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 2010  luglio 29 Giovedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "CUFFARO

Toto"

Angelino Alfano nel 1994 ha la folgorazione per Forza Italia, e tenuto per mano stavolta da Gianfranco Micciché passa deputato regionale. Di più: Micciché a un certo punto gli propone di candidarsi governatore. Alfano accetta. Ma nel giro di una notte, invece, al suo posto va Totò Cuffaro.
Fonte Antonella Rampino, La Stampa 7/5/200

Raffaele Lombardo l’uomo macchina che con Totò Cuffaro ha garantito una valanga di voti siciliani al partito di Follini e Casini [...]»
Fonte F. C., ཿCorriere della Sera࿝ 17/5/2005

Rita Borsellino nel 2006 candidata presidente della Regione Sicilia dellཿUlivo, fu sconfitta da Totò Cuffaro.
Frammento 110560

L’udc Massimo Grillo ha chiesto, da solo, che Cuffaro non fosse ricandidato perché sotto processo.
Fonte c. l., la Repubblica 9/2/2006

Erede di una scriteriata gestione condotta da un po’ tutte le giunte regionali via via succedutesi, di centro, di destra e di sinistra, il governo di Totò Cuffaro (a sua volta protagonista delle ultime amministrazioni visto che era assessore sia con la destra sia con la sinistra) si è trovato alle prese con una situazione disperata che cerca oggi di arginare come può. Non pare però che la sua straripante maggioranza (63 consiglieri su 90) si sia data pensiero della crisi. Prova ne sia che soltanto poche settimane fa, nonostante la catastrofe pensionistica che ha visto nei primi mesi di quest’anno andare in pensione 721 dipendenti regionali dei quali neppure una cinquantina per vecchiaia, aveva votato insieme con un pezzo della sinistra l’estensione ai dipendenti degli enti regionali delle pensioni baby che consentono a una donna sposata e madre di andare ancora oggi in pensione dopo solo venti anni di carriera.
Fonte Gian Antonio Stella Corriere della Sera, 23/11/2002

[Il parlamento siciliano chiuso perchè non c’era niente da discutere] Il presidente regionale Totò Cuffaro, che solo la settimana scorsa se l’era presa con l’Economist accusandolo di essere «superficiale» per aver definito la Sicilia «il Terzo mondo dell’Europa», non ha potuto rimediare con qualche provvedimento istantaneo alla figuraccia: è infatti in Argentina, dove ha inaugurato in pompa magna una Casa dei Siciliani.
Fonte Gian Antonio Stella Corriere della Sera, 09/05/2002

Nel mondo esistono anche le ambasciate regionali dཿItalia, con consolati e sportelli in giro per lཿorbe terracqueo. Quasi a denunciare lཿinadeguatezza della nazione tutta a difendere in terra straniera gl’interessi locali. Come ཿCasa Sicilia࿝, voluta con forza dal governatore Totò Cuffaro, che ha sedi a New York (Empire State Building), Parigi (in Boulevard Haussmann. Ipse dixit: ཿLa prima vetrina europea della nostra terra), Matanza, presso Buenos Aires (in Argentina) e in Cina, nella regione di Canton.
Fonte Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, Corriere della Sera, 07/12/2006, pg. 1

Fonte Massimo Gramellini, La Stampa 7/3/2007

L’eccellentissimo governatore delle Due Sicilie, Totò e Cuffaro, ha girato degli spot per una tv locale in cui, indossando la coppola del perfetto picciotto e masticando un dialetto serrato, dichiara guerra a Bush nella certezza di perderla e di staccare la Sicilia da Prodi per farla diventare finalmente una colonia degli Stati Uniti.
Fonte Massimo Gramellini, La Stampa 7/3/2007

Totò Cuffaro, paffuto governatore della Sicilia, sospettato di mafia, detto Totò Vasa-Vasa (copyright Gianantonio Stella) per l´abitudine di baciare i suoi elettori - decine di migliaia - e di carezzare le pance delle elettrici incinte. [Contro Mario Draghi sulla chiusura delle sedi regionali di Bankitalia] ... Totò Cuffaro, quello che si presentò in televisione con la coppola in testa, un osso duro con il quale è difficile che il governatore Draghi possa trovare qualche canale di comunicazione.
Fonte Alberto Statera, Affari & Finanza 4/6/2007, pagina 11.

