Il Sole-24 Ore 29/7/2010;, 29 luglio 2010
GLI STRANIERI E L’ORO DI MOSCA
Quelle dei primi anni 90 furono caotiche, opache e velleitarie. Di certo non furono una storia di successo: ne uscì un sistema produttivo inefficiente, minato da sprechi e corruzione; ne uscirono oligarchi economici così forti da arrivare a sfidare l’autorità dello stato centrale, che poi, con Putin, si sarebbe preso la sua rivincita, rinazionalizzando quasi ogni settore dell’economia. Ora Mosca è pronta a ritentare la strada delle privatizzazioni, mettendo sul piatto gruppi strategici come Rosneft. Glielo impone la necessità di ripianare il deficit senza forzare la leva fiscale e senza tagliare la spesa pubblica (nel 2012 ci sono le elezioni presidenziali). Il piano che il governo si prepara a varare sarà molto diverso dallo smantellamento del sistema produttivo sovietico. Mosca non ha alcuna intenzione di cedere la maggioranza di nessuna delle undici società che in qualche modo saranno aperte ai capitali privati. I mercati però si aspettano che ad andare in modo diverso sia soprattutto qualcos’altro. E vorrebbero vedere procedure trasparenti, gestite da banche internazionali, senza discriminazioni verso gli investitori esteri. Questa sì che sarebbe una svolta.