Sergio RIzzo, Corriere della Sera 25/07/2010; Marisa Fumagalli, Corriere della S, 25 luglio 2010
3 articoli - I COMUNI (TRA BUONI E CATTIVI). VENEZIA PRIMA PER SPESA - Ma lo sanno a Morterone di essere i più ricchi d’ Italia? Novemilasettecentouno euro a testa di trasferimenti pubblici, hanno avuto nel 2008
3 articoli - I COMUNI (TRA BUONI E CATTIVI). VENEZIA PRIMA PER SPESA - Ma lo sanno a Morterone di essere i più ricchi d’ Italia? Novemilasettecentouno euro a testa di trasferimenti pubblici, hanno avuto nel 2008. Roba da mandare per traverso la giornata a 5.649 gandinesi: perché i residenti di Gandino, in provincia di Bergamo, di euro procapite dallo Stato e dalla Regione ne hanno avuti appena 6. Ovvero, milleseicentodiciassette volte meno dei morteronesi. Sorprese di una classifica elaborata sui dati dell’ Ifel, il centro studi dell’ Associazione dei comuni italiani, che mette a confronto gli incassi con le spese di tutti i nostri municipi. Quasi tutti, per la precisione: 7.750 su 8.094. I 344 mancanti non ci sono perché le loro amministrazioni non hanno ancora chiuso i conti consuntivi. Si può quindi immaginare che fra questi ci siano anche Comuni in dissesto. Carenze tutto sommato poco significative, se si eccettua Taranto. Che in ogni caso non avrebbe mai potuto competere con Morterone. Ma perché quel microscopico paese della provincia di Lecco avrebbe avuto tutti quei soldi? Una cosa è certa: è il secondo più piccolo d’ Italia. Ha appena 36 abitanti. Il bello è che un terzo di loro fa l’ amministratore. Sapete quanti consiglieri comunali ha Morterone? Dodici. Visti i numeri, può essere che uno di loro sia stato eletto grazie a un solo voto: magari il proprio. Poi ci sono, naturalmente, il sindaco, il vicesindaco e due assessori. E meno male che tre componenti della giunta sono anche consiglieri comunali, così da limitare a tredici (su trentasei). Immaginiamo le riunioni del governo e dell’ assemblea: una specie di riunione di condominio familiare. Con il sindaco Antonella Invernizzi che risponde alle questioni poste dai consiglieri Palmino Invernizzi, Egidio Invernizzi, Francesco Invernizzi o Cristina Invernizzi. Non sarà certamente per i «costi della politica», verosimilmente inesistenti, che Morterone è anche uno dei Comuni con la spesa corrente procapite più alta d’ Italia: 3.460 euro. Per capirci, più del doppio rispetto a Bolzano, dove certamente non si fanno mancare nulla, a cominciare dallo stipendio del primo cittadino (13.312 euro lordi al mese). Ma i numeri fanno comunque riflettere. Anche perché i morteronesi non sono soli. Ci sono anche i pedesinesi, ovvero i cittadini di Pedesina, un grumo di case ancora più piccolo nella provincia di Sondrio. Sempre stando al sito Comuni-Italiani.It loro sono 34. Con 12 consiglieri comunali, al pari di Morterone. E tanto di sindaco, vicesindaco e tre assessori: un paio di abitanti in meno di Morterone, un assessore in più. Normale, no? Semmai ci sarebbe da domandarsi perché arrivino a Pedesina, paese dove la spesa corrente secondo i dati dell’ Ifel raggiunge 2.994 euro a persona, arrivino «soltanto» 1.920 euro di trasferimenti pubblici. Interrogativo che sorge spontaneo anche a proposito di altri Comuni ben più grandi, guardando le classifiche. E qui va fatta una premessa. Il criterio con il quale vengono distribuiti agli enti locali i denari dal centro è di natura storica. Se un determinato paese ha avuto negli anni un certo ammontare di risorse, in linea di principio si fa riferimento a quello. E le differenze nei trasferimenti pubblici e nelle spese correnti, talvolta molto grandi fra municipio e municipio, hanno proprio molte spiegazioni «storiche». Negli anni si sono accavallate leggi e norme che hanno comportato talvolta maggiori spese ma non per responsabilità delle giunte locali. Esempio: se un Comune (al Sud ce ne sono molti) ha dovuto assumere lavoratori socialmente utili per attenuare le tensioni sociali, ebbene, ha bisogno di soldi per pagare i loro stipendi. Anche se quelle buste paga sono spesso assolutamente inutili per far funzionare l’ ente locale. In altri casi ci sono trasferimenti che nulla hanno a che vedere con l’ ordinaria