a.ba. La Stampa 31/7/2010, pagina 11, 31 luglio 2010
Il Mezzogiorno snobba i fondi per lo sviluppo - Quattro miliardi, sessantasettemilioni e ottocentomila euro
Il Mezzogiorno snobba i fondi per lo sviluppo - Quattro miliardi, sessantasettemilioni e ottocentomila euro. Gli amanti dei numeri prendano nota. Fra il 2000 e il 2006 le giunte che si sono succedute in Sicilia avrebbero potuto attingere dai cosiddetti fondi «Fas» una somma pari ai tagli che quest’anno dovranno patire tutte le Regioni messe insieme. A quella cifra, alla quale avrebbe diritto perché una delle più povere del Paese, ha attinto per meno di un quarto, il 23,9%. La Calabria, la quale avrebbe potuto ricevere 1,885 miliardi ne ha usato solo il 30,3%. La Provincia autonoma di Trento, con appena 21,3 milioni a disposizione, ne ha usati quasi il 90%. I numeri definitivi della ricognizione del Dipartimento per lo sviluppo sui fondi nazionali e comunitari delle Regioni offrono un quadro senza appello. Le Regioni del Sud rifiutano l’accusa di «cialtronismo», lamentano il taglio dei fondi da parte del governo, ma i numeri parlano chiaro. Inefficienze, giunte incerte nei numeri, le ragioni possono essere le più varie: al 31 dicembre 2009 i fondi programmati nel Mezzogiorno erano più di 16 miliardi di euro contro i 3,7 concessi al centro-nord. Ma se dal Lazio in sù si è speso quelle cifre al 65%, al Sud la media crolla al 38,2%. L’altro libro nero per il Sud presentato ieri dal governo è quello dei fondi comunitari. Dei quasi 11 miliardi programmati dalla Commissione europea fra il 2000 e il 2006 le risorse effettivamente impegnate dalle Giunte non hanno superato i 5,6 miliardi. In questo caso, a far peggio della Sicilia c’è la Sardegna: benché avesse a disposizione un miliardo e 374 milioni, ne ha impegnati per progetti di sviluppo appena 207. La Giunta regionale di Palermo, su 1,174 miliardi disponibili, ha programmato interventi per 1,2. Stavolta Giulio Tremonti evita epiteti, ma la sostanza dell’accusa resta intatta: «Molti soldi sono arrivati al Sud e pochi soldi sono stati spesi». Secondo il presidente della Basilicata De Filippo l’inefficienza dei ministeri nella gestione di quelle risorse sarebbe almeno pari a quella delle Regioni. Vero o no, ora Raffaele Fitto, al quale il governo ha affidato i poteri che una volta erano del ministero dello Sviluppo, promette una «riprogrammazione» dei fondi e la fine degli interventi a pioggia. Spiega Tremonti: «Li concentreremo su obiettivi nazionali come «grandi opere di unificazione, di collegamento e di sviluppo pensate per il Meridione nel suo insieme e non piccole opere. Useremo la Cassa depositi e prestiti, Ferrovie e Anas in una logica coordinata». Come concretamente il governo riuscirà a dirigere la destinazione di quei fondi resta ancora da decidere. Ma l’appiglio giuridico c’è, e sono i poteri sostitutivi sanciti dall’articolo 120 della Costituzione.