Roy Paci: «Talvolta, sembra che tutto sia inutile. Quando vedi che la Regione spende soldi pubblici per fare i manifesti con scritto "La mafia fa schifo" e poi pensi a Totò Cuffaro, i suoi collegamenti con ambienti mafiosi. Fossi lui, mi vergognerei».
Fonte Roberto Rizzo, Corriere della Sera 13/8/2007

L´ultimo atto di questa lotta è la vicenda Cuffaro. Su come portare alla sbarra il governatore della Sicilia per le sue frequentazioni mafiose, sui reati da contestargli. Il caso è emblematico. Ma quali discordie e quali diverse «scuole di pensiero», i fatti che si sono susseguiti intorno all´inchiesta sull´imputato Totò Cuffaro rasentano la perversione giuridica. Oggi, a Palermo, contro il governatore ci sono due procedimenti fotocopia. Tutti e due con le stesse fonti di prova. Uno aperto il 26 giugno 2003, l´altro il 21 maggio del 2007. Il primo è approdato in dibattimento e - in sede di requisitoria - per lui sono stati chiesti 8 anni di reclusione per rivelazione di segreti e favoreggiamento nei confronti di Cosa Nostra. Il secondo ha prodotto l´iscrizione di Cuffaro nel registro degli indagati per gli articoli 110 e 416 bis del codice penale, concorso in associazione mafiosa. Una procura lo sta già processando per un reato, un´altra procura lo vorrebbe processare per un altro reato. L´inchiesta però è sempre quella, non sono emersi altri indizi, non ci sono altre acquisizioni (un paio di deleghe e nulla più), non c´è un altro collaboratore di giustizia o un´altra intercettazione ad arricchire il quadro probatorio.
L´affaire Cuffaro è stato in sostanza soltanto il pretesto per l´ennesimo duello, il più rabbioso. Il governatore della Sicilia di fatto passerà alle cronache come l´imputato che ha dato il colpo finale alla credibilità dei procuratori di Palermo. Se ci sarà una data per ricordare la fine ufficiale del pool antimafia quella è proprio oggi: l´ottobre del 2007.
Fonte Attilio Bolzoni, la Repubblica 25/10/2007, pagina 30.

Non si può accettare senza battere ciglio che il governatore dell´Isola, Totò Cuffaro, contratti in un retrobottega il tariffario sanitario regionale con Michele Ajello, probabilmente un prestanome di Bernardo Provenzano, senza che nello schieramento politico che lo sostiene si levi un dubbio o una sola voce di dissenso.
Fonte Attilio Bolzoni, la Repubblica 6/11/2007, pagina 1

A metà pomeriggio Cuffaro, dopo aver sentito Casini, si presenta davanti a telecamere e taccuini e spara a palle incatenate. «Farò di tutto per impedire lཿelezione di Miccichè. Devo difendere la mia terra. Quando Miccichè mi ha chiesto di dimettermi perché altrimenti avrei danneggiato lཿimmagine della Sicilia, lཿho fatto. Io ero buonista e non ho mai agito con dietrologia, ma mi sono sbagliato. Sono accadute una serie di cose che non sono casuali. Ora ho lཿassoluta certezza che per non danneggiare la Sicilia devo impedire la candidatura e lཿelezione di Miccichè. Lo contrasterò fino alla fine». Infine lཿanatema: «Perderai!!!».
Fonte La Stampa 9 febbraio 2008, Amedeo La Mattina

