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 2010  luglio 28 Mercoledì calendario

Ogni estate italiana ha il suo tormentone. Anche nella cronaca politico-giudiziaria. Questa è la calda estate delle "cricche" e della P3

Ogni estate italiana ha il suo tormentone. Anche nella cronaca politico-giudiziaria. Questa è la calda estate delle "cricche" e della P3. Cinque anni fa, nel 2005, era l’estate dei "furbetti del quartierino". La definizione, di quelle che restano, è di Stefano Ricucci, rapidissimo a trasformarsi da borgataro a immobiliarista di successo. Insieme al banchiere Gianpiero Fiorani e a un gruppo di outsider, tenta l’assalto al cielo dell’establishment finanziario. Si lancia alla conquista di due banche e del primo gruppo editoriale italiano. I "furbetti" saranno fermati dalle indagini dei magistrati milanesi, dalle intercettazioni della Guardia di finanza, dall’informazione dei giornali che raccontano in diretta scalate e reati per realizzarle. Che fine hanno fatto i "furbetti"? Che cosa combinano, cinque anni dopo? Cominciamo da Emilio "Chicco" Gnutti, tra i "furbetti", quello con più esperienza alle spalle. 9 em gnutti1 lap LE CENTO FERRARI. "Non tengo libri sul comodino", ha raccontato in un’intervista. "A letto dormo, o comunque non leggo". Anche di giorno, in verità, preferisce altri hobby. Le automobili, per esempio. Ai tempi d’oro ne aveva più di cento nella sua scuderia: Ferrari, Rolls-Royce, Bentley, Porsche... I modelli d’epoca li metteva in mostra alla Mille Miglia, gara d’auto storiche e passerella per miliardari gentlemen driver di cui è stato per anni tra i principali animatori. Emilio Gnutti si è fatto da sé. Figlio di un sarto, è cresciuto nel quartiere Lamarmora, zona "rossa" nella Brescia demo-cristiana. Ha sposato la figlia di un operaio comunista della Om-Iveco. E ha lavorato sodo: all’inizio girava con una vecchia Fiat 500 a vendere avvolgimenti per motori elettrici che produceva in un capannone alla periferia di Brescia. Poi ha scoperto la finanza e ha toccato con mano che è un metodo più veloce per far soldi. L’uomo della vecchia 500 monta in Ferrari e nel 2003 entra nella classifica di Forbes degli uomini più ricchi del mondo. Anche se la Brescia che conta, quella della finanza e dell’industria cattolica, dei Bazoli e dei Beretta, lo tiene a distanza. Per lui la svolta arriva nel 1999, quando scatta la madre di tutte le nuove scalate, l’opa Telecom. ROBERTO COLANINNO Gnutti si mette nella scia di Roberto Colaninno e ci fa un mucchio di soldi. Nel 2005 è nella scia di Gianpiero Fiorani, il banchiere di Lodi che assalta Antonveneta. La notte cruciale - quel 12 luglio in cui il governatore di Bankitalia Antonio Fazio annuncia il suo sì a Fiorani, ricambiato con un bacio in fronte - Gnutti è a cena con Silvio Berlusconi. Riceve subito una telefonata da Fiorani, che gli dà la bella notizia del sì di Fazio. E la comunica al presidente, che si mostra "commosso della cosa". Quella notte, Gnutti dice a Berlusconi "che andremo avanti con Rcs e che ci deve dare una mano", altrimenti "la sinistra prende tutto". Ma le scalate si arenano e i "furbetti" sono sconfitti. PERIODO NERO. Per Chicco Gnutti comincia un periodo nero. Viene condannato nel 1999 per insider trading: ha passato all’amico Ettore Lonati informazioni riservate sull’acquisto del ramo immobiliare della Cmi (Falk). Altra condanna, per lo stesso reato, per l’acquisto di obbligazioni Unipol. È sotto processo per aggiotaggio e ostacolo all’autorità di vigilanza nella scalata ad Antonveneta e, per quest’ultimo reato, anche per la scalata di Unipol alla Bnl. Ma le conseguenze più gravi, dopo tanti grandi affari, potrebbero arrivargli da un piccolo inciampo: il 2 luglio scorso, infatti, è stato rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta. Un reato salato, con pene da 3 a 10 anni e la proibizione per 10 anni dell’esercizio di impresa: è il rischio di uscire definitivamente dai giochi. 