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 2010  luglio 28 Mercoledì calendario

FINANZIARIA, BALLE SPAZIALI

Che cos’è la Finanziaria? Un decreto-legge su cui si effettuano audizioni preliminari, oggetto di moltissime proposte emendative, tra cui un maxi-emendamento del governo o della maggioranza, sul quale viene posta la fiducia, sia al Senato che alla Camera. Se uno studente avesse dato, qualche anno fa, una risposta di questo tipo all’esame di contabilità pubblica sarebbe stato invitato a ripresentarsi all’appello successivo e a ripassare la tipicità degli strumenti normativi, che proprio nella decisione di bilancio, hanno scandito per molti anni tempi e modi della decisione fornendo agli attori un sentiero ben segnato per comporre interessi divergenti e realizzare i fini previsti. Tutte balle, se confrontato con l’andamento della decisione finanziaria degli ultimi anni. Balle spaziali, se guardiamo la prassi degli ultimi due anni o sul decreto 78 del 2010.
I detrattori delle regole storceranno il naso: c’è la crisi internazionale, c’è la riottosità della maggioranza parlamentare, c’è l’esigenza di agire con rapidità. Ma siamo proprio sicuri che quello adottato sia il metodo migliore? Tagli lineari e misure organizzative complesse (come l’accorpamento di enti pubblici) decisi senza alcuna analisi, modificati al telefono con il capo degli industriali, compensati attraverso l’emendamento “refuso”, nuova species della prassi parlamentare, con cui si saggiano gli umori per fare eventualmente marcia indietro senza assumere alcuna responsabilità (tredicesime dei poliziotti, 40 anni per il collocamento a riposo, riforma del processo civile).
Eppure il Parlamento solo pochi mesi orsono, nel dicembre del 2009, ha approvato, con il voto di tutti, una legge di riorganizzazione complessiva della decisione di bilancio, la numero 196, che il presidente della Repubblica ha richiamato nel messaggio di fine anno come importante esempio di riforma condivisa delle regole. E il presidente della commissione Bilancio della Camera, intervenendo nella discussione generale a nome “di tutta la Commissione” aveva fatto affermazioni rilevanti. “I decreti-legge in questo ambito [finanziario] dovrebbero costituire l’eccezione e non la regola”. “Decreti-legge disomogenei da approvare senza possibilità di approfondire i contenuti e sovente a colpi di fiducia” sarebbero in netto contrasto con lo spirito della riforma”. Parole al vento, se rapportate ai fatti di oggi.
E dire che il presidente Giorgietti aveva puntualizzato anche altri aspetti di rilievo sostenendo che che “Lo scarso successo dei disegni di legge collegati alla manovra finanziaria è parso dovuto da un lato, alla inadeguatezza della disciplina regolamentare che non ha saputo garantire loro delle effettive corsie preferenziali tali da assicurare l’approvazione in tempi certi e, dall’altro, dal loro carattere spesso palesemente non omogeneo, che rendeva obiettivamente problematico il loro esame in tempi contenuti”. Sembra la foto del decreto 78.
Ma come si può, di fronte alla speculazione internazionale che aggredisce i fondi sovrani, intrattenersi su queste sottigliezze da “mandarini” del bilancio? Giù con la spada quindi, con fare dirigistico. Ma, a parte i cambiamenti in corso d’opera, le esperienze del passato ci indicano che la condivisione dei processi, di cui le regole sono aspetto rilevante, producono risultati molto più significativi e duraturi. Nel 1992 il governo Amato, di fronte ad una crisi finanziaria gravissima, che rischiava di travolgere il paese, anticipò in un decreto legge di mezza estate le misure più urgenti (anche brutali, in certi casi, come il prelievo sui conti correnti), ma veicolò le riforme strutturali, tra cui quella del sistema pensionistico, in un provvedimento collegato alla legge finanziaria che venne discusso e approvato nella sessione di bilancio dei mesi seguenti. Da lì è partito il risanamento del paese che ha reso possibile l’ingresso dell’Italia nella moneta unica. Si sarebbe potuta seguire una strada analoga, anticipando le disposizioni della nuova legge di contabilità, per inaugurare una nuova stagione di riforme condivise. Il metodo avrebbe probabilmente aiutato a scegliere una sostanza più accettabile per tutti.