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 2010  luglio 29 Giovedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE “D’ORRICO

ANTONIO"

2010
[Intervista a Paolo Sorrentino] È stato paragonato a Céline e a Gadda. "Lo ha fatto un solo critico, Antonio D’Orrico, gonfiando il mio ego e guadagnandosi la mia riconoscenza, anche se poi scopri che il mondo della critica letteraria ha un tasso di competizione interna che è meglio non stimolare".
Fonte: Stefania Rossini, L’espresso 24/6/2010

2009
[Il "Corriere della Sera" anticipa la prefazione di Aldo Grasso a "Nuovo cinema Mancuso. Un anno in sala con la criticona", il volume che raccoglie 158 recensioni e 46 commenti di Mariarosa Mancuso sul "Foglio", e ci costruisce sopra una pagina intera in Cultura, sotto il titolo: "Dal cinema alla letteratura / manuale per i nuovi critici"] Per dire. Scrive Grasso, nell’elogiare la Mancuso, eletta critico di riferimento. "Bisogna aver confidenza con i libri, non vergognarsi della propria erudizione: il sapere è la base reale della visione (anche della tele-visione). Tra l’altro, Mariarosa Mancuso ha scritto saggi su Karen Blixen, Edith Wharton, Norman Douglas, Edmund Gosse, David Garnett. Non su Giorgio Faletti". Di sicuro ad Antonio D’Orrico, flamboyant critico cine-letterario di "Sette" nonché scopritore/esegeta del Faletti romanziere noir, saranno fischiate le orecchie.
Fonte: dagospia 18/12/2009

Secondo Antonio D’Orrico, penna principe del Corriere della Sera, la situazione non è rosea nemmeno da noi: «Non che il discorso riguardi solo la critica letteraria... Ma certo i problemi esistono. A partire dal “recensificio”. Si fanno troppe recensioni. Le devi fare per gli editori, per gli amici, per gli altri giornalisti del tuo giornale che scrivono libri... C’è una logica interna al sistema editoriale che è terribile. Peggio ancora l’idea di far sempre recensire i libri agli scrittori. Una volta i grandi scrittori venivano mandati in giro per raccontare le cose, come quando Mario Soldati scriveva dallo stadio. Ora recensiscono i colleghi... Invece i giornali hanno bisogno di critici che facciano due cose: scoprire giovani talenti e segnalare quando uno scrittore affermato si siede sulla sua bravura».
Fonte: Matteo Sacchi, il Giornale 1/2/2009

2008
E questo mentre ogni fine settimana fioccano le rubrichine dei piccoli disappunti, pisciatine di cani per delimitare il territorio, punzecchiature e sassolini tirati fuori da scarpe in verità puzzolentissime, pulpiti incorniciati da cui dire la propria, anche se non conta niente, anche se è solo la propria. Come i "Contrappunti" e le "Vespe" di Chiaberge sul "Sole 24ore", o i "Fulmini" di Nico Orengo su "La Stampa", o la pagine e la posta e le stroncaturine di venticinque parole di Antonio D’Orrico che si scrive pure le lettere di complimenti da solo (è un’insinuazione, ma impossibile esistano quei lettori lì, c’è un limite anche all’assenza di limiti...). […]
Fonte: Massimiliano Parente, Libero 24/6/2008, pagina 25

2007
[Intervista doppia di Massimiliano Parente] Un altro giorno ci fu un critico che battezzò Antonio D’Orrico "Dorrido". Sei d’accordo? Benedetti: «Perché parlare tanto di lui?» Berardinelli: «D’Orrico è un pubblicitario. Ma quando dice che il libretto di Asor Rosa sugli animali è come "Animal Farm" di Orwell, allora diventa orrido». Credi che Antonio D’Orrico potrebbe essere un software? Benedetti: «Nessun vivente può essere solo un software, nemmeno D’Orrico». Berardinelli: «Non lo so».
Fonte: Massimiliano Parente, Libero 5/12/2007