9 gio consorte ivano sacchetti lap La vicenda riguarda il fallimento, avvenuto nel 2003, della Shs, un’azienda di software in cui Gnutti era entrato nel 2000 insieme ad alcuni compagni di scorribande finanziarie come Romano Marniga ed Ettore Lonati. I nuovi soci non avevano sborsato una lira per entrare in società, ma solo conferito delle attività e, secondo l’accusa, quando le cose per la Shs avevano cominciato a mettersi male, erano riusciti, con "un’articolata operazione gestionale e finanziara", a rientrare del loro investimento lasciando, al posto del patrimonio della società, un bel buco. Questa ennesima tegola giudiziaria cade sulla testa di un personaggio rimasto ormai con pochi affari e pochi appoggi. Sono davvero finiti i tempi dei "capitani coraggiosi", gli eroi del nuovo capitalismo, la "rude razza padana" celebrata da Massimo D’Alema ai tempi della scalata (a debito) a Telecom. Oggi Chicco non ha più poltrone nei consigli d’amministrazione dove era di casa, da Montepaschi a Unipol fino a Asm (l’attuale A2A). E la sua creatura più cara, la holding Hopa, "bicameralina della finanza", punto d’incontro tra finanza "berlusconiana" e finanza "rossa" (grazie all’amico Gianni Consorte), nel 2007 è passata di mano: svalutata, soffocata dai debiti e dalle richieste del fisco, l’ha dovuta cedere proprio alla Mittel di Giovanni Bazoli, il salotto buono della finanza bresciana. lar44 giamp fiorani Non è finito in cella, come i suoi alleati Fiorani, Ricucci, Coppola. Ma ha dovuto dire addio alle grandi ambizioni. Non solo: ha anche dovuto sentire le proteste dei vecchi amici. Li ha arricchiti, in passato. Poi sono arrivate le perdite causate dalla svalutazione della partecipazione in Olimpia-Telecom (2 miliardi e mezzo bruciati in tre anni). E allora i vecchi compagni di scalate, famiglie di industriali e professionisti bresciani come i Lonati, i Moreschi, i Consoli, i Bertoli, i Marniga, non l’hanno presa bene, soprattutto dopo il rifiuto di Gnutti di fare la sua parte quando si è trattato di mettere capitali freschi per salvare la società dal fallimento. "I vecchi amici gli hanno girato le spalle e lui in giro si fa vedere poco, si è rifugiato in affari di piccolo cabotaggio", dice un bresciano che lo conosce bene. laf16 ste ricucci Le attività di Gnutti ora ruotano attorno a tre società: Pineider, Medicalspa e Aton. La prima, marchio storico della cartoleria, è in sofferenza, tanto che Gnutti sta esplorando la possibilità di trarne qualche profitto utilizzando gli scarti di cartiera in impianti di energia a biomasse, che godono di ricchi incentivi pubblici. Non vanno bene neanche Medicalspa (cliniche) e Aton (immobiliare). Tanto che Luciano Marinelli, uno degli ultimi alleati storici rimasti al suo fianco, all’inizio dell’anno è uscito dal capitale di entrambe le società. danilo coppola01 La holding di Gnutti, la Gp Finanziaria, è indebitata per 104 milioni di euro. Il 21 luglio scorso ha ottenuto un riscadenziamento del debito al 31 dicembre 2014. Una proroga concessa dalle banche a patto che il finanziere si impegni a vendere degli asset. Quest’anno Chicco non ha partecipato neanche alla Mille Miglia. Brutto segno, per l’ex re Mida della finanza bresciana.