Varie, 29 luglio 2010
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Boruc Artur
• Siedlce (Polonia) 20 febbraio 1980. Calciatore. Portiere. Dal 2010/2011 alla Fiorentina, lanciato dal Legia Varsavia, ha giocato anche nel Celtic • «[...] ha ballato parecchio [...] in palestra quando era un ragazzino nella Varsavia di Solidarnosc e studiava danza per sollevarsi dalla miseria. Una carriera alternativa scelta dalla madre che lo ha iscritto a una scuola di ballo tradizionale polacco, tra gli altri pregi, il corso dava diritto a razioni supplementari di pane: “Sono nato in una Polonia marziale e cresciuto negli anni del sindacato, il primo vero ricordo che ho di me è un pomeriggio passato in coda ad aspettare la mia quota di pane e burro. Li prendevo in cambio di biglietti stampati e solo molti anni dopo ho capito che erano razioni. I miei genitori pensavano che la danza sarebbe stata una strada utile e io sono fiero di quello che ho imparato. Credo mi abbia aiutato anche per il mio ruolo”. Il suo ruolo lo ha raccattato su un campetto di Siedlce, città di 70 mila abitanti semidistrutta dalla guerra. Boruc voleva diventare il nuovo Boniek, solo che era troppo grosso per avere un posto da titolare e l’unica possibilità era infilarsi i guanti. Tifoso del Legia Varsavia, ha capito cosa voleva davvero fare da grande solo quando li ha visti vincere contro il Blackburn Rovers. “Allora il concetto di Europa era come la conquista del mondo”. Oggi che lo chiamano King Artur dice di avere nostalgia: [...] idolo del Celtic Park, ha conquistato i tifosi con un segno della croce sfoggiato prima di un derby contro il Rangers. I riferimenti religiosi sono vietati negli stadi scozzesi e infatti Boruc si è preso la multa, ma la sua era più scaramanzia che fede [...] Ha fatto altri gesti per farsi adorare, ha parato un rigore al Manchester United nella fase a gironi, mancava un minuto alla fine, Louis Saha si è fatto fregare e lo United non è passato a Celtic Park. Ha fermato anche il Milan con due parate, una su Gilardino e una su Kakà nel giorno del suo compleanno, il 20 febbraio 2007, partita di andata degli ottavi di Champions. “C’era la mia famiglia, i miei amici erano venuti a festeggiarmi e non potevo certo incassare gol davanti a loro”. [...]» (Giulia Zonca, “La Stampa” 6/3/2007).