Alessandra Farkas, Corriere della Sera 30/07/2010, 30 luglio 2010
DALLE MAIL AGLI SMS WALL STREET VIETA LE PAROLACCE IN UFFICIO —
Nel 1972 il comico americano George Carlin fece scandalo col celebre monologo in diretta tv in cui elencò «i sette vocaboli che è proibito pronunciare sul piccolo schermo». Quarant’anni più tardi Wall Street mette al bando una lista ben più lunga di parole tabù. Goldman Sachs ha emanato una nuova direttiva in cui proibisce ai suoi dipendenti di usare parolacce nei messaggi elettronici: email o sms.
«I circa 34 mila impiegati della banca non potranno più attingere dallo scurrile vocabolario che a Wall Street è la norma», scrive il Wall Street Journal, che accusa la mecca della finanzia newyorchese di essere tra i settori più sboccati del mondo americano degli affari. La riprova: le email dei dirigenti di Goldman Sachs, lette al Senato Usa lo scorso aprile, durante le audizioni contro la banca, accusata di frode dalla Sec per aver ingannato i propri clienti.
Per favorire il rispetto delle nuove norme, Goldman Sachs ha introdotto un nuovo software che identifica, bloccandoli, anche gli acronimi quali «pos» ( piece of shit, pezzo di m...) e le volgarità digitate con gli asterischi, del tipo «a**hole» (str...). Chi sgarra, viene convocato nell’ufficio del capo e può essere soggetto a multe e sanzioni, che però sono ancora da definire.
La nuova ondata all’insegna del bon ton ha contagiato anche altre aziende. Citigroup e JP Morgan Chase hanno regole interne molto severe contro l’uso di parolacce, mentre Morgan Stanley avverte i suoi dipendenti, prima dell’assunzione, che il linguaggio delle email aziendali deve essere «professionale, adeguato e cortese in ogni momento».
Il primo a far luce su questo fenomeno — fino a qualche tempo fa ignorato dai non addetti ai lavori — è stato Too Big To fail, troppo grande per fallire. Il libro di Andrew Ross Sorkin sulla crisi finanziaria, pubblicato nell’ottobre 2009, dove i protagonisti delle stanze dei bottoni parlano come scaricatori di porto. «Sorkin è stato magnanimo — commenta il presidente di Morgan Stanley John Mack — il linguaggio usato da questa gente è ancora più sboccato». Da allora Nyse Euronext Inc e Cme Group vietano l’uso di parolacce sul parterre delle borse di New York e Chicago, con multe che possono raggiungere anche i 20 mila dollari. Per correre ai ripari Citigroup adesso obbliga i suoi impiegati a frequentare un corso di 10 minuti online ribattezzato «Comunicazioni elettroniche inopportune» che include un briefing sulle parole «in» e quelle «out».
Ma il vero pioniere del nuovo trend è Bloomberg LP che monitorizza le email da ormai dieci anni, servendosi di una speciale applicazione che scannerizza tutti i messaggi alla ricerca di una settantina di parole— in inglese e in diverse altre lingue — considerate profane. Quando scopre una parolaccia, il software invia una finestra a comparsa pop-up, che evidenzia la parola da censurare e avverte l’utente di eliminarla. Se non lo fa, il messaggio non potrà essere inviato.
Ma i software anti-volgarità non sono infallibili. L’anno scorso J.P. Morgan ha dovuto disinstallare per alcune ore il suo rivelatore automatico antiprofanità per riuscire a completare un comunicato stampa che menzionava la Feel Your Boobies Foundation: la Fondazione anti-tumore e non profit «Palpa i tuoi seni», che aveva appena ricevuto uno dei suoi generosi sussidi.
Alessandra Farkas