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 2010  luglio 25 Domenica calendario

2 articoli – SI AVVICINA IL SOGNO PIU’ ANTICO «POSSIBILE VIAGGIARE NEL TEMPO» - I viaggi nel tempo colpiscono di nuovo la mente degli scienziati che cercano, soprattutto attraverso la nuova fisica, di trovare risposte; almeno teoriche si intende

2 articoli – SI AVVICINA IL SOGNO PIU’ ANTICO «POSSIBILE VIAGGIARE NEL TEMPO» - I viaggi nel tempo colpiscono di nuovo la mente degli scienziati che cercano, soprattutto attraverso la nuova fisica, di trovare risposte; almeno teoriche si intende. A intrigarli di più, per certi aspetti, sembrano essere i balzi del passato, forse sedotti da Mark Twain che aveva voluto compiere un viaggio nel Medioevo con il suo «Un americano alla corte di re Artù». Per i ricercatori, in tal caso comunque, non si tratta di un vuoto, seppur affascinante, esercizio di fantasia. Seth Lloyd del Mit di Boston alla guida di un gruppo internazionale di studiosi che include pure due italiani (Lorenzo Maccone e Vittorio Giovannetti), ha dimostrato con una sofisticata ma corretta spiegazione come in effetti una viaggio a ritroso nel tempo sarebbe affrontabile. Rispetto a molti altri tentativi teorici sin qui compiuti, Lloyd aggiunge maggior credibilità perché fa ricorso ad un «effetto» prima ignorato. Vediamo come. Egli parte dal teletrasporto, ben noto ai più grazie a Star Trek dove le persone sono trasferite da un luogo all’ altro istantaneamente (in laboratorio, comunque, qualche fotone è già stato teletrasportato) e dalla meccanica quantistica. Ma il trucco sta nel far intervenire l’ «effetto di postselezione» che, semplificando, è un modo diverso di giocare le carte a disposizione. Grazie ad esso solo le particelle che sono state teletrasportate potrebbero essere riportate indietro nella condizione originaria, facendo così compiere un viaggio a ritroso pure nel tempo. Il ricorso allo strano «effetto» permette agli scienziati alcuni vantaggi come far entrare in scena la gravità senza però incorrere nei problemi posti dai viaggi temporali ipotizzati finora legati alla teoria della relatività. In tal caso si richiedeva una ben più ardua deformazione sia dello spazio che del tempo. In secondo luogo aggira un paradosso molto famoso noto come il «paradosso del nonno», in cui si immagina di tornare nel passato e di uccidere il nonno e ciò, appunto, è paradossale perché impedirebbe la nascita dell’ assassino. Ma il nuovo tentativo teorico finalizzato ad immaginare una macchina del tempo nasconde, in realtà, un valore aggiunto forse ancora più affascinante e che rappresenta la grande sfida che da decenni, almeno dall’ epoca di Einstein, tortura i fisici. È il sogno di unire insieme la meccanica quantistica e le leggi della relatività per arrivare all’ ambitissima «teoria del tutto», vale a dire ad un’ unica, semplice, legge universale che unifica tutte le altre semplificando la descrizione del mondo. Oltre all’ eccitante frontiera della conoscenza c’ è inoltre un intento più concreto. L’ effetto di post-selezione impiegato dal professor Lloyd è alla base delle ricerche sul computer quantistico di cui si incominciano a intravedere all’ orizzonte alcune possibilità e che quando si materializzerà sconvolgerà di nuovo la nostra vita. Simile prospettiva informatica, ovviamente, non era stata considerata nella «Macchina del tempo» che G.H. Wells scriveva nel 1885 per farci viaggiare nel futuro portandoci sino all’ anno 802.701. Ma paradossalmente, se l’ «effetto post-selezione» del professor Lloyd funzionasse davvero aprirebbe entrambe le porte, quelle del passato e del futuro. Ce n’ è abbastanza, intanto, per far correre la fantasia. Giovanni Caprara GöDEL E IL PARADOSSO DI UCCIDERE LA NONNA - Nella mitologia giapponese il pescatore Urashima Taro riesce a trasferirsi nel futuro; in quella irlandese lo stesso fa l’ eroe Finn McCool. Ma c’ è una clausola: Urashima non deve mai aprire una magica