ANGELO AQUARO la Repubblica 25/7/2010, 25 luglio 2010
E SULLA QUINTA STRADA NACQUE LA DONNA MODERNA
«Posso provare con un gelato?». Bisogna ringraziare Blake Edwards per non avere ceduto ai capricci di Audrey Hepburn all´alba di un pungente giorno di ottobre di mezzo secolo fa. Un gelato? Ma quale gelato: chi mai avrebbe digerito un gelato a colazione? Sul copione c´era scritto: «danese». E quel particolare tipo di brioche Holly Golightly avrebbe consumato - tutta di Givenchy vestita - davanti alle vetrine dell´indirizzo del lusso più famoso del mondo: 727 Fifth Avenue, New York.
Ah, Colazione da Tiffany. Quanti film, oltre alla storia del cinema, hanno fatto la storia? Ci sono voluti cinquant´anni ma finalmente davanti a nostri occhi scorre la pellicola nascosta dietro a quel mito confezionato come una bomboniera: e che nascondeva, invece, una bomba vera. Per carità, la critica applaudì entusiasta. «Accattivante davvero» scrisse il New York Times. «Una sorpresa che ti prende» rincarò Variety. Tutti lì incantati di fronte alla love story impossibile tra lo scrittore introverso e quella ragazza ribelle venuta dalla provincia e che per vivere prende «50 dollari per la toeletta», come diceva la traduzione italiana.
Pochissimi, nell´autunno del 1961, riuscirono a cogliere una piccola grande verità: malgrado lo stravolgimento dal romanzo di quello scrittore strambo e talentuoso, Truman Capote - che raccontava il rapporto impossibile tra una giovane prostituta d´alto bordo e il narratore che in realtà era gay - sotto la patina della commedia romantica Colazione da Tiffany nascondeva il messaggio di liberazione sessuale che avrebbe portato all´«alba della donna moderna», come dice il sottotitolo di Fifth Avenue, 5 A. M. «Hollywood ha sempre parlato di sesso» scrive Sam Wasson, l´autore del libro che ricostruisce la genesi controversa del capolavoro, «ma prima di Colazione da Tiffany solo le cattive ragazze lo facevano». Quel film apre agli anni Sessanta della liberazione: naturalmente con tutto il tatto e l´ipocrisia di un´industria il cui massimo della trasgressione era stata fino ad allora Quando la moglie è in vacanza.
Non per niente la prima scelta di Capote è proprio lei, Marilyn Monroe. Ma i produttori, Marty Jurow e Richard Shepherd, sanno che sarebbe una Holly pessima: la diva è incontrollabile ma, soprattutto, è una bomba del sesso. Già lo sceneggiatore, George Axelrod, ha i suoi guai a smorzare l´eroticità della situazione: la censura bloccherebbe tutto. E se non Marilyn chi? Le star dell´epoca sono un quartetto d´assi: Doris Day, Elizabeth Taylor, Debbie Reynolds, Sandra Dee. Poi ci sono due emergenti: Shirley MacLaine, Jane Fonda. No, nessuna sembra tagliata per quel ruolo impossibile: ci vuole una classe altissima per portare sullo schermo un personaggio così moralmente delicato.
«Lo script è meraviglioso», risponde Audrey Hepburn, «ma io non posso interpretare una puttana». La principessa di Vacanze romane, la ballerina senza esperienza di recitazione che la stessa Colette aveva scelto per far rivivere la sua «Gigi», è in cerca di un ruolo che la faccia uscire dal suo stereotipo acqua e sapone. Ma questo è troppo. I produttori che sono volati fino al suo eremo in Svizzera che divide con Mel Ferrer non demordono: «Non vogliamo fare un film su una puttana: vogliamo fare una film su una sognatrice. Ma se non ti senti pronta vuol dire che sei la scelta sbagliata.... ». Punta nell´onore (e forse dall´offerta di 750 mila dollari) Audrey capitola. «Posso dire» le scrive Capote «che sono contento che abbia accettato? Non posso dare nessun giudizio sulla sceneggiatura, non avendo avuto l´opportunità di leggerla, ma dato che Holly e Audrey sono entrambe due ragazze meravigliose, sento che nulla potrà scalfirle».
Nulla? A proteggere le due ragazze ci pensa la censura di Geoffrey Shurlock, il nuovo sforbiciatore di Hollywood, l´uomo che ha riscritto per la prima volta da vent´anni il Codice di Produzione delle major. George Axelrod è uno sceneggiatore scaltro e gli mette in mano uno script pieno di paginate hard lì apposta per essere tagliate e distrarlo così dai punti critici. Ma Geoffrey è inflessibile. «Pagina 15: Holly dovrebbe portare tutta la sottoveste invece di mutande e reggiseno». «Qui le sue scene devono essere girate con cura per evitare che si vedano nudità anche parziali». «Holly non può essere divorziata da Doc, il suo matrimonio è stato semplicemente annullato».
Molti anni dopo, in un´intervista data in un momento d´euforia drogata e ubriaca, Capote sconfesserà completamente quella Colazione da Tiffany: «Mio Dio, è il film meno azzeccato che abbia mai visto: il giorno in cui ho firmato il contratto, quelli hanno fatto l´esatto opposto di quanto avevamo pattuito. Hanno preso un regista schifoso come Blake Edwards, che io ci sputo sopra...». Blake Edwards sarà naturalmente la fortuna del film. Un´altra seconda scelta. Audrey impone quattro registi: William Wyler, Billy Wilder, George Cukor o Fred Zinnemann. Ma nessuno è disponibile e la produzione si rivolge a quel regista brillante ma il cui più grande successo finora è stato in tv con Peter Gunn. Fortuna doppia. Vuol dire che nel gruppo di lavoro entra il giovane musicista che sta rivoluzionando le colonne sonore a ritmo di jazz: Henry Mancini. È lui, l´autore di Peter Gunn, la musica che poi rivivrà nei Blues Brothers di John Belushi, a scrivere apposta per Audrey Moon River con le parole del grande Johnny Mercer. Un altro scandalo. Il capo della Paramount non vuole che quella canzone compaia nel film: ha in mente qualcosa di più impressionante, «siamo a New York, voglio musica di Broadway», e invece Mancini ha fatto di tutto per inventare quella melodia jazzy e folk, voce e chitarra, che poteva davvero essere stata partorita da una ragazzina in fuga da Tulip, Texas. È l´unico momento in cui sentono Audrey - una parola buona per tutti, sempre sorridente, una stellina sul set - rispondere a muso duro: «Dovrai passare sul mio cadavere».
Canzone e colonna sonora furono gli unici Oscar che il film vincerà: Hepburn miglior attrice sarà battuta dalla Ciociara Sophia Loren. Ma quel mattino del 2 ottobre 1960 - quando Blake Edwards dice «Motore!» davanti alla vetrina di Tiffany, gridando di fare in fretta perché di lì a poco sulla Quinta sarebbe passato il corteo di Nikita Kruscev - resterà un punto di non ritorno. Le mamme di mezzo mondo chiameranno Holly le proprie figlie. E quarant´anni prima di Sex & The City le ragazze scopriranno al cinema che il sesso prematrimoniale esiste e che c´è tutto un mondo lì fuori da vedere: «Moon River, off to see the world / There´s such a lot of world / To see». Possibilmente, senza le mance.