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 2010  luglio 29 Giovedì calendario

BENVENUTI AL CIRCO VERDINI TRA MINACCE E “FRUSTATE” - E

allora venghino signori venghino al “Gran circo di Denis”, fra ruggiti leonini, rimbrotti benevoli e grandi numeri di prestidigitazione. Venite allora alla conferenza stampa di Denis Verdini, volto abbronzato, chioma pettinata e folta come una criniera, cravatta che grida. Gli altri indagati del Pdl si squagliano come neve al sole, lui no. Guido Bertolaso si immerge nel silenzio e nell’imbarazzo dopo aver usato Palazzo Chigi come banco di difesa; Claudio Scajola non risponde alle domande e fugge via, Aldo Brancher si fa impallinare dalla stampa per una dichiarazione al Tg3. Lui no. Il coordinatore del Pdl non si dimette, non si piega (“Non ci penso nemmeno!”) convoca tutti e sotto la sua scenografia azzurrina, contornato da dipendenti del partito, dirigenti e amici, prova a tenere botta e ripete come un mantra ipnotico: “Esiste una sola verità, la mia. L’unica verità”.
Ecco, se devi raccontarla, questa conferenza stampa-corrida, con insulti ai giornalisti, motteggi , gioco di bastone e di carota, interventi da guest star degli amici, bisogna provare a spiegare il primo numero di magia: l’ipnosi. Verdini, per quasi due ore, ripete a nastro i suoi tormentoni. A ben vedere non nega nessuno degli addebiti, nel merito. Si accontenta di ridimensionarli. I soldi? Bè, certo che li ha presi, “Ma non per me, per il mio giornale”. Carboni? “Bè, sì che lo conoscevo, ma solo da pochi mesi”. La P3? “È un’invenzione, al pari della P2”. E le riunioni a casa sua? “Ci sono state, sì, ma non c’era nessun piano, io non sapevo nemmeno chi erano tutti gli invitati”. Fra una battuta e un fervorino, però, arrivano i messaggi: in chiaro e, se serve – come vedremo – anche in codice.
INSOMMA, una nuova tecnica. E quando le domande si affollano e diventano tante, ecco gli interventi a sorpresa degli altri “saltimbanchi”. Ad esempio Giorgio Stracquadanio, l’uomo del Predellino, la testa d’ariete della comunicazione azzurra. Claudia Fusani, de l’Unità, chiede lumi su tutte le complicate traiettorie degli assegni circolari che piovono sul conto di Verdini da quello di Giuseppe Tomassetti, autista e factotum della moglie di Flavio Carboni? Il grande Denis fa ondeggiare la chioma, ruggisce e fa melina: “No, lei sta dicendo una cosa sbagliata... non li ho incassati. E nemmeno versati...”. Bene, la Fusani prova a riformulare, ed ecco che entra in scena Stracquadanio: “Stai dicendo cazzate!”. E Corrado Zunino, di Repubblica: “Vorrei sapere – chiede Zunino – quando ha conosciuto Flavio Carboni e poi...”. Il grande Denis già si arrabbia: “Ma quante domande fa? Io non le rispondo”. Zunino non molla: “Io faccio le domande che reputo giusto fare”. Denis, sorridendo: “Ah sì? E allora io mi ritengo libero di non risponderle”. Ma subito dopo, cambiando passo, riecco il sorriso: “...anzi, lasciamo perdere, mi scuso. Faccia pure la domanda, le risponderò”. E cosa racconta il coordinatore azzurro? “Ho conosciuto Carboni nel maggio del 2009. Sapevo ovviamente chi era, ma non lo avevo mai visto prima, credeteci o meno, questa è la verità”. Ma quando la Fusani insiste sui famosi assegni dell’autista di Carboni, che arrivano solo pochi mesi dopo, il 2 ottobre del 2009, di nuovo ecco un altro intervento circense. La Fusani non ha ancora finito di parlare quando dalle ultime file si leva un grido, di scherno, di più, un ululato: “Li ha presi per la coca! Li ha presi per comprare la droga quei soldi! Ma dimmi tu!!!!!!”. Chi ha gridato? Si alza, Giuliano-ne Ferrara che tuona: “Ma pensa tu che pa-e-se di mer-da siamo diventati! Ci facciamo fare la morale dalla Fusani...”. E via, altra uscita di scena.
QUANDO era arrivato in sala piccoli dettagli raccontavano il gioco dei contrasti del grande mago Denis. Il sorriso apparentemente radioso, e le mani che giocano con gli occhiali. Le mozioni di orgoglio: “Sono qui per me, per la mia famiglia... E sono qui per dirvi che nella mia storia di editore a il Giornale di Toscana, c’è una tasca sola, quella per i miei debiti...”. Ma perché Carboni gli avrebbe dovuto regalare 2.8 milioni di euro per il Giornale, se lei lo aveva appena conosciuto? Denis ti guarda dritto negli occhi come se fossi un leoncino da ammansire: “Solo per il Giornale. Per un progetto editoriale, per tante cose che c’erano in ballo, compresa una televisione, e che spiegherò”. Certo, fra una battuta e l’altra, fra un sorriso e un ruggito, Denis infila frecciate al curaro. Contro Carlo Caracciolo: “Non capisco perché se io vado a cena con Carboni è un sodalizio criminale, e se ci va Caracciolo è un’opera meritoria...”. E poi stoccate ai magistrati: “Lei dice che su di me indagano tre procure? Già, la 3P...”. Ce n’è per i magistrati, ce n’è per i giornalisti, ce n’è per Fini, mai citato per nome (“Mi sarei aspettato che mi difendesse, non che chiedesse le mie dimissioni”), per Italo Bocchino: “Va in giro a dire che ho bisogno di uno psichiatra... quando c’era una richiesta di arresto per lui, noi ci siamo stretti tutti in sua difesa”. Finiti i numeri il “grande mago” arriva alla Camera, salutato come un eroe. C’è chi lo abbraccia, chi lo bacia, chi si commuove. E finito il tempo del teatrino della politica, al berlusconismo crepuscolare servono domatori da circo.