Varie, 28 luglio 2010
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PENN Mark New York (Stati Uniti) 15 gennaio 1954. Sondaggista. Dal 2005 amministratore delegato della Burson-Marsteller, società di pubbliche relazioni con 100 uffici in 59 Paesi • «[
PENN Mark New York (Stati Uniti) 15 gennaio 1954. Sondaggista. Dal 2005 amministratore delegato della Burson-Marsteller, società di pubbliche relazioni con 100 uffici in 59 Paesi • «[...] Ama definirsi un “impollinatore” che ronza tra politica e pubblicità [...] fu lui a far entrare nel vocabolario elettorale le soccer moms, una fetta nuova e consistente di elettrici indecise che si rivelò cruciale per la riconferma di Bill Clinton alla Casa Bianca nel ’96 [...]» (Michele Farina, “Corriere della Sera” 31/8/2007) • «[...] Nel 1981 è stato dietro la campagna di rielezione di uno dei primi ministri più di destra di Israele, Menachem Begin, aiutandolo a definire la sua premiership intorno al bombardamento preventivo della centrale nucleare di Osirak, in Iraq. Penn ha lavorato per Tony Blair nel 2004 e, più in generale, per quasi tutte le figure politiche della sinistra anglosassone favorevoli alla destituzione di Saddam Hussein: da Joe Lieberman nel 2004, al gruppo centrista Democratic Leadership Council [...]» (“Il Foglio” 11/5/2007) • A capo della campagna presidenziale di Hillary Clinton, nell’aprile 2008 fu licenziato: «[...] è inciampato sul suo conflitto di interesse, quello di voler platonicamente conciliare le esigenze della (ben retribuita) lealtà ai Clinton con quelle del lavoro (strapagato) di lobbista, a capo di Burson-Marsteller. Così, mentre Hillary lanciava fuoco e fiamme contro il Nafta, l’accordo nord-americano di libero scambio firmato da suo marito, presunta fonte di tutti i mali dell’economia americana, Penn ha continuato ad agire per conto del governo della Colombia, che gli ha saldato fatture miliardarie per far approvare in Senato un accordo commerciale, osteggiato dall’ex first-lady. Secondo quanto ha rivelato [...] il Wall Street Journal, Penn aveva anche incontrato l’ambasciatore colombiano negli Usa, per discutere le prossime mosse. Abbastanza per far infuriare Hillary (come hanno rivelato i suoi portavoce) e segnare la sua sorte: dopo un maldestro tentativo di scusarsi, che gli è subito costato il contratto con i colombiani offesi dalla “mancanza di rispetto”, Mark Penn è stato costretto ad annunciare le dimissioni da “senior strategist” della campagna. [...] Era stato lui a confezionare la campagna “meat and potatoes”, carne e patate, centrata sull’esperienza e le specifiche soluzioni ai problemi, che ha fatto di Hillary una candidata competente e noiosa, preparata ma incapace di parlare al cuore della gente. Oppure a far correre l’ex first lady come “l’inevitabile prescelta” del partito, suggerendole di ignorare i piccoli Stati o i caucus, dove Obama ha mietuto centinaia di delegati. Errori fatali, di fronte alla mistica della speranza e del rinnovamento, incarnata da Barack. [...]» (Paolo Valentino, “Corriere della Sera” 8/4/2008).