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 2010  luglio 28 Mercoledì calendario

CON IL COMPOSTAGGIO SI RISPARMIANO 350 MILIONI

Bucce della frutta e della verdura, fiori recisi o appassiti, pane raffermo o ammuffito ma soprattutto fogliame, rametti di scarto della potatura, sfalci di erba ma anche gusci di uova, avanzi di verdure cotte, cartone e perfino cenere: i rifiuti domestici che posso essere trasformati in “compost” sono davvero tanti e possono farci risparmiare parecchi soldi. Prolungando oltre tutto la vita delle discariche in funzione. Il segreto, come spesso accade per la spazzatura, sta proprio qui. Meno si spedisce in discarica e più soldi risparmiamo società per la raccolta e comuni. Trasformare scarti di cucina ed erba in concime è il modo migliore per ridurre alla fonte la produzione totale di rifiuti.
Una ricerca condotta dalla Seta Spa su 27 comuni in provincia di Padova ha verificato “sul campo” i costi di raccolta e smaltimento della frazione umida. Nei comuni in cui meno del 35% delle famiglie smaltiscono in proprio, con il compostaggio domestico questi scarti, i costi di raccolta e trattamento dell’umido sono compresi fra 12 e 16 euro all’anno per abitante. Al contrario nei comuni dove l’adesione supera il 35% il costo scende nella forchetta fra 6 e 12 euro per ogni residente.
LE CIFRE IN GIOCO
Per capire quali siano le cifre in gioco facciamo l’esempio di un comune di campagna con 5mila abitanti in cui l’amministrazione lanci un piano di compostaggio domestico. Gli abitanti smaltirebbero “in casa” l’umido e il verde. È ragionevole supporre che aderisca circa la metà dei residenti che hanno un giardino: il 30%, secondo le statistiche è refrattario a qualunque iniziativa e un altro 20% è composta da “distratti” cronici. Ebbene, anche se partecipasse un abitante su due il comune risparmierebbe circa 37mila euro l’anno, circa 16 per famiglia.
Da un altro punto di vista, giusto per capire i volumi fisici in gioco, se il medesimo comune di 5mila abitanti produce in un anno rifiuti totali più che sufficienti a riempire 11 piscine olimpioniche (lunghe ciascuna 50 metri, larghe 25 e profonde 2 e mezzo), con il compostaggio se ne riempirebbero 10. Una in meno.
Interessante il caso della Val di Fiemme dove 15.319 nuclei familiari residenti in 11 comuni diversi hanno prodotto complessivamente 2.286 tonnellate di rifiuti organici. «Ciascuna famiglia», spiega a Libero Roberto Dellabona di Fiemme servizi, «ha prodotto in un anno 198 chilogrammi di organico, senza contare le ramaglie e gli sfalci del verde. Ebbene, se moltiplichiamo questo valore per il numero delle famiglie che smaltiscono l’organico in casa trasformandolo in compost, scopriamo che sono state auto-smaltite circa 753 tonnellate di organico».
Il caso della Val di Fiemme è quasi unico sul territorio nazionale. Gli 11 comuni che ne fanno parte arrivano a differenziare circa l’83% della spazzatura raccolta. E oltre che separare gli scarti da queste parti viene anche applicata la cosiddetta “tariffa puntuale”. «Le utenze domestiche hanno una parte fissa che vale per tutti e una parte variabile, si paga in base agli “svuotamenti” effettuati di rifiuti non riciclabili. Teniamo conto di tutte le volte in cui i nostri mezzi prelevano e svuotano il singolo contenitore di ogni famiglia», racconta Dellabona. Risultato? «A chi fa il compostaggio della frazione organica riconosciamo una riduzione del 30% sulla parte variabile. Se la tariffa media è di 150 euro la riduzione ammonta a 20-25 euro a famiglia».
