Gianluigi Colin, Corriere della Sera 29/07/2010, 29 luglio 2010
IL GIALLO DELLE FOTO DA 200 MILIONI
«Oltre ogni ragionevole dubbio!». Così, con un piglio da Perry Mason, l’avvocato Arnold Peter, legale del signor Rick Norsigian, taglia corto su una scoperta che ha tutti i contorni del giallo e che, se vera, cambia alcune pagine importanti nella storia della fotografia, sicuramente modifica la qualità della vita di qualcuno, e infine rischia di sconvolgere il mercato dell’immagine d’autore negli Stati Uniti.
È il sogno di ogni collezionista, il desiderio celato di chi frequenta i mercatini d’antiquariato: scoprire, nel gran caos di cose inutili, un tesoro. A quanto pare, questa fortuna è capitata proprio a Rick Norsigian, pittore di 64 anni, incallito cercatore di stampe vintage e appassionato di fotografia. Una decina d’anni fa, in un mercatino di Fresno, una cittadina a metà strada tra San Francisco e Los Angeles, il nostro «cercatore» comincia una contrattazione per una serie di lastre in vetro racchiuse in una scatola: 65, per la precisione, del formato 19,5 per 21,6 centimetri, che riprendono prevalentemente paesaggi del parco Yosemite e vedute di San Francisco. Il prezzo di partenza è di 70 dollari. Dopo un po’ di tira e molla, Norsigian se le porta a casa per 45. Sì, 45 dollari per una scatola che oggi, secondo gli esperti, vale intorno ai 200 milioni di dollari, poco più di 150 milioni di euro. Un bell’affare davvero, visto che quelle lastre, secondo lo scopritore (e una serie di esperti), sono state impresse da Ansel Adams, il padre della fotografia americana. Si tratterebbe di fotografie scattate tra il 1919 e 1930, epoca in cui Adams era ancora un giovane e sconosciuto fotografo (era nato nel 1902 ed è morto nel 1984) e non ancora il mito consacrato negli anni a venire. Lastre che si pensava fossero andate distrutte in un incendio nell’archivio di Los Angeles.
Adams è la storia della fotografia americana, l’autore che ha inventato un modo di vedere e raccontare il paesaggio con le metafisiche atmosfere del West incontaminato. Una fotografia dove ogni minimo dettaglio è frutto di un’attenzione maniacale sulla qualità della visione, sullo sviluppo del negativo e, ovviamente, sulla straordinaria perfezione della stampa. Tutti elementi, questi, che hanno contribuito a far sì che le immagini di Adams, anche nel mercato, abbiano raggiunto prezzi molto significativi: una sua stampa, «Clearing Winter Storm», è stata battuta per 722.500 dollari in un’asta a New York lo scorso mese, un vero record per una foto del XX secolo.
Ecco perché intorno a questa scoperta c’è grande agitazione, soprattutto tra gli eredi che gestiscono la fondazione e che vedono prepotentemente insidiato il totale controllo delle opere del vecchio maestro. Non a caso Bill Turn-age, direttore dell’ Ansel Adams Publishing Right Trust, minimizza e definisce questa storia solo come «una sfortunata frode». E poi: «Sapete che mi sta tormentando con telefonate da dieci anni?». Su questo c’è da credergli, ma poi liquida Norsigian con una battuta sprezzante: «È un questuante ossessivo. È veramente una storia indegna».
Insomma, se soltanto qualche anno fa è stata ritrovata una valigia piena di negativi di Robert Capa, dove purtroppo non veniva svelato il mistero della veridicità della foto del «Miliziano» e al massimo non si capiva se tra quegli scatti della guerra di Spagna ci potessero essere anche le foto di Gerda Taro, sua compagna di vita e lavoro nel nome della libertà, ora ci si trova di fronte invece a un colossale affare economico e a un vero problema di attribuzione di un maestro simbolo della fotografia Usa: vengono scomodati addirittura grafologi (per identificare le scritte della moglie sulle carte che avvolgono le lastre) o meteorologi per capire se le nuvole e la neve riprodotte in alcune immagini erano davvero compatibili con altri scatti realizzati da Adams nello stesso periodo.
Una guerra di periti senza esclusione di colpi. D’altronde la posta in gioco è particolarmente allettante, non tanto per le lastre in sé, ma per tutto il mercato di stampe, riproduzioni, poster, mostre e libri che il ritrovamento potrà mettere in atto.
Nel suo celebre libro Sulla fotografia, Susan Sontag riporta alcune citazioni. Tra queste anche quella di una pubblicità per un volume di Adams edito nel 1974: «Mai le creazioni dell’uomo o della natura appaiono più grandiose che in una fotografia di Ansel Adams, e un’immagine può prendere lo spettatore più dell’oggetto naturale a partire dal quale è stata creata».
Già, la Sontag sapeva bene come Adams avesse contribuito a consolidare con le sue immagini (e la sua immensa bibliografia, 24 volumi venduti in milioni di esemplari) l’immaginario degli Stati Uniti: il Paese dell’orizzonte infinito, il Paese del paesaggio sospeso nel tempo, il Paese senza frontiere e dove la natura è protagonista, dove la terra è madre feconda che regala pace, forza e spiritualità. Forse, inconsapevolmente, per questo Adams è così amato negli Stati Uniti. Non è stato certo il solo a raccontare l’America del territorio ( con lui anche Edward Weston e Walker Evans, per citare solo due compagni di viaggio) ma Adams restituiva nelle sue fotografie, sempre in un raffinato bianco e nero (con calibratissima gamma di toni e contrasti), la stessa forza epica e civile delle poesie di Walt Whitman, che, non a caso, era il poeta che amava di più.
Adams è stato a sua volta un grande poeta dell’immagine, il cantore dell’America del mito, pura e selvaggia. Oggi, di tutto questo, forse restano le aule dei tribunali dove si discuterà solo del profumo dei soldi «oltre ogni ragionevole dubbio».
Gianluigi Colin