Daniele Lepido, Il Sole-24 Ore 30/7/2010;, 30 luglio 2010
JOHANNESBURG MENO RISCHIOSA D’ATENE
Sullo scacchiere degli scambi internazionali i pedoni bagnano il naso ai vecchi re e alle regine un po’ lascive. Sono i paesi emergenti – un dato che non dovrebbe stupire – a battere parte dell’Europa nelle performance di attrattività globale. Lo rivela la Sace, la compagnia pubblica di assicurazione del credito che lavora con le aziende nell’ambito della protezione degli investimenti, delle cauzioni e delle garanzie finanziarie.
Guardando il dato macro, dei principali 29 paesi monitorati nel mondo (in tutto sono però 190) 22 hanno registrato un miglioramento delle condizioni globali a fronte di sette che sono peggiorati. E sono appunto gli emergenti a dare il maggior contributo grazie allo scatto di Brasile e Russia ma anche di Indonesia e Sudafrica, primo paese del continente nero a ottenere una categoria di rischio bassa, ovviamente sulla spinta dei mondiali di calcio. Aumenta invece la rischiosità di paesi avanzati come Grecia, Irlanda e Portogallo, considerati un tempo come mercati non "pericolosi" e oggi esposti a maggiore vulnerabilità.
Exploit anche dell’Africa subsahariana con le promozioni di Kenya, Repubblica del Congo e Uganda. Spostandosi in America latinalo sviluppo della regione è sempre più trainato dal Brasile, premiato da una crescita costante, da politiche fiscali light e dall’impegno delle autorità globali nello sviluppo delle riforme.
Buoni voti anche per il Perù e Panama.
In Asia corre la Corea del Sud, allineata alle principali economie avanzate grazie soprattutto alla capacità mostrata nel reagire alla crisi economica. Pieni voti anche per l’Indonesia,
best performer dell’area asiatica, e per le Filippine. Migliora poi la categoria di rischio della Russia, che nel primo semestre del 2010 ha mostrato un progresso dei fondamentali economici dopo la contrazione dei prezzi delle materie prime e delle difficoltà del sistema bancario.
A stupire in negativo sono invece tre paesi europei. Per il deterioramento delle finanze pubbliche e la crisi del debito si aggrava il livello di rischio di Grecia, Irlanda e Portogallo, ora più perigliose di Corea e Cipro, mentre in Medio Oriente arriva il downgrade di Yemen e Bahrein. Tornando all’Asia, declassata la Cambogia a causa delle peggiorate condizioni economiche rilevate anche dall’Ocse. Rimane sotto stretto monitoraggio la Thailandia, paese che negli anni scorsi ha vissuto momenti di forte crescita ma che al momento sta attraversando una stagione di intensa crisi po-litica, sfociata nei tragici eventi dello scorso aprile.
L’attenzione delle imprese è comunque concentrata verso i paesi più vicini. E la domanda che molti imprenditori si fanno riguarda l’affidabilità non solo della Grecia o del Portogallo, storicamente fanalini di coda delle economie del Vecchio Continente, ma soprattutto dell’Irlanda,negli anni scorsi vero e proprio Eldorado economico soprattutto per alcuni settori come quello dell’hi-tech i cui investimenti erano favoriti anche da regimi fiscali particolarmente favorevoli.
«Non credo che a livello industriale ci possano essere particolari problemi per le nostre esportazioni verso Grecia, Portogallo e Irlanda – spiega l’economista dell’Università Bocconi Fabrizio Onida – perché le eventuali difficoltà di queste aree possono al massimo interessare gli investitori finanziari, per esempio chi mette in portafoglio titoli emessi da questi Stati. Certo, potrebbe anche esserci un effetto macroeconomico, però lo considero poco probabile».