Totò Cuffaro è la terra, la stessa volontà di potenza cerealicola e rurale del latifondo, dell’aristocrazia: sulla terra corrono e correranno le autolinee dei fratelli Cuffaro, con un regalino di uno dei soci temporaneamente domiciliato a Palazzo d’Orléans che ne ha esteso la concessione fino al 2019; sulla terra sono edificati i suoi alberghi di Palermo e di Raffadali; sulla terra ha coltivato il potere di generoso, bipartisan e longevo assessore all’Agricoltura. Il mare disperde, Cuffaro trattiene. Un istinto racchiuso nei cromosomi dei suoi antenati, gli abilissimi mercanti persiani di Rahal Faddal, Casale eccellente, il nome arabo di Raffadali. Totò è abituato a difendere la sua roba con i denti. E tratta i suoi elettori come figli, compresi i 200 trattoristi inventati dalla riforma agraria del 1950, ancora a libro paga dell’Esa (l’Ente di sviluppo agricolo) all’alba del nuovo millennio. I trattoristi si assumevano, ma di trattori ce n’erano 20. Pezzi d’antiquariato che si muovevano ondeggiando solo quando Totò ordinava di dissodare le campagne dei suoi grandi elettori.
«Totò dice a tutti di sì», ricorda l’ex presidente della Regione Peppino Provenzano, che lo ebbe in Giunta come assessore all’Agricoltura. «Totò ha detto a tutti di sì», ripetono i magistrati che hanno indagato sul cuffarismo. «Trasformismo e crispismo» scrivevano gli storici dell’Italia umbertina di fine 800. «Trasformismo e cuffarismo», annoteranno gli storici siciliani. Un approccio pragmatico che antepone il partito e i voti a qualunque altro fine. Non c’è legalità, non c’è Costituzione repubblicana, non c’è istituzione che tenga. Il cemento sono l’amicizia e la fedeltà. «Se stai con me mangi», dice Totò ai suoi. Tutto il resto è accessorio. Gli accordi si possono chiudere con chiunque, l’importante è che portino voti. Stato e antistato sono clienti come gli altri. Alle ultime elezioni i clienti erano diventati 1,3 milioni, tanti sono stati i voti di Totò. Lui è subito corso a Raffadali per stendersi ai piedi della madonna degli ammalati. Pippo Gianni, suo compagno di partito siracusano, versione bohémienne del Casini sciupafemmine, maledice ancora il giorno in cui decise di seguirlo a Santiago de Compostela: 300 chilometri a piedi con Cuffaro che si genufletteva e pregava davanti a ogni cappella votiva.
La religione legittima l’esercizio del potere, ti fa amare dal popolo, rende più credibile quello slogan che in campagna elettorale campeggiava su tutte le strade di Sicilia: «Al servizio dei siciliani». Come se il Cuffaro delle autolinee e quello della politica fossero la stessa cosa. Un vescovo-mercante, un mistico eversivo che proprio perché aspira a una purezza irraggiungibile vìola le regole, spartisce, impone accordi. In Sicilia non c’è stato affare sopra i 100mila euro su cui Cuffaro non abbia esercitato il suo potere. Il suo mentore, l’ex pluriministro Lillo Mannino, lo difende con un argomento che sembra un’accusa: «Cosa ha fatto Totò di diverso dagli altri?». Il radiologo Totò ha illustrato al paziente l’esito della lastra: «Non vedete la radiografia? Non conoscete l’eziologia dei cancri siciliani, delle eruzioni infettive, delle metastasi mafiose che divorano l’isola?». Cosa poteva opporre il popolo al medico senza bisturi che contro la siccità invoca l’onnipotenza mariana? Il medico lucra sulla malattia come gli avvocati sui litigi. Cuffaro, in fondo, ha fatto il suo mestiere.
Fonte Il Sole 24 ore 16 febbraio 2008, Mariano Maugeri

Di lì a pochi giorni sarebbero arrivati i più grandi dispiaceri della sua vita. Prima la condanna per favoreggiamento, poi le dimissioni per la foto con i cannoli. Amarezze che Totò Cuffaro non avrebbe mai immaginato la mattina del 20 dicembre quando, ancora potente governatore della Sicilia, salì in cattedra all´università Kore di Enna. Fu lui a tenere la «lezione magistrale» sui sessant´anni dell´assemblea regionale siciliana. Un ritorno ai begli anni della gioventù, quando, studente di Medicina, conobbe Giacoma Chiarelli, sua futura moglie e madre dei suoi figli. Quella mattina anche lei era lì, ma non in qualità di first lady bensì di docente in «Malattie dell´apparato cardiovascolare» alla facoltà di Scienze motorie.
In un modo o nell´altro molti, nella curiosa università siciliana, hanno un piede nella politica.
Fonte La Repubblica 28 febbraio 2008, DAVIDE CARLUCCI

Intervista a Lombardo: Cuffaro dice che lei gli regalò un gallo che uccise il suo. «Non sarà mai successo. Cuffaro era sicuramente in vena di vittimismo. Troppi galli insieme non possono stare». Però Totò dice anche che grazie al gallo che lei gli regalò le sue galline sono più contente. «Si vede che era un gallo scarso quello di Cuffaro. Ma io ho galline molto belle. Prima facevo schiudere le uova solo con le chiocce. Poi mi hanno regalato un’incubatrice e in questi giorni mi sono nati una ventina di pulcini. Ma la campagna elettorale mi impedisce di assistere alla schiusa delle uova». [...] La accusano di «continuità con il cuffarismo», per aver alimentato un sistema di assunzioni clientelari come bacino di consensi quando guidava la Provincia di Catania. «A prescindere dal fatto che molti esponenti della sinistra sono stati dietro la porta di Cuffaro per anni, ottenendone benefici e prebende».
Fonte Libero 29 febbraio 2008, BARBARA ROMANO

