Paolo Magliocco, Gioia 8/8/2010, 8 agosto 2010
BASTANO 20 EURO PER SCOPRIRE QUANTO SEI EGOISTA
Se siete tra quelli che ancora si chiedono perché mai non tutti paghino le tasse in modo tale che il peso del fisco risulti più
sopportabile, con generale beneficio e la soddisfazione di sapere
che tutti fanno la loro parte (ma anche se vi chiedete come mai non riusciamo a inquinare un po’ meno, o a lavorare davvero in gruppo nel nostro ufficio), allora questo articolo è per voi.
Da questo momento siete parte di un esperimento scientifico. Siete insieme a un gruppo di altre persone, che non conoscete e che dopo questa esperienza non rivedrete mai più. Un ricercatore vi detta le poche, semplici, regole: all’inizio di ogni turno riceverete 20 euro, soldi veri, mica del Monopoli, e potrete decidere che cosa farne. Tenerveli tutti. Oppure metterli in comune, dedicarli al bene comune. L’intera somma, o anche solo una parte. La differenza è che i soldi che vi tenete sono vostri e basta. Quelli che mettete in comune fruttano, danno un guadagno netto. Diciamo che 10 euro diventano 12. Però poi vanno divisi anche con gli altri.
Insomma, detto in breve: se siete gli unici a mettere in comune i soldi, alla fine ci perdete. Se tutti lo fanno, ci si guadagna tutti. Voi che fate? Forse pensate di metterne in comune una buona parte, ma non proprio tutti. 14 o 15 euro, per esempio. Ebbene, molti altri faranno così. I soldi messi in comune saranno addirittura la maggior parte di quelli distribuiti dal ricercatore.
Tutto bene, dunque? Niente affatto, perché dopo un paio di turni vi accorgerete che i vostri 20 euro non vi tornano mai interi. Perché? Semplice, perché molti sono disposti a cooperare, ma non tutti. E chi non mette soldi in comune, alla fine si prende anche una parte del guadagno.
Che fate, allora? Se insistete a mettere soldi nella causa comune, forse siete comunisti puri e duri, qualcuno vi considererà degni di encomio e qualcuno un po’ fessi, comunque dal punto di vista economico la vostra strategia di gioco non ha molto senso. Infatti la maggior parte delle persone inizialmente disposte a cooperare a questo punto smette di farlo. Bastano tre, quattro giri, e il “tasso di cooperazione” passa da oltre il 50 per cento a meno del 20 per cento. Capito tutto? La minoranza di egoisti (o di furbacchioni, se proprio volete giudicarli) ha contagiato la maggioranza disposta a cooperare. E, salvo poche eccezioni, ognuno si tiene i propri soldi. Fine del gioco.
Anzi no. Perché a questo punto gli economisti che hanno inventato l’esperimento hanno inserito una variante, una regola in più: la possibilità di punire i furbacchioni. Se una delle persone che giocano con voi vi provoca un danno economico perché non coopera, adesso potete denunciarlo. Attenzione: per farlo dovrete spendere un euro, cioè ci perderete altri soldi. Però a lui di euro ne verranno tolti tre. Con la punizione nessuno ci guadagna, i soldi spesi per denunciare e quelli tolti a chi non coopera non vanno a nessuno, sono persi. Eppure, miracolo. Passano pochi turni di gioco e la cooperazione
stravince. La percentuale di risorse che vengono messe in comune schizza oltre il 90 per cento. Tutti sono più ricchi. Forse persino più felici. Eppure da solo, naturalmente, questo risultato non ci sarebbe stato. L’egoismo, partito in minoranza, avrebbe vinto.
Ernst Fehr è un economista austriaco che da anni lavora con questo tipo di esperimenti, tanto da dirigere oggi l’Istituto per le ricerche empiriche in economia dell’Università di Zurigo. Mentre racconta i suoi esperimenti sorride sempre in modo benevolo e un po’ divertito. Come se dicesse: “Che ci volete fare, gli uomini sono così”. Ma le sue ricerche sono molto serie. In un colpo solo, Fehr e i suoi colleghi con questo e altri giochini hanno scoperto che la teoria dell’homo
oeconomicus, quello che guarda solo al proprio vantaggio facendo scelte razionali, è sbagliata. L’homo oeconomicus, per capirci, si tiene tutti soldi, così è sicuro dei 20 euro e poi magari porta a casa anche qualcosa in più. Ma è sbagliato anche pensare che gli uomini siano disposti a cooperare comunque.
La verità, spiega Fehr, è che per capire come vanno le cose bisogna tenere conto di almeno due concetti. Il primo è che gli uomini non sono tutti uguali, non si comportano tutti allo stesso modo (a proposito, gli egoisti in questi test risultano circa tre su dieci, quelli che cooperano ma poi smettono quando scoprono di perderci sono circa la metà, gli altri o sono cooperatori incalliti o hanno comportamenti ondivaghi).
Il secondo concetto è che il contesto conta. Lasciati a se stessi, gli uomini non raggiungono il miglior risultato per tutti. Con poche, buone regole, sì (ecco, il contratto sociale, proprio quello). Una buona regola, guarda un po’, si dimostra quella di far pagare una “multa” a chi non accetta di cooperare.
State pensando alla lotta agli evasori? Fehr, sorride. Sa che sta parlando a degli italiani. «E immaginate che cosa può significare, in termini di incentivo a cooperare o meno, un capo del governo che dice che le tasse si possono anche non pagare...».