amministrazione, come quelli per fronteggiare le calamità naturali. Poi ci sono le Regioni autonome, dove arrivano molti più soldi dallo Stato centrale che altrove. Diversamente non si spiegherebbe perché nella classifica dei trasferimenti pubblici Morterone sia in realtà preceduto da altri due piccoli Comuni. Il primo è Ripabottoni, in provincia di Campobasso, che nel 2008 sarebbe stato letteralmente inondato dai soldi pubblici. Ben 33.851 euro per ognuno dei suoi 673 abitanti. Il motivo lo spiega il sindaco, Michele Frenza: «Si tratta dei contributi per la ricostruzione». Ripabottoni è uno dei centri maggiormente colpiti dal terremoto del 31 ottobre 2002, quando a San Giugliano di Puglia 27 bambini e un’ insegnante rimasero sotto le macerie della scuola elementare. Ed è forse logico che sia in cima alla classifica dei trasferimenti. Altrettanto logico è che L’ Aquila si trovi invece appena alla casella numero 3.927. I dati si riferiscono al 2008, quando il devastante terremoto che ha distrutto il centro storico di quella meravigliosa città non aveva ancora colpito l’ Abruzzo. Ma si dà anche il caso che Ripabottoni compaia anche nelle primissime posizioni della graduatoria per le spese correnti. I dati dell’ Ifel accreditano il paese molisano di esborsi per 4.192 euro ad abitante. Tanto per avere un’ idea, è più del doppio di quanto spende una città come Venezia, che ha evidentemente qualche ragione di natura acquatica per avere in bilancio uscite così cospicue: 2.092 euro procapite. Il paese secondo in classifica per trasferimenti pubblici si chiama Chamois ed è un centro di 93 anime (la fonte è sempre il sito Comuni-Italiani.it) in Valle D’ Aosta. Dice il centro studi dell’ Anci che nel 2008 è stato gratificato da fondi statali e regionali per qualcosa come 10.261 euro per ogni residente. Non stupitevi: i Comuni valdostani affollano le parti alte di ogni graduatoria, come del resto quelli trentini, altoatesini e di altre Regioni a statuto speciale. Magia delle autonomie: basta dare un’ occhiata ai trasferimenti pubblici assegnati alle città di una certa dimensione. In cima a tutte, Bolzano, seguita da Trento: rispettivamente 1.121 e 1.113 euro per abitante. A breve distanza Pordenone (892), Aosta (879), Gorizia (847) e Udine (729). C’ è da dire che a Chamois i soldi arrivati dal centro non sono stati neppure sufficienti a compensare le uscite. Secondo per la quantità di denari pubblici pervenuti due anni fa, il paesino valdostano è secondo anche per le spese correnti: 10.682 euro. Precede Ussita, in provincia di Macerata, e un altro piccolo Comune della Valle d’ Aosta, La Magdeleine. In testa ai municipi che spendono di più c’ è Campione d’ Italia, altro caso evidentemente particolare, vista la sua collocazione geografica (è un frammento italiano in territorio svizzero) e la presenza del Casinò. Certo, ci sono anche situazioni per le quali l’ autonomia non riesce a spiegare proprio tutto quanto. Prendiamo il caso di Comitini, centro che nel 2008, anno al quale si riferiscono i dati pubblicati in queste pagine, vantava un record dei dipendenti comunali: 71 su 978 residenti. Come stupirsi che il paese agrigentino assorbisse una quantità di trasferimenti pubblici pari a 1.447 euro procapite, vale a dire il 29% in più rispetto a Bolzano? E perché il bilancio dello stesso Comune non avrebbe dovuto registrare uscite ordinarie per 1.623 euro, superando anche in questa classifica il capoluogo altoatesino? Non mancano tuttavia le sorprese nemmeno nelle Regioni ordinarie. La spesa corrente del Comune di Pontida, luogo simbolo della Carroccio e guidato da un sindaco leghista Pierguido Vanalli, per nulla turbato dal fatto di essere contemporaneamente primo cittadino e deputato al parlamento nazionale («Se un politico riesce a fare sia l’ uno che l’ altro non vedo perché non dovrebbe»), è superiore a quella di due paesi del Sud spesso ricorrenti, nell’ immaginario leghista (e non soltanto), come emblemi dell’ assistenzialismo meridionale: si tratta di Nusco, patria dell’ ex segretario della Democrazia cristiana Ciriaco De Mita, e Ceppaloni, regno del fondatore dell’ Udeur Clemente Mastella. Ecco i numeri: 631 euro procapite