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 2010  luglio 30 Venerdì calendario

SERGIO ROMANO: BERLUSCONI BIS O ELEZIONI ANTICIPATE


Ambasciatore, si aspettava una conclusione di questo genere?
Ce lo aspettavamo tutti. Che Berlusconi volesse mettere Fini in grave difficoltà, scomunicandolo, era evidente già da qualche giorno. L’accordo, come ho scritto sul Corriere, sarebbe stato preferibile e forse non è ancora del tutto impossibile. Ma già sapevamo che le intenzioni del premier andavano in quel senso

Berlusconi ha dichiarato che punta a sfiduciare il presidente della Camera. Ammettendo che abbia i numeri, è possibile togliere la fiducia alla terza carica dello Stato?
Non lo sa nessuno. Non è mai accaduto. Abbiamo solo il caso di Irene Pivetti che sopravvisse alla fine del governo Berlusconi fino alla fine della legislatura. Ma quello era un caso molto più semplice. Non c’era una campagna per costringerla a dimettersi. Il suo posto da presidente della Camera, insomma, non era in discussione. Adesso naturalmente la discussione sulla presidenza Fini c’è eccome. Ma non c’è nessuna regola né un valido precedente che possa aiutarci a sciogliersi questo nodo

Secondo lei, ora che la rottura si è consumata, qual è la prossima mossa di Berlusconi?
Naturalmente il premier si rende conto del fatto che un gruppo parlamentare finiano potrebbe creare più di un problema alla maggioranza. Ma probabilmente è convinto che il numero dei seguaci del suo avversario si vada progressivamente riducendo. E che alla fine riesca a isolare Fini. Fosse così otterebbe una vittoria politica. È questa, a mio modo di vedere, la prima ipotesi di lavoro su cui sta lavorando

Non le elezioni anticipate, dunque…
Quella dell’isolamento di Fini è solo la prima delle ipotesi di lavoro. Ma se dovesse constatare l’impossibilità di isolarlo e che i seguaci del suo avversario sono ancora molti la seconda ipotesi sarebbe, credo, quella delle elezioni anticipate. Dichiarando, davanti agli elettori, di essere stato abbandonato o tradito, e quindi da una posizione psicologica più forte. Ma qui ci sono molte variabili in gioco…

Quali?
Il Cavaliere, con le elezioni anticipate, giocherebbe una partita dove non controlla tutte le variabili. Perché il giocatore principale diventerebbe il Capo dello Stato. È lui che controlla lo scioglimento delle Camere

E qui i rischi di una rottura istituzionale sarebbero molti…
Ammettiamo che Berlusconi chieda le elezioni anticipate con un argomento tutto sommato forte: il Paese ha votato per il PdL. Bisogna tornare alle urne per dare agli italiani la possibilità di pronunciarsi, di dire in sostanza se se ha ragione Fini o Berlusconi. Un argomento corretto dal punto di vista democratico. Eppure…

Dica…
Il capo dello Stato, per una serie di ragioni politiche ed economiche, potrebbe al contrario dire: vediamo se esiste in Parlamento una maggioranza capace di assicurare un periodo più lungo o la fine della legislatura. Insomma: di fronte alla richiesta di nuove elezioni il capo dello Stato potrebbe chiedere a Berlusconi di tornare alle Camere per farsi dare dal Parlamento le indicazioni per ricomporre il governo. Anche quella di Napolitano sarebbe una soluzione corretta

Impossibile un governo di larghe intese vagheggiato nei giorni scorsi da D’Alema?
Berlusconi non è in grado di controllare tutto. Ma se lui non vuole, è difficile da fare. Perché ritarderebbe il momento delle urne e ho l’impressione che, se non riesce a isolare Fini, il voto Berlusconi lo vorrebbe il più vicino possibile. Ho qualche difficoltà a pensare che il premier voglia ritornare all’esperienza del 94

Quali saranno le prossime azioni dei due duellanti?
Ho l’impressione che non lo sappiano nemmeno loro quale sarà la seconda mossa. Stanno giovando una partita a carte dove sperano che la prima carta sia quella vincente. Ma sarebbe meglio che imparassero a giocare a scacchi. Perché lì sarebbero costretti a ragionare su quattro cinque mosse in sequenza.

Forse Fini ha sbagliato qualche calcolo. Tanto è vero che giusto ieri, prima del patatrac, ha rilasciato al Foglio un’intervista, come dire, conciliatoria…
Vede, nei divorzi c’è sempre un meccanismo che prende la mano ai protagonisti. Quando Fini cominciò ad assumere una posizione diversa all’interno del PdL, non stava facendo nulla di diverso da quello che aveva annunciato nel congresso PdL: una posizione distinta ma all’interno di una normale dialettica democratica nel partito di maggioranza. Certo, ora qualcuno potrebbe sostenere che Fini ha scelto i suoi temi frettolosamente. Ma non bisogna dimenticare che da quel suo discorso al congresso del PdL sono accadute tante cose: per una persona che si presenta al suo partito e al Paese come il garante della legalità, della trasparenza, delle virtù civili, di fronte agli scandali di queste settimane, che cosa poteva fare? Stare zitto? No, vede, sono le circostanze spesso che costringono le persone a fare cose che non avevano previsto di fare

Questa crisi segna la fine del bipolarismo, ambasciatore?
Il bipolarismo italiano non è mai stato in buona salute. La sua esistenza dipendeva da una legge elettorale, che ha prodotto sì un sistema bipolare, ma non è mai piaciuta agli italiani. E se cambia il contesto ho l’impressione che sia la prima legge ad essere rivista