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 2010  luglio 31 Sabato calendario

Guerra delle bollette al Santo Sepolcro - Per quanto altalenanti siano i rapporti tra Israele e Vaticano, i padri custodi del Santo Sepolcro non hanno mai davvero creduto che il Comune di Gerusalemme potesse lasciarli letteralmente a becco asciutto

Guerra delle bollette al Santo Sepolcro - Per quanto altalenanti siano i rapporti tra Israele e Vaticano, i padri custodi del Santo Sepolcro non hanno mai davvero creduto che il Comune di Gerusalemme potesse lasciarli letteralmente a becco asciutto. Certo, le bollette con la richiesta di pagamento dell’acqua che da mesi arrivano all’indirizzo «Chiesa del Santo Sepolcro» non vengono cestinate con leggerezza dall’economato. Quella dicitura non corrisponde a niente poiché l’antica basilica è retta dallo «Status quo», il regime giuridico internazionalmente riconosciuto che ripartisce spazi e responsabilità tra cattolici, greci, armeni, copti, etiopi, siriaci. Ma in Terra Santa le cose non hanno mai un nome solo. Adesso, pare, complice la crisi, l’amministrazione cittadina sarebbe passata dalle parole ai fatti minacciando la chiusura dei rubinetti se i «morosi» non saldano alla svelta il conto in rosso dal 1967. Secondo l’agenzia stampa del Pontificio istituto missioni estere Asianews, che cita fonti interne al Santo Sepolcro, l’ingiunzione è arrivata verbalmente. Nulla d’ufficiale ancora. Un’avance, per sondare il terreno. «E’ una vecchia storia in cui preferisco non entrare, perché riguarda greci e armeni» dice al telefono padre Athanasius Macora, il frate che per conto dei francescani supervisiona l’attuazione dello «Status quo». Per quasi un secolo chiunque governasse la regione ha gratuitamente fornito l’acqua, sia de iure che de facto, alla basilica e ai suoi ospiti, pellegrini provenienti da tutto il mondo per pregare sulla tomba di Gesù. Una cortesia osservata dagli inglesi, in carica tra il 1917 e il 1948, dai loro successori giordani e, finora, dallo Stato d’Israele subentrato a re Hussein nel 1967, dopo la vittoria nella guerra dei sei giorni. «Il problema esiste, si parla di volerci far pagare le bollette future e quelle pregresse» ammette un religioso che chiede di restare anonimo, confidando in una soluzione del contenzioso. Peccato, nota il direttore di Asianews padre Bernardo Cervellera, che riscuotere la tassa sull’acqua non sia esattamente una passeggiata: «Bisognerebbe dotare di un contatore ciascuna delle comunità che custodiscono e officiano nel Santo Sepolcro». E, soprattutto, bisognerebbe mettere giuridicamente d’accordo sui consumi comuni e individuali fratelli che condividono la fede cristiana ma si accapigliano per molto meno, come all’inizio di novembre 2008 quando una quindicina di monaci armeni e ortodossi venne pesantemente alle mani per la precedenza durante una processione. Il venerdì pomeriggio, inizio di shabbat, il Comune di Gerusalemme è irraggiungibile. Inutile il tentativo di telefonare a consiglieri e portavoce per una replica. I padri alle prese con le funzioni serali sperano che l’iniziativa sia esclusivamente cittadina e che, semmai autorizzata effettivamente dal sindaco, venga poi archiviata una volta sottoposta all’eventuale vaglio del ministero degli Esteri e della Knesset. Mentre Israele e la Santa Sede tentano di scrivere la parola fine ai negoziati che si protraggono dal 1993 raggiungendo un accordo globale che permetterebbe alla Chiesa di vivere con minor incertezza in Terra Santa, aprire un nuovo fronte sull’uso del rubinetto per incassare poche centinaia di dollari non sarebbe la migliore delle scelte diplomatiche. «La domanda di pagare per il passato è palesemente infondata, perché concedere l’acqua gratuitamente era una scelta politica consapevole e coerente di tutti gli Stati che si sono succeduti a Gerusalemme» spiega un’esperto di rapporti tra Israele e Santa Sede ad Asianews . Il futuro è aperto. Le risorse della regione scarseggiano, il Mar Morto si ritira, il fiume Giordano è sempre più esangue e quella per l’acqua potrebbe essere la guerra del futuro. Ma un conto è razionalizzare i consumi anche applicando nuove imposte e attivando contatori. Altra cosa è tassare le gocce ai monaci della basilica edificata nella cuore della Gerusalemme vecchia, polo rovente adagiato su un vulcano in perenne borbottio. Ne vale davvero la pena?