Pontida, 615 e 628 rispettivamente Nusco e Ceppaloni. Intendiamoci: non c’ è dubbio che ogni confronto andrebbe fatto considerando anche il livello dei servizi offerti alla cittadinanza. E qui, va riconosciuto, nel Centro Nord sono messi decisamente meglio. È indubbio che i 1.182 euro procapite spesi dal Comune di Pisa non siano come gli stessi 1.182 euro sborsati da quello di Palermo. Città nella quale, peraltro, piovono risorse pubbliche per un ammontare (868 euro ad abitante) che oltrepassa dell’ 89% i trasferimenti pubblici al capoluogo toscano (459 euro). Al tempo stesso, sarebbe decisamente arduo mettere i 1.513 euro per abitante usciti nel 2008 dalle casse di Siena sullo stesso piano dei 1.426 euro spesi dal municipio napoletano. Per non parlare dei 1.355 euro di Bologna e dei 1.280 di Catania. Città che l’ attuale sindaco, il senatore del Pdl Raffaele Stancanelli, avrebbe ereditato, come ha dichiarato lui stesso, sull’ orlo della catastrofe finanziaria dalla precedente amministrazione capitanata da Umberto Scapagnini. Anch’ egli nominato due anni fa senatore: per riconoscenza? Fatto sta che per salvare Catania il governo è stato costretto a stanziare 140 milioni, con un provvedimento che ha riconosciuto anche 500 milioni a Roma, anch’ essa fortemente indebitata. Un finanziamento che però influisce sui trasferimenti statali al capoluogo etneo soltanto a partire dal 2009. Ciò nonostante, anche l’ anno precedente Catania risultava terza nella lista delle città più grandi beneficiarie di risorse pubbliche (con 1.090 euro) immediatamente alle spalle di Bolzano e Trento. Per onestà va detto che distinzioni profonde esistono anche fra Roma e Milano. Tuttavia non si può fare a meno di notare che le uscite correnti del Campidoglio erano pari due anni fa a 844 euro per abitante, contro i 1.414 del capoluogo lombardo. Il Comune amministrato da Letizia Moratti spendeva più di Torino (1,368), Cagliari (1.357), Trieste (1.354) e Firenze (1.340). Ma anche più di Brescia (1.117), Lecco (1.094) e Lodi (1.088). A Milano, per contro, affluivano risorse pubbliche per 476 euro procapite, meno che a Caltanissetta (489), Foggia (489), Salerno (510), Ragusa (510), Siracusa (512) e Messina (614). Oltre che, naturalmente, a Roma, destinataria nel 2008 di 591 euro ad abitante. In fondo all’ elenco dei capoluoghi si trova Caserta, che incassa da Stato e Regione 215 euro per abitante. Meno di Sondrio, la città natale del ministro dell’ Economia Giulio Tremonti. Peccato che il capoluogo della Campania spenda quattro volte e mezzo tanto: 988 euro. Non che le uscite correnti del Comune lombardo siano però troppo inferiori. Ammontano, infatti, a 888 euro a persona, esattamente come Rimini. Alla fine di tutto questo rimane una domanda: con i costi standard del federalismo fiscale questa incredibile giungla sarà davvero disboscata? Accanto ai tanti che dovranno tirare la cinghia, potranno sperare di avere qualche soldo in più gli abitanti di Gandino, che intascano dallo Stato appena 6 euro l’ anno, e i cittadini di Mareno di Piave, che spendono meno di tutti gli altri? Sergio Rizzo ACCIAIO E VIGNETI, IL MENO «GENEROSO» E’ A NORD-EST - Virtuoso o sparagnino, il comune di Mareno di Piave? In effetti, la spesa corrente di 287 euro (l’ anno) per abitante è una miseria. Ultimo in classifica, non a caso. Eugenio Tocchet, 58 anni, sindaco da 7 (due anni fa è stato rieletto con il 77,5% di consensi), leghista, alla guida di una coalizione Pdl, risponde: «Certo, abbiamo fatto investimenti oculati; e qui sta la nostra virtù. Che rivendico. Ciò premesso, l’ essere stati avveduti si è rivelata una mezza fregatura. Nel senso che, adesso, ci troviamo strangolati dal Patto di stabilità. Che indica i budget, in base a parametri calcolati sulla cosiddetta spesa storica. Di conseguenza, siamo rimasti ultravirtuosi un po’ per scelta un po’ per obbligo. Per non parlare dell’ ultima manovra finanziaria che, se non viene modificata, ci taglierà le gambe». Mareno di Piave è un paesone di pianura, in provincia di Treviso. Conta poco meno di 10.000 abitanti e si trova a ridosso di Conegliano Veneto. Quasi un satellite del centro maggiore. Tra le personalità di