Alessandro Galimberti, Il Sole-24 Ore 29/7/2010;, 29 luglio 2010
LA CASSAZIONE CONDANNA ANDREOTTI PER DIFFAMAZIONE
La Corte di cassazione (Quarta penale, 29730) ha reso definitiva ieri la condanna del senatore a vita Giulio Andreotti per diffamazione aggravata nei confronti dell’ex giudice di Roma, Mario Almerighi.
Andreotti in un’intervista all’«Espresso» aveva definito Almerighi «falso testimone, autore di infamie e pazzo», paragonandolo a «un pentito». La vicenda, che risale agli anni ’90, riguardava l’ipotesi di deferire al Csm il giudice Corrado Carnevale per la sua decisione di trasferire il processo a carico di un ex pm di Trapani.
Almerighi aveva sollecitato il disciplinare parlando con l’ex capo di gabinetto del ministero (nel frattempo deceduto) che però, dopo un primo ok, lo aveva sconsigliato per le pressioni politiche ricevute «da Andreotti». Proprio su questa circostanza si giocava il processo. Secondo i legali di Andreotti era falsa, e l’unico riscontro al colloquio riservato erano le testimonianze de relato di 4 colleghi con cui Almerighi si confidò all’epoca. La Corte però, in una lunga motivazione, ha utilizzato tra l’altro anche i riscontri contestati, perché coinvolgevano autorevoli toghe a sostegno della credibilità di Almerighi.
Nell’avallare definitivamente la condanna al senatore, i giudici hanno statuito che nell’intervista all’«Espresso» Andreotti ha asserito una cosa non vera («falso testimone»: Almerighi tra l’altro non fu mai indagato per quelle dichiarazioni, comparse anche nel famoso processo di Palermo) e ha travalicato i limiti della «continenza espressiva».