Sergio Romano, Corriere della Sera 25/07/2010, 25 luglio 2010
LE MONARCHIE IN EUROPA PERCHÉ SONO ANCORA UTILI
In Europa resistono ancora molte monarchie, tanto è vero che alla finale dei mondiali Spagna-Olanda assistevano anche i rappresentanti di entrambe le monarchie, quasi si trattasse di un’ antica tenzone cavalleresca. Mi chiedevo, a parte l’ Italia, quando siano cadute le altre monarchie e come sia possibile che esistano ancora tanti re e regine. Non è anacronistico il cittadino-suddito?
Cristina Fossati miosotis@hotmail.it
Cara Signora, vi è stata effettivamente, per quasi due secoli, una ideologia repubblicana che rappresentava la repubblica come un regime virtuoso, garanzia di impeccabili comportamenti democratici, e le monarchie come regimi aristocratici e conservatori, se non addirittura reazionari. Questa ideologia ha contribuito alla eliminazione, durante il Ventesimo secolo, delle monarchie che sono state giudicate responsabili di una guerra perduta, sono state travolte da una rivoluzione o hanno tradito le attese del loro Paese. Sono usciti di scena per queste ragioni i Romanov di Russia, gli Asburgo d’ Austria-Ungheria, gli Hohenzollern di Germania, i Coburgo di Bulgaria, i Petrovic-Niegosh del Montenegro, gli Obrenovic di Serbia e Jugoslavia, i danesi della Grecia, gli Hohenzollern-Sigmaringen della Romania, i Coburgo-Braganza del Portogallo. Ma sono sopravvissute le monarchie che hanno evitato i conflitti o sono uscite da una guerra tra le file dei vincitori o hanno adottato comportamenti coraggiosi in momenti difficili. Quest’ ultimo è il caso della Spagna, dove il ritorno alla monarchia fu lungamente preparato da un dittatore e parve utile per evitare che il Paese precipitasse nuovamente, dopo la sua morte, nella guerra civile. Ma Juan Carlos conquistò il consenso e l’ ammirazione del Paese quando reagì con fermezza al velleitario colpo di Stato del colonnello Antonio Tejero Molina, il 23 febbraio 1981. Oggi sappiamo che certe repubbliche possono essere molto peggio delle monarchie e che l’ istituto monarchico può rappresentare in molti casi un simbolo di unità nazionale e di continuità istituzionale. Questo è accaduto, beninteso, perché il sovrano ha rinunciato ad avere un ruolo nella determinazione della politica interna o internazionale ed è diventato una sorta di notaio, particolarmente utile per garantire il passaggio del potere da un governo all’ altro. Anche l’ Europa continentale ha fatto il percorso inaugurato dalla Gran Bretagna soprattutto nell’ Ottocento, quando i tradizionali poteri del sovrano vennero gradualmente trasferiti al Primo ministro. Oggi il cittadino-suddito sarebbe certamente, oltre che una contraddizione, un anacronismo. Ma non credo che un britannico, uno spagnolo, uno svedese, un danese, un norvegese, un olandese e un belga si sentano sudditi. A me sembra che siano piuttosto diventati i datori di lavoro di una dinastia che si esibisce in pubblico ogniqualvolta i suoi compatrioti hanno bisogno di rinsaldare la loro unità e solidarietà.
Sergio Romano