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 2010  luglio 29 Giovedì calendario

PRODURRE A SINGHIOZZO? NO GRAZIE PRONTO IL PIANO B: ANDARE ALL´ESTERO"

Questo testo è uno stralcio dell´intervento dell´amministratore delegato Fiat

«Se in Italia non è possibile contare sul fatto che chi si assume un impegno lo porta avanti fino in fondo con coerenza e senso di responsabilità dovremo andare altrove». «In ballo non ci sono solo venti milioni di investimenti, in ballo c´è il peso della Fiat in Italia». «Abbiamo passato gli ultimi tre mesi, da quando abbiamo annunciato i contenuti e gli obiettivi di Fabbrica Italia, tra scioperi, cortei e dichiarazioni da ogni parte. E temo che potremo andare avanti all´infinito. La scorsa settimana il consiglio di amministrazione della Fiat ha approvato gli utili del secondo trimestre. Si tratta di risultati che hanno sorpreso il mercato e che ci permetteranno di rivedere al rialzo gli obiettivi per l´anno. Quello che non è noto è che l´unica area del mondo in cui l´insieme del sistema industriale e commerciale del gruppo Fiat è in perdita e l´Italia. Lo è stato nel primo semestre di quest´anno e anche in tutto il 2009. Fabbrica Italia è nata per cambiare questa situazione e per sanare le inefficienze del nostro sistema industriale. Fabbrica Italia non è un accordo, è un nostro progetto, trasformare l´Italia in una base strategica per la produzione e le esportazioni di vetture. Non è stato concordato né con la politica né con il sindacato. Sarebbe stato molto più semplice e molto più economico guardare ai vantaggi sicuri che altri Paesi possono offrire. Sarebbe stato molto più conveniente lasciare la Futura Panda in Polonia. Non lo abbiamo fatto considerando la storia di Fiat in Italia. Ma la trattativa è stata lunga, incerta e a volte ha preso delle pieghe assurde».
«La verità è che la Fiat è l´unica azienda disposta a mettere 20 miliardi di euro in Italia. Cifra che equivale alla Finanziaria di cui si sta discutendo. Siamo l´unica impresa che ha deciso di investire in questo Paese in modo strutturale. La sola cosa che abbiamo chiesto è di avere più affidabilità e più normalità in fabbrica. Da qualcuno ci siamo sentiti rispondere che stiamo ricattando i lavoratori e violando la legge o addirittura la Costituzione. Se questo è un gioco politico la Fiat non può e non vuole farne parte. Se invece si tratta solo di pretesti per lasciare le cose come stanno è bene che ognuno si assuma la propria responsabilità, sapendo che il progetto Fabbrica Italia non può andare avanti e che tutti i piani e gli investimenti previsti per l´Italia verranno ridimensionati». «Dobbiamo essere sicuri di poter gestire gli impianti, di rispondere nei tempi e con le condizioni richieste dalla competizione internazionale. Dobbiamo avere la garanzia che gli stabilimenti funzionino».
«La scelta di portare in Serbia il monovolume L0 è nata considerando i tempi stretti che avevamo a disposizione per iniziare i lavori e adeguare le linee di produzione. Avevamo la necessità di scegliere un impianto che ci desse la garanzia di rispondere alle esigenze del mercato. Considerando le incertezze in cui si trova il sistema italiano, era impossibile pensare di impostare questo lavoro in Italia. Questo non toglie prospettive al futuro di Mirafiori. Ne ha eliminata una fra molte. È chiaro che più si aspetta, meno possibilità restano».
«Mi preme sottolineare che la Fiat non ha nessun preconcetto sul modo in cui rendere praticabile il progetto. Per noi la cosa importante è raggiungere il risultato e avere la certezza di gestire gli impianti. Produrre a singhiozzo, con livelli ingiustificati di assenteismo o vedere le linee bloccate per giorni interi è un rischio che non possiamo accollarci». «Vorrei fosse chiaro che non si fanno gli interessi dei lavoratori rifiutando di creare le condizioni per rendere un´azienda competitiva». «Non si proteggono le persone usandole per scopi politici o spingendole al caos nelle fabbriche». «Stiamo parlando di uomini e donne della Fiat che in gran parte hanno capito e apprezzato lo sforzo dell´azienda. E la responsabilità che abbiamo è prima di tutto verso di loro. L´appartenenza a una rappresentanza sindacale è una scelta che fanno i singoli e che può essere cambiata. Quella all´azienda è un dato di fatto immutabile. Il rapporto che ha la Fiat con le sue persone è saldo e diretto». «Noi oggi abbiamo una possibilità: ricostruire una base industriale forte nel nostro Paese. Non sprechiamo questa opportunità».