Intervista a Lombardo: A proposito, Cuffaro? «Lo conosco da trent’anni. Ho conosciuto i suoi genitori, gente mite, umile, ho conosciuto sua moglie e i suoi figli. Ha commesso una grande leggerezza, legata al suo carattere troppo generoso, per nulla cauto. Lo accusano di aver informato due amici. Può non aver saputo che fossero caduti nelle spire della mafia».
Fonte ALDO CAZZULLO, Corriere della sera 23 marzo 2008

Clemente Mastella, «che partecipò con Totò Cuffaro alle nozze di Francesco Campanella, cassiere della cosca di Villabate».
Fonte Dino Messina, Corriere della Sera 12/5/2008

Al Senato prende le misure anche uno come Salvatore, Totò, Cuffaro. L’ex presidente della Regione Sicilia non ha ancora apposto firme sotto disegni di legge, mozioni, interpellanze o ordini del giorno.
Fonte ItaliaOggi 17 giugno 2008, Emilio Gioventù

Intervista a Maurizio Costanzo: Se lo ricorda Cuffaro contro Falcone?
«Cuffaro lo chiamavo ཿPuffaro".
Fonte Andrea Scanzi, La Stampa 15/8/2008, pagina 45

L’aeroporto Agrigento-Valle dei Templi, di cui, per adesso, esiste soltanto il nome. Lo ha sempre voluto fortissimamente Totò Cuffaro, l’ex governatore siciliano che proprio di Agrigento è originario.
Fonte Ferruccio Sansa, La Stampa 17/8/2008

Confidenza del boss, Leo Sutera, secondo il quale sarebbe stato «necessario» votare Cuffaro alle regionali del 2001 per «avere un presidente della Regione a disposizione» per la discarica di Aragona e l’inceneritore di Casteltermini-Campofranco. Come faceva Di Gati a sapere già nel 2001, prima che fosse indetta la gara, che a Casteltermini-Campofranco avrebbe dovuto sorgere un impianto del genere? La vicenda rientra nel processo "talpe in Procura" che vede Cuffaro imputato per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra.
Fonte Roberto Galullo e Giuseppe Oddo, Sole 24 Ore 6/11/2008

Stefano Catuara, un ex-comunista di Raffadali che da anni è diventato uomo di fiducia del suo compaesano Totò Cuffaro (al punto che se gli chiedi di che partito è risponde: «Udc: Unione di Cuffaro»).
Fonte Gian Antonio Stella, Corriere della Sera, 15/2/2009

L’intesa per la costruzione di quattro inceneritori le cui gare per l’affidamento del servizio, indette nell’era Cuffaro, sono state annullate in sede europea.
Fonte Giuseppe Oddo, Il Sole 24 Ore, 12/2/2009

Sia la Corte dei Conti che la Procura hanno messo sotto inchiesta, Raffaele Lombardo e Toto Cuffaro, per aver assunto nell’ufficio stampa della Regione ben 23 giornalisti tutti con la carica di capo- redattore.Ildanno erariale è stimato in 4 milioni di euro.
Fonte Peter Gomez, L’Espresso, 21 maggio 2009

Intervista a Giuseppe De Mita: «Franceschini era, con Totò Cuffaro, il più bravo e intelligente tra i ragazzi del movimento giovanile dc. Mi sembra gli sia rimasta la stessa freschezza e onestà di allora».
Fonte Giancarlo Perna, Il Giornale 15/06/2009

Totò Cuffaro, che spara sì contro il Nord dicendo che «Malpensa vale dieci Casse del Mez zogiorno » e che i fondi per le aree sottosviluppate «sono finiti al Par migiano e non alla vite», ma si è schierato contro ogni ipotesi del partito del Sud (’Un grande flop’) e in ogni caso pare avere oggi un obiettivo solo: farla pagare a Lom bardo. Reo d’avere detto di volere ’decuffarizzare’ la Sicilia. Al che ’Vasa vasa’ sibilò gelido: «Non è più mio amico». Dove quel ’più’ sottolineava un odio che manco Mandricardo verso Orlando dopo la morte di Manilardo.
Fonte Gian Antonio Stella, Corriere della sera 28/7/2009

Sull’asse Milano-Palermo non sarà un’estate serena. C’è un troncone tutto siculo dell’inchiesta milanese sui derivati venduti alle pubbliche amministrazioni che rischia di rovinare le vacanze a un pugno di banchieri, mediatori e grand commis. Tutti personaggi che hanno avuto a che fare con cartolarizzazioni e derivati venduti dalle banche d’affari straniere alla Regione Sicilia durante il lungo regno di Salvatore Cuffaro. Secondo quanto risulta al Fatto Quotidiano, tra gli avvisi di garanzia notificati la scorsa settimana dalla Procura di Milano (pm Alfredo Robledo), ve ne sarebbero almeno un paio che fanno tremare la Palermo che conta: sono quelli spediti ai consulenti Marcello Massinelli e Calogero "Fulvio" Reina.
Fonte francesco bonazzi dagospia 5/8/2209