2006
Antonio D’Orrico vuole solo le Church.
Fonte: Mirella Serri, Magazine, 22/6/2006

Dicevo che questa storia [quella del Mostro di Firenze] mi è cara, lo dico nel senso che ero studente a Firenze quando il mostro colpiva, quei fidanzati uccisi e mutilati erano miei coetanei. Mentre io leggevo all’università i padri del Dolce Stilnovo, i poeti fiorentini che avevano angelicato l’amore in versi come "Amor, che al cor gentile ratto s’apprende", quel "cor gentile" lo ritrovai una mattina sulla prima pagina del giornale nel cognome di una delle vittime del mostro, il povero Pasquale Gentilcore, 19 anni, ammazzato con Stefania Pettini il 15 settembre del 1974. C’era un bruto antistilnovista che, nella città che aveva cantato l’incanto divino dell’amore, trucidava innocenti coppiette. E più tardi mi era capitato di seguire da cronista le gesta del mostro, di coprire (come si dice in gergo) il primo processo a Pacciani, di conoscere lo stesso Pacciani che si apriva la camicia sul petto per farmi vedere il grande cerotto che portava all’altezza del cuore, lamentando con voce piagnucolosa che era malato e poi di colpo, accennando con la testa a un collega che passava di lì, autore di pezzi colpevolisti nei suoi confronti, brontolava minaccioso: "Icchè cerca? Buio", il modo fiorentino di dire che uno va a caccia di guai. […]
Fonte: Corriere della Sera Magazine 26/01/2006, Antonio D’Orrico

2004
Due anni sono passati dall’ultima volta che avevo visto Giorgio Faletti. Nel frattempo è diventato uno degli scrittori più venduti d’Italia. Allora l’incontro avvenne in una camera d’ospedale a Niguarda, in un’atmosfera da medici in prima linea. Faletti aveva appena avuto un coccolone che quasi se lo portava via. Con uno dei suoi strani giochi, il destino gli aveva teso un agguato proprio nei giorni che usciva Io uccido, il primo romanzo del comico di Asti, eroe tv all’epoca di “Drive in” con il personaggio del vigilantes Vito Catozzo, vincitore morale di un festival di Sanremo con il rap antimafia Signor tenente. Fu in quell’occasione che nacque la scommessa (roba da associazione a delinquere). Sbattere il neoromanziere sulla copertina del magazine del “Corriere” con il titolo: «Non ci crederete ma quest’uomo è il più grande scrittore italiano». Fu un azzardo ma Faletti ne uscì trionfatore. […] Due anni dopo ci rivediamo all’Elba. Tutt’altro contesto dalla emergency room di Niguarda. L’appuntamento è in un albergo sulla baia di Porto Azzurro. Faletti arriva puntuale. […]Intanto, da Pilade, siamo arrivati al secondo (calamari delle dimensioni di quello gigantesco di Ventimila leghe sotto i mari, a confronto dei quali quelli che servono a Milano sembrano bianchetti), e Faletti avanza un’altra preoccupazione: «Non farmi fare la figura dello scrittore che guarda il mare, guarda talmente il mare che poi scrive stronzate». […] Mi disse una volta un vecchio guru dell’editoria: «C’è un test infallibile per capire come è fatta davvero una persona. Fagli scrivere un libro, fagli vendere quarantamila copie. Superata quella cifra, di solito diventano tutti stronzi».
Fonte: Antonio D’Orrico Corriere della Sera magazine, 30/09/2004

Il boom arriva il giorno dopo sul Magazine del Corriere, con Antonio D’Orrico, secondo il quale Con le peggiori intenzioni [di PIPERNO Alessandro] è senza dubbio “il romanzo scandalo dell’anno 2005 e seguenti”, “il romanzo che farà discutere e stregherà gli italiani nei prossimi mesi e probabilmente anche nei prossimi anni”. Otto e mezzo di Giuliano Ferrara, ospiti l’autore e lo stesso D’Orrico, farà il resto.
Fonte: SCH. 102354 (PIPERNO Alessandro)

1993
BUDDHA - Come diventare saggi. Adattamento e introduzione Antonio d’Orrico. Epoca, Roma 1993
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