spicco, annovera un europarlamentare, Toni Cancian, e il fratello di lui, Domenico, che è il vescovo di Città di Castello. Di più: a Mareno, nella cappella di famiglia, c’ è la tomba di Francesco Donà delle Rose, l’ unico doge non sepolto a Venezia. «Ma siamo soprattutto un centro industriale - avverte il sindaco -. Il comune sta dentro il Distretto dell’ acciaio e conta varie industrie meccaniche. Poi, ci sono le attività agricole, i vigneti, le cantine. Insomma, non ce la passiamo male». «Voglio dire - continua Tocchet - che potremmo permetterci di investire un po’ di quattrini in servizi e opere pubbliche. Inoltre, dovremmo assumere qualche dipendente municipale. Al momento, ne abbiamo 22, un terzo della media generale. Ma il turnover è bloccato. Fatto sta che veniamo penalizzati come gli amministratori spreconi. Così non va. Mi dispiace, la mia coalizione è la stessa che sta al governo. Non importa; io contesto le ultime imposizioni». Comunque sia, può indicarci, con qualche esempio, l’ essenza della consolidata virtuosità di Mareno? «Attraverso accordi di programma con privati, siamo riusciti a realizzare opere utili per il comune. Due casi: una bella piazza con edifici residenziali al posto di un capannone-bocciofila dismesso e un laghetto ricavato da un’ ex cava che era diventata discarica abusiva. A costo zero. Attorno al lago, il proprietario ha messo su un ristorante, noi un centro polivalente. E poi area verde, piste ciclabili, su una superficie di 66.000 metri quadrati». Veniamo alla manovra. Tagli prevedibili? «La chiusura dei due palazzetti dello sport. Inoltre, saremo costretti a far pagare interamente il pullmino per il trasporto alunni». Marisa Fumagalli IL PIU’ RICCO E PICCOLO: 13 ABITANTI SU 36 SIEDONO IN CONSIGLIO - Trentasei abitanti, dodici consiglieri comunali più il primo cittadino. Alle ultime elezioni, un anno fa, si sono presentate tre liste con 32 candidati (ovviamente non tutti residenti) e gli elettori erano 33. Ha vinto - battendo a sorpresa il sindaco che regnava da 24 anni - la maestra Antonella Invernizzi, che d’ inverno non abita qui anche perché a Morterone, 1100 metri sulle montagne della Valsassina, non ci sono mica scuole (i bimbi del paese sono solo quattro). E non ci sono neppure medico, parroco, ufficio postale, giornali, farmacia, uffici comunali. Per trovarli bisogna scendere a valle, a Ballabio, 16 chilometri di stretti tornanti in mezzo ai boschi. Eccoli qua i numeri del secondo comune più piccolo d’ Italia, immerso nel verde e nel silenzio tutto l’ anno, animato in questa stagione da 300-400 persone che hanno la seconda casa in questo posto incantato fuori dal mondo. Ma guai a parlare di fusione con Ballabio. «Noi - dice il sindaco - siamo contrari perché, a differenza di altri comuni anche più grandi di Morterone che hanno pensato di mettersi insieme perché vicini, il nostro paese è isolato, Ballabio è troppo lontano, rischieremmo di diventare la periferia dimenticata». E allora si cerca di far quadrare i conti. Sindaco, assessori e consiglieri hanno rinunciato a percepire compensi. I trasferimenti ordinari dallo Stato ammontano - dice il sindaco - a circa 50 mila euro all’ anno. Poi ci sono le entrate degli oneri di urbanizzazione, l’ Ici. «Stiamo molto attenti - dice Antonella Invernizzi - anche ai bandi di Regione, provincia, comunità montana». Altri soldi preziosi che alla fine, consentono di arrivare a 150 mila euro per amministrare il paese. Problemi grossi a dire il vero ce ne sono solo due: l’ acquedotto, ridotto a colabrodo per le continue rotture provocate dal gelo d’ inverno, che non riesce a rifornire le frazioni, e la strada provinciale che collega Morterone con Ballabio. Negli anni passati il rischio di slavine obbligava a chiudere la strada isolando il paese per giorni, ma quest’ anno - come dice il sindaco con orgoglio - non c’ è stato neppure un giorno di chiusura grazie a para-slavine installati dalla Provincia. Non mancano comunque i soldi per organizzare eventi estivi che attirano turisti. La settimana scorsa c’ è stato il motoraduno Guzzi con 250 partecipanti provenienti da tutta Europa e in agosto ci saranno iniziative tutti i giorni. Luigi Corvi