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 2010  luglio 30 Venerdì calendario

Nel Monopoli Vicolo stretto diventa Sanremo - Si è mobilitata quella che l’ex presidente Ciampi definisce «la grande provincia italiana»

Nel Monopoli Vicolo stretto diventa Sanremo - Si è mobilitata quella che l’ex presidente Ciampi definisce «la grande provincia italiana». Il Monòpoli, anzi Monopoly, compie 75 anni e in una nuova edizione per i 150 dell’Italia, dopo un concorso, diventa pieno di nomi di città. E neanche le principali. I conservatori del gioco da tavola possono inorridire. Ma evidentemente i cittadini di Chieti (218.482 voti), Reggio Calabria (146.473), Catanzaro (117.799), Barletta (91.780), Andria (83.600) e Isola d’Elba (79.196), per citare solo i primi classificati, si sono movimentati per il campanile più dei romani, dei bolognesi, dei fiorentini o dei napoletani, tutti esclusi. Entra invece Torino e resiste Milano, che perde però l’esclusiva del gioco, ridotta a una casella quando prima le riempiva tutte coi nomi delle sue vie. Eh sì perché nel 1935, quando Emilio Ceretti distribuì questa invenzione americana prodotta dalla Parker brothers, il regime fascista impediva l’uso di termini inglesi. Così partì l’italianizzazione del gioco. Anzi, la milanesizzazione. Solo il titolo cambiò a metà: perse la «y», ma non l’accento, divenne Monòpoli all’inglese insomma e non Monopòli all’italiana. Fu Ceretti a scegliere le strade più costose, allora da 40 mila lire. Viale dei Giardini, anche oggi una parallela più verde di via Manzoni. E Parco della Vittoria, come negli anni Trenta veniva chiamato quello che, nel 2002, il sindaco Gabriele Albertini rinominò Giardini pubblici Indro Montanelli, proprio in fondo a via Moscova. Ma nel nuovo Monòpoli dei sondaggi ora marcato Hasbro, dal 2009 tornato Monopoly, niente più vie; solo città. E il Comune di Milano, per non sparire come Roma dal tabellone, ha dovuto promuovere il voto nello struscio commerciale di corso Vittorio Emanuele per tutta la settimana. Come se tra una piazza Duomo e una San Babila, di corsa all’acquisto del costume per il mare, un milanese o quasi potesse salvare ancora l’autenticità del gioco di tanti bambini ora cresciuti.