Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  luglio 29 Giovedì calendario

«VERI I DIARI DI MUSSOLINI». «NO, NESSUNO STORICO CI CREDE»

Egregio dottor Battista, nella rubrica «Piazza Grande» sul «Corriere della Sera» leggo della sua «massima delusione estiva» circa la mancata prova dell’autenticità dei diari di Mussolini che Bompiani si accinge a pubblicare.
Al di là di quanto già affermato da Elisabetta Sgarbi («non vogliamo mettere un cappello valutativo sulla storia e non dobbiamo rilasciare certificati», «Corriere», 24 luglio) e che condivido pienamente, i diari di Mussolini sono già stati studiati da diversi soggetti competenti. A tal riguardo probabilmente nessuno potrà provarne l’assoluta autenticità ma, allo stesso tempo, nessuno potrà mai affermare che siano falsi.
Le richieste prove erano già state fornite in tempi non sospetti. Infatti, il «Daily Telegraph» nel 1994, nel tentativo di acquistare i diari, dispose una perizia chimico-grafologica condotta dal professor Nicolas Barker che ne attestò la contemporaneità della carta, della legatura, dell’inchiostro e la corrispondenza della calligrafia; chiese anche un parere agli storici Denis Mack Smith e Andrew Sullivan che espressero un giudizio positivo circa i contenuti. Allorquando poi i diari sono stati visionati dal settimanale «L’Espresso», gli stessi esami del professor Emilio Gentile sul piano storico e contenutistico e del professor Roberto Travaglini riguardo la grafia, hanno avuto un esito controverso, ma non poterono dichiarare con certezza la falsità dei manoscritti.
Da valutare anche la dichiarazione sottoscritta da Romano Mussolini in data 11 novembre 2005 dinanzi al notaio svizzero avvocato Gabriele Ferrari nella quale afferma: «Ho letto integralmente e con attenzione tutti e cinque i volumi indicati, costitutivi di diari personali e privati che io personalmente attribuisco al mio defunto padre Benito Mussolini. I suddetti manoscritti sono in particolare ricchi di fatti e di elementi anche strettamente relativi alla vita privata, segnatamente a quella della nostra famiglia, che ricordo con perfezione. Personalmente riconosco la bontà dei suddetti manoscritti di mio padre di cui riconosco anche la calligrafia e al quale io li attribuisco e li ritengo suoi autentici». E inoltre, dice niente il fatto che i diritti d’autore derivanti dalla vendita dei volumi andranno, sia pure in parte, ai legittimi eredi dell’autore?
Mi permetta infine una personale osservazione e cioè che, dopo averli a lungo letti e trascritti, sono giunto alla conclusione che molti dubbi potrebbero svanire al momento della lettura integrale dei diari e che ognuno potrà vedere come (mi consenta di parafrasarla) «con ogni probabilità, verosimilmente, ragionevolmente, presumibilmente» siano veri.
Un cordiale saluto
Marcello Dell’Utri
Quando avvenne l’avventuroso ritrovamento di quelli che vennero subito presentati con fiera certezza come i «diari di Mussolini», il senatore Dell’Utri assicurò che presto sarebbero venute le prove in grado di attestarne l’inconfutabile autenticità. Si parla di circa tre anni fa. Dal tono della garbata replica del senatore Dell’Utri par di capire che quelle «prove», in tre anni, non hanno trovato l’auspicato conforto dei fatti e delle perizie. Aggiunge, però, che se nessuno può provare «l’assoluta autenticità» dei cosiddetti «diari di Mussolini», nessuno potrebbe altresì affermare che essi siano «falsi». Si dà il caso, però, che quando sono ritrovati documenti apocrifi l’onere della prova spetti a chi sposa la tesi dell’autenticità e a chi sostiene di poter attestare scientificamente, e non per «impressioni», la paternità dello scritto controverso. E sinora, ne convenga senatore Dell’Utri, nessuno storico accreditato ha scommesso la propria reputazione di studioso sull’autenticità di documenti i quali, dunque, non possono legittimamente essere attribuiti a Benito Mussolini. Condizione indispensabile per soppesare l’importanza dei loro pur apprezzabili «contenuti».
Pierluigi Battista