area euro,con un anda­mento economico e un export migliori della media. La disoccupazione euro­pea, infatti, è attorno al 10 per cento, un punto e mezzo sopra la nostra, e il ribas­so dell’euro, che nel periodo della crisi debitoria greca e spagnola era giunto al livello di 1,8 con il dollaro, mentre so­spingeva l’export, determinava un rin­caro delle materie prime energetiche. Ora l’euro è risalito a 1,31 con il dolla­ro. Ciò dipende sia dall’aumento della fiducia nell’economia della Eurozona e sia dalla diminuita fiducia nella ripresa americana, che valutata al 3,7% su base annua nel primo trimestre, è scesa al 2,2% nel secondo, un dato comunque notevole. Nel frattempo i prezzi delle ri­sorse energetiche importate sono au­mentati e ciò si è ripercosso sul costo del­la vita, facendo salire il prezzo dei tra­sporti, aumentato dell’1,2 e quello delle abitazioni (che include anche le risorse energetiche) che è cresciuto dello 0,8%. I prezzi degli alimentari hanno subito una flessione dello 0,1%. mentre quelli dell’abbigliamento sono stazionari. Ma ci sono altre voci di spesa, oltre a quelle collegate al settore energetico, che presentano aumenti di prezzi e cioè gli alberghi e ristoranti con un +0,5% e i servizi ricreativi con un +0,4%. Si potreb­be osservare che è un fenomeno stagio­nale, connesso all’estate. Ma quando l’economia è depressa e la gente ha pau­ra del futuro, alberghi e ristoranti sono in flessione perché si tratta di voci di spe­sa corrente discrezionali, che si riesco­no a tagliare abbastanza facilmente. Per­tanto, durante la depressione, alberghi, ristoranti e locali di svago praticano sconti per attirare la clientela. Il fatto che i prezzi in questi comparti, siano au­mentati mostra che la domanda turisti­ca di italiani e stranieri è migliorata. E non solo quella dell’Europa Occidenta­­le, anche quella dei Paesi emergenti del­­l’Est europeo e quella russa, mentre af­fluiscono i visitatori asiatici. La recessio­ne è superata. Non siamo ancora torna­ti ai livelli del 2007, ma al pessimismo è succeduto l’ottimismo. Purtroppo non c’è rosa senza spine e lespine,in questo caso, sono gli aumenti di prezzo.