scatoletta e Finn non deve scendere dal suo cavallo incantato. I due trasgrediscono, e così si trovano invecchiati di colpo e ridotti infine a polvere e ossa. Ai paradossi del tempo ci ha abituato la fantascienza (pensiamo a Herbert George Wells) prima ancora che la scienza di Einstein. E chi non vorrebbe gettare un’ occhiata non solo nel futuro, ma anche nel passato? Però, andare indietro nel tempo è più problematico che spostarsi in avanti. Nei loro anni di Princeton ne aveva discusso proprio Einstein con il grande logico Kurt Gödel: questi aveva mostrato che alcune soluzioni delle equazioni della relatività generale descrivevano uno strano Universo in cui erano possibili traiettorie ad anello nel tempo. Uno di questi «viaggiatori di Gödel» avrebbe potuto così incontrare se stesso più giovane. O magari, travolto da un accesso di follia, uccidere a pistolettate... la propria nonna. Ma allora com’ è che era potuto venire al mondo? Enigmi del genere hanno invaso persino il teatro. L’ abbiamo visto con Infinities, lo spettacolo messo in scena pochi anni fa dal Piccolo Teatro della città di Milano, grazie agli sforzi congiunti di un brillante matematico come John Barrow e un maestro della scena come Luca Ronconi. La riflessione scientifica non è stata da meno. Ecco ora la proposta di Seth Lloyd e della sua equipe dello MIT (nel gruppo c’ è anche Vittorio Giovannetti della Normale di Pisa): combinare insieme le curve temporalmente chiuse della relatività generale con la teoria più stupefacente della fisica odierna, cioè la meccanica quantistica. In una storica controversia, proprio Einstein aveva mostrato che questa basilare teoria delle particelle elementari implicava una vera e propria azione a distanza che sembrava sfidare la concezione tradizionale delle interazioni. Ne è scaturita l’ affascinante idea del teletrasporto quantistico, che dovrebbe consentire di trasferire parte di un’ informazione a velocità superiori a quella della luce. Lloyd e i suoi (che conoscono bene miti come quelli di Urashima Taro e racconti come quelli di Wells) immaginano di poter «invertire» il processo. Questa «post-selezione» evidenzia la possibilità di «scavare un tunnel dal futuro al passato». Tutto questo, ovviamente, per cose «molto piccole» come le particelle elementari... Ma noi siamo fatti di particelle elementari! Mentre i fisici sottolineano che proprio i vincoli della meccanica quantistica potrebbero ridurre o eliminare paradossi come quelli dell’ uccisione della nonna, il pubblico rimane «perplesso» (un po’ come si dichiarava lo stesso Einstein di fronte alla provocazione di Gödel). Se quelle gallerie sono possibili, com’ è che i curiosi provenienti dal futuro non sono già qui? È lo stesso argomento che Enrico Fermi usava per smontare ipotetici scenari di invasione da parte di alieni così tecnologicamente raffinati da poter colonizzare il nostro Sistema solare. La fisica si è forse trasformata in un ramo della letteratura fantastica, come a suo tempo diceva Borges della teologia? Può anche darsi; ma intanto gli esperti pensano che proposte teoriche del genere ci aiutino a capire qualcosa di più dell’ elusiva connessione di quanti e relatività. Però, a qualcuno può venire in mente la storiella di quel professore afroamericano che vuole avere informazioni in presa diretta sulla Guerra civile. Riesce a «trasferirsi» al momento della battaglia di Gettysburg; ma causa involontariamente la morte di un ufficiale nordista, e questo cambia le sorti dell’ intero conflitto. Quando ritorna al suo tempo, il professore si scopre schiavo in una piantagione di cotone del Sud vittorioso. Che la meccanica quantistica ci protegga da pasticci del genere! Per intanto, come ha suggerito un commentatore in Rete, se qualcuno ha proprio voglia di ficcanasare nella storia, «si affidi a qualche sceneggiatore di Hollywood»: ne vedrà delle belle, senza mettere a repentaglio le proprie... particelle elementari. Giulio Giorello