FILIPPO CECCARELLI, la Repubblica 28/7/2010, 28 luglio 2010
L´ILLUSIONE DEL SACRIFICIO
Collezionare articoli di giornale aiuta un po´ a capire come va il mondo, ma è anche motivo di scoramento e quindi pure di legittima diffidenza. «Così l´onorevole perde 1500 euro al mese».
È il titolo di un quotidiano (Il Giornale) di sabato 1 ottobre 2005. «La manovra finanziaria - si legge in alto - per la prima volta incide direttamente sui compensi di politici e amministratori. Retribuzioni decurtate del dieci per cento». Nella grande foto a colori, dietro il solito tavolo della sala stampa di Palazzo Chigi, si vedono il presidente Berlusconi, con la sua solita arietta furba, e il ministro Tremonti che solleva le mani come fa un illusionista nel momento cruciale di un numero di sparizione. Appaiono entrambi più giovani di cinque anni. Sopra le loro teste brilla il sommario: «Ecco la mappa dei tagli che hanno colpito tutti gli eletti, gli assessori e i sottosegretari. Lo Stato - prosegue - risparmierà 2,8 miliardi ogni trenta giorni».
Ci si possono francamente risparmiare le tabelline multicolori, croce e delizia del desk redazionale; mentre forse vale la pena di rinverdire le dichiarazioni, tra il pensoso e il trionfalistico, dell´allora presidente della Camera Casini: «Bisogna iniziare a fare dei sacrifici, e iniziamo noi». Ah, sì, certo, ben detto!
E fosse solo questo ritaglio a precipitare la questione dei sacrifici - parola delicata - in quella dimensione della storia così nazionale, così domestica, così italiana, che oscilla fra la pena e la commedia buffa, la rabbia e lo sberleffo, la necessità e la bugia. C´è un´ampia letteratura e un´ancora più cospicua documentazione sulle rinunce annunziate, i tagli promessi e i sacrifici all´acqua di rose. Anche soltanto a scorrere il materiale si direbbe che arcani cicli e misteriosi algoritmi governino le buone intenzioni e retrattili di una classe politica che nel 2007 si batteva il petto per il suo stesso riconoscersi come «La Casta» (best-seller di Rizzo-Stella, Rizzoli, oltre un milione di copie vendute in un paese che legge poco).
Ieri, a vantare scelte di preteso impoverimento dietro cui già pare di ascoltare il dlìn-dlìn di imminenti e immancabili gettoni di presenza, si è evocata una soluzione «salomonica». Ma Salomone, a Montecitorio e dintorni, è da parecchio tempo di manica larga, molto: immobili d´oro, vitalizi d´oro, pensioni d´oro, regalucci d´oro pure a Natale, telefonini, palmari, pure i tapis-roulant e le cyclette per mantenere la linea all´onorevole. E la sessione bianca, il mese breve, la settimana corta, l´assenteismo cronico, il calendario sagomato sulle partite di calcio, gli aerei militari per tornare a casa, le ferie estive di un mese e mezzo.
Fa impressione rileggere tutto insieme quel che esce a spizzichi e bocconi sul Parlamento alla voce «privilegi & benefici». Le settimane gastronomiche, i computer a riscatto, il bagno imperiale, l´aria condizionata dei faraoni, la buvette abusiva, i massaggi garantiti, i viaggi esotici, le baby pensioni, i contributi a carico dell´Inps, i cumuli dell´indennità, le incompatibilità aggirate, le imbarcate dei precari, i sindacati dei portaborse, le multe rimesse, i quotidiani che pubblicavano le foto dei vigili urbani in servizio nella città politica con una striscia nera sugli occhi, come i poliziotti di Medellin.
Dagli e dagli, liberi ormai da ogni residua remora anti-parlamentare, resta oggi solo l´imbarazzo di constatare che con plausibile esattezza sarà la stessa storia di sempre: la stretta morbida, il risparmio spendaccione, la scure arrugginita, la sforbiciata a vuoto, il mea culpa dell´innocenza, il giro di vite spanata.
E´ vero. Le sbrodolature della cronaca si asciugano in fretta. E pur con qualche momento di rigore eccezionale tutto ha l´aria di essere una questione antica, almeno da certi versi di Giuseppe Giusti sul deputato: «Il mio signor Mestesso/ è il prossimo d´adesso./ L´onore è un trabocchetto/ saltato dal più scaltro;/ la Patria un poderetto/ da sfruttare e nient´altro». E tuttavia, venendo all´eterna attualità del XXI secolo: quante volte è stata data per certa, certissima, già fatta, la pulizia di quel vasto comparto affollato di auto blu? Quante volte partiti e partitini si sono aumentati alla chetichella contributi, rimborsi ed esenzioni dopo aver riconosciuto a ogni Finanziaria l´indispensabile necessità dei sacrifici?
Nel gran gioco della simulazione penitenziale e dello scaricabarile anti-sprechi da anni i deputati danno la colpa ai senatori, che la rispediscono sugli europarlamentari, che la deviano sugli ex, che la rimbalzano sui dipendenti di Camera e Senato. Alla fine tutto diventa incomprensibile, drammatico e ridicolo a un tempo; e credere a ciò che viene proclamato non sembra più neanche un atto di carità.