Sconti in bolletta a parte per un comune rurale di 5mila abitanti i risparmi del compostaggio sono significativi. A fare il calcolo per Libero è stato Roberto Cavallo, presidente della Cooperativa Erica di Alba, in provincia di Cuneo. Se anche solo il 50% degli abitanti si
presta a non buttare l’umido e lo sfalcio dei prati nel cassonetto dell’indifferenziata ma fa il compostaggio nel proprio giardino, il risparmio minimo è di 37.000 euro l’anno. Che equivale a 16 euro a famiglia per ogni anno. Una cifra interessante per il bilancio di una piccola comunità ma che su scala nazionale assume un valore di tutto rilievo. Se per ipotesi tutti noi facessimo in proprio o attraverso gli impianti dei concessionari il
compostaggio della frazione umida e del verde, si risparmierebbero in un anno oltre 350 milioni di euro. Teoria pura e semplice, naturalmente, ma utile a capire le dimensione dei denari in gioco.
Ma cosa si trova davvero nei cassonetti dell’immondizia? Cosa buttiamo un giorno dopo l’altro nei contenitori per l’indifferenziata? Ci si trova del verde? E in quale proporzione? Per capirlo occorre andare in una zona dove non viene effettuata la raccolta porta a porta con i classici contenitori monofamiliari. Proprio quel che accade nel comune di residenza dell’autore di questo articolo. Si tratta di Godiasco, noto per ospitare un centro turistico rinomato in tutto il Nord Italia: Salice Terme. Così, lunedì scorso, armato di taccuino, chi scrive ha fatto un giro d’ispezione, aprendo oltre 80 cassonetti situati in prevalenza a Salice e nelle frazioni dell’alta collina, abbarbicate sul versante Ovest della Valle Staffora. Nei cassonetti situati all’interno del centro urbano abbiamo trovato poco o nulla di interessante, anche perché l’amministrazione comunale ha provveduto a sistemare un buon numero di isole ecologiche per la raccolta differenziata di plastica, vetro e carta. È nella piccole frazioni che scopriamo le cose più interessanti: Casa Garello, Casa Mori, San Bartolomeo Inferiore e Superiore, Casa Morosini, Casa Bellomi, Casa Nocetta, Ca’ Bedaglia e Ca’ Bertulla. Toponimi sconosciuti ai più, distribuiti su una linea ideale che corre parallela allo Staffora sul crinale della collina che digradando verso la pianura, conduce a Ovest alla provincia di Alessandria. Distante da qui poco più di un chilometro.
QUEI 18 CASSONETTI
Ebbene sui 18 cassonetti di questa zona in 10 abbiamo rinvenuto dei rifiuti verdi. Nulla di grave, naturalmente, gli sfalci d’erba e i residui della potatura delle piante non inquinano. Ma pesano e per portarli in discarica il Comune sostiene un costo che si potrebbe evitare. «È un problema che conosciamo e che teniamo sotto controllo», ci spiega il vicesindaco di Godiasco Fabio Riva, «la Polizia Locale ha già elevato numerose multe. Ma questo non basta evidentemente. L’amministrazione che ci ha preceduto aveva fatto un sondaggio presso tutti gli abitanti chiedendo come preferivano smaltire i rifiuti verdi. Le opzioni proposte erano tre: conferire gratuitamente e con mezzi proprii gli scarti verdi alle discariche autorizzate, farsi il compost in casa oppure prenotare il ritiro ogni martedì presso il proprio domicilio da parte di personale de comune. In questo caso il costo viene calcolato in base ai metri quadri di giardino. Evidentemente il meccanismo ha funzionato solo parzialmente. I motivi? Spesso si dà per scontato che i cittadini ricordino una comunicazione fatta dall’amministrazione mesi o anni prima. Così non è».
Godiasco comunque vuol trasformare un obiettivo centrato solo parzialmente nell’occasione per ripensare l’intero sistema di raccolta e smaltimento. «Stiamo guardando a quel che succede in altre realtà locali simili alla nostra e non escludiamo di tornare alla raccolta porta a porta», conclude Riva, «senza dimenticare le campagne di comunicazione per coinvolgere i nostri concittadini». Una cosa va detta, nonostante non faccia il porta a porta, fra i comuni dell’Oltrepò, Godiasco è fra quelli che stanno facendo più raccolta differenziata.