Diodato Pirone, Il Messaggero 28/7/2010, 28 luglio 2010
DEPUTATI, TAGLIO DI MILLE EURO MA È SOLO IL 5% DELLO STIPENDIO
Mille euro al mese su un totale di 21.272. In percentuale fa qualcosa meno del 5 (4,7 per l’esattezza). Ed è la parte di ”stipendio” che i 630 deputati (e con ogni probabilità i 315 senatori) sacrificheranno sull’altare della crisi dal prossimo gennaio.
La Camera infatti ieri ha deciso di tagliare ad ogni deputato 500 euro di ”diaria di soggiorno” (insomma il rimborso spese per la permanenza a Roma) e 500 euro dalla somma destinata ai «rapporti eletto-elettore». A questa sforbiaciata si è arrivati dopo un lungo braccio di ferro fra i 550 euro ipotizzati fino a una decina di giorni fa e i 2.200 euro chiesti la scorsa settimana dal presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Per giudicare se si tratta di un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto bisogna ricordare che lo “stipendio” dei parlamentari (su 12 mensilità) è fatto così: 11.700 euro lordi arrivano dal ”salario” vero e proprio (netti fanno 5.500); 4.000 sono di diaria; 4.200 riguardano le spese per il rapporto con gli elettori; 1.100 le spese di viaggio e 260 quelle del telefono. Il totale esatto come detto è di 21.272 euro.
La manovra della Camera taglia anche gli stipendi dei dipendenti. Non ci sarà alcun aumento per i prossimi tre anni e le (molte) buste paga di Montecitorio superiori a 90 mila euro subiranno gli analoghi tagli di quelle dei dirigenti pubblici: 5% per la parte oltre i 90 mila euro e 10% per la parte superiore ai 150 mila. Previsti anche nuovi limiti e penalizzazioni per le pensioni. Il risultato sarà un risparmio complessivo di 60 milioni di euro in tre anni. Non è una cifra pazzesca se si considera che il bilancio della Stato viaggia sugli 800 miliardi di euro l’anno, epperò non sono neanche bruscolini.
Tanto che la Camera ieri ha tenuto a ricordare che quest’ultima sforbiciata agli stipendi dei deputati (e dei dipendenti) è l’ultima di una lunga serie iniziata nel 2003. Già nel 2006 tra l’altro il salario vero e proprio dei deputati fu ridotto del 10% e nel 2007 la Camera non ha applicato l’aumento del 2,6% previsto come compenso per l’inflazione. Infine sempre la parte salariale dei deputati è destinata a rimanere bloccata fino a tutto il 2012. Tutte misure che - sempre secondo i calcoli della Camera stessa- hanno comportato una riduzione dei costi pari a 300 milioni fra il 2006 e il 2010.
Va ricordato, infine, che questi tagli non sono previsti dalla manovra che sarà definitivamente approvata fra oggi e domani poiché il governo non può intervenire sui bilanci degli organi costituzionali quali Quirinale, Camera, Senato, Consulta e Cnel. Questi enti infatti hanno il potere di decidere da soli, se vogliono, la riduzione delle loro dotazioni finanziarie.