Mezza Italia sorrise, qualche anno fa, quando Totò Cuffaro pensò bene di celebrare la rielezione a governatore andando in pellegrinaggio alla Madonna delle Lacrime di Siracusa per affidare la Sicilia alla «Bedda Matri».
Fonte Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 28/12/2009

Massimo Ciancimino, ricordando di un "pizzino" inviato da Provenzano a suo padre dove si faceva riferimento "a un amico senatore e al nuovo Presidente per l’amnistia", ha confermato che i due erano Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro. Poi ha spiegato dove ha conosciuto l’ex governatore: "L’ho incontrato nel 2001 a una festa dell’ex ministro Aristide Gunnella, credevo di non averlo mai visto prima. Si è presentato e mi ha baciato. Poi, l’ho raccontato a mio padre che mi ha detto: ’Ma come, non te lo ricordi, che faceva l’autista al ministro Mannino? Anche lui aspettava in macchina, fuori, come te che accompagnavi me ... Poi ho collegato... perché quando accompagnavo mio padre dall’onorevole Lima fuori dalla macchina aspettava pure, con me, Cuffaro e anche Renato Schifani che faceva l’autista al senatore La Loggia. Diciamo, che i tre autisti eravamo questi... andavamo a prendere cose al bar per passare tempo.. Ovviamente, loro due, Cuffaro e Schifani, hanno fatto altre carriere: c’è chi è più fortunato nella vita e chi meno... ma tutti e tre una volta eravamo autisti".
Fonte ATTILIO BOLZONI e FRANCO VIVIANO, rep.it 13.1.10

Alla domanda dei magistrati su chi fosse il ’Pres.’ di cui parla Provenzano, Massimo Ciancimino sostiene che si tratti dell’ex Governatore siciliano salvatore Cuffaro. «Pres è il Presid࿦ il Presidente Cuffaro - dice - perchè mio padre diceva che nell’Udc poteva, era sicuramente un bell’ago della bilancia».
Fonte Fonte: http://www.antimafiaduemila.com/content/view/23850/48/

23: giornalisti assunti persso l’ufficio stampa della Regione Siciliana (Palazzo Chigi ne ha 5)
7.300.000 euro: richiesti dalla Corte dei Conti all’ex governatore Cuffaro e all’attuale presidente Lombardo per i 20 dipendenti assunti per chiamata diretta con la qualifica di caporedattore.
Fonte Laura Anello, La Stampa 29/1/2010, pagina 7

In base a un accordo firmato nel 2003 dallཿallora governatore Totò Cuffaro, i 14.158 dipendenti a tempo indeterminato della Regione siciliana, dei quali 2.110 sono dirigenti, hanno ancora diritto a 35 mila giornate di permessi, pari a 249.200 ore, o 1.056 minuti ciascuno.
Fonte Sergio Rizzo, Corriere della Sera 30/01/2010

Michele Aiello, ingegnere, fortunato impresario della sanità siciliana, protetto dal governatore Totò Cuffaro (che, per averlo aiutato, beccherà 5 anni in primo grado), è stato condannato a 14 anni per associazione a delinquere di stampo mafioso. Pippo è Giuseppe Ciuro, sottufficiale di polizia giudiziaria, condannato a 4 anni e 6 mesi per aver favorito Michele Aiello e aver rivelato segreti d´ufficio utili a favorire la latitanza di Bernardo Provenzano. Marco è Marco Travaglio.
(GIUSEPPE D’AVANZO REPUBBLICA 14/5/2008)

Pure in secondo grado Totò Cuffaro ha incassato una condanna (sette anni) per favoreggiamento mafioso.
Fonte Peter Gomez, il Fatto Quotidiano 25/2/2010;

[Lombardo] il suo nome mesi fa affiorò in una «breve» di cronaca sulle pagine interne dei quotidiani locali: «Archiviata dalla procura di Catania un´indagine di mafia che ha sfiorato il governatore». Sette righe per raccontare il fatto. «A me avete dedicato intere collezioni di giornali per molto meno», si lamentò Totò Cuffaro.
Fonte ATTILIO BOLZONI, la Repubblica 29/3/2010