Sergio Rizzo, Corriere della Sera 30/07/2010, 30 luglio 2010
VOLI CHARTER, TELEFONI E ASSICURAZIONI. SE IL POSTINO NON SI OCCUPA DI POSTA —
Volete andare a Lourdes? Facilissimo. Organizza l’Opera romana pellegrinaggi. Il programma si chiama «Journeys of the spirit» (viaggi dello spirito) e si avvale di comodi aviogetti Boeing 737 della Mistral Air: gruppo Poste italiane. Era la compagnia aerea fondata negli anni Ottanta dall’attore Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer. Le Poste l’avevano comprata quando era amministratore delegato Corrado Passera, con una valutazione di 23 miliardi di lire, per trasportare la corrispondenza. Senza immaginare che sarebbe poi diventata una compagnia di voli charter a tutti gli effetti. Di notte, aerei carichi di lettere. Di giorno, jet pieni di persone. In fin dei conti, sempre di spedizioni si tratta. Ma diretti dove, questi passeggeri? «Verso le principali mete turistiche come Egitto, Marocco, Grecia, Tunisia, Canarie e Spagna», spiegava così il bilancio di due anni fa gli ambiziosi progetti della Mistral Air. In attesa di realizzarli, era stata siglata una convenzione con l’Opera romana pellegrinaggi di Monsignor Liborio Andreatta per trasportare i pellegrini a Lourdes, Fatima Santiago de Compostela, Czestochowa. Nel frattempo i dipendenti erano passati da 47 a 124, dei quali 34 fra piloti e assistenti di volo. E alla presidenza dell’azienda era arrivata una prestigiosa personalità: Antonio Martusciello, ex deputato di Forza Italia, già proconsole di Silvio Berlusconi in Campania, ex sottosegretario ed ex viceministro. Ma rimasto fuori dal parlamento.
Peccato soltanto che dall’avventura aeronautica finora le Poste ne siano uscite piuttosto ammaccate. Quattro milioni di perdite nel 2007, sette milioni nel 2008 e «solo» 2,3 nel 2009. Risultati che hanno costretto le Poste a ricapitalizzare la società per 3 milioni e mezzo. Non è andata troppo bene nemmeno con il ministero dell’Interno, con il quale era stata siglata una convenzione per il rimpatrio degli immigrati irregolari, visto che il flusso di clandestini si è drasticamente ridotto. Per non farsi mancare proprio nulla, avevano affittato uno degli aerei alla low cost Myair, di cui era presidente l’ex ministro democristiano Carlo Bernini, ora consulente del governo Berlusconi. Ma quella piccola società è stata dichiarata insolvente e la Mistral ci ha rimesso 150 mila euro.
Adesso dicono che la compagnia aerea va rilanciata puntando più sul cargo e «meno» sui pellegrinaggi. Meno male. Perché francamente non si capiva il motivo per cui un’azienda postale di Stato dovesse gestire dei voli charter. Del resto, non l’unica stranezza di queste Poste. Comprensibile che l’amministratore delegato e direttore generale Massimo Sarmi (il quale cumulando le due cariche arrivava a guadagnare nel 2007 oltre un milione e mezzo), proveniente dal mondo delle telecomunicazioni, volesse sfruttare le sue precedenti esperienze. Anche se, francamente, la logica per cui i postini debbano occuparsi di telefoni non è del tutto chiara. Meno comprensibile ancora è che dopo la perdita di 11 milioni di euro dovuta alla fase di start up del 2007, la società telefonica delle Poste ne abbia registrata un’altra di 16 milioni nel 2009 e una terza di 11 nel 2009. Per inciso, i dipendenti sono passati dai 129 del 2008 ai 199 del 2009.
Gocce nel mare, per un’azienda che ha un fatturato come quello delle Poste. Ma perché buttarle via? Immaginiamo che ci saranno mille spiegazioni apparentemente logiche per tutto questo. Compresa quella che la corrispondenza cartacea è destinata a diventare marginale e bisogna diversificare. Magari facendo qualche sacrificio. Ecco allora i telefoni. Gli aerei. Per chi non lo sapesse, poi, c’è anche una compagnia di assicurazioni. Si chiama Poste Vita ed è stata ora autorizzata dall’Isvap ad espandere l’attività anche nel ramo danni: per dovere di cronaca va ricordato che è recentemente incappata a causa di un prodotto finanziario un tantino spericolato in una disavventura così seria da sottoscrivere un accordo di «conciliazione» con le associazioni dei consumatori. Infinec’ èla Banca per il Mezzogiorno voluta da Giulio Tremonti, di cui il gruppo che Sarmi amministra da quasi nove anni sarà uno degli azionisti. Inevitabile a questo punto una domanda: visto che si occupano prevalentemente d’altro, non sarebbe meglio cambiargli nome, alle Poste? O, magari che qualche altra azienda si occupasse di portare la corrispondenza a casa degli italiani?
Sergio Rizzo