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 2010  luglio 25 Domenica calendario

SCATTA OVUNQUE L´ALLARME DEI CONCESSIONARI CHIUDEREMO IN 1.200, A RISCHIO 15MILA POSTI - TORINO

«In Italia ci sono più o meno 3.800 concessionarie. Se le previsioni sulle vendite saranno confermate, nei prossimi mesi ne chiuderanno almeno 1.200. E in tutto andranno persi circa 15mila posti di lavoro». A Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l´associazione delle imprese che vendono vetture, bastano pochi dati per far capire quanto sia grave la situazione del settore. Spiega che «è una crisi strutturale», e lo fa attraverso altri numeri: «Siamo passati dai 2,5 milioni di auto vendute nel 2007, ai 1,9 milioni dell´anno passato. Le previsioni di associazioni e analisti dicono che alla fine del 2010 arriveremo a 1,7 milioni e il numero rimarrà stabile fino al 2014».
In poche parole: non si vende. I rivenditori parlano di saloni che a giugno e luglio sono rimasti deserti o quasi: «Normalmente si tratta di due mesi in cui le nostre concessionarie sono tutt´altro che affollate. Però, devo dire che sta andando ancora peggio del previsto», racconta Lorenzo Loccisano, amministratore di Progetto, gruppo attivo in Piemonte e Valle d´Aosta.
Secondo le statistiche, tra gennaio e marzo il mercato ha tenuto, ma, spiega Filippo Pavan Bernacchi, «i numeri sono "sporcati" dagli incentivi, perché l´auto poteva essere venduta a dicembre ma immatricolata a marzo». Invece, prosegue il presidente di Federauto, «il calo vero, depurato dai "chilometri zero" parla di un mercato in flessione del 30 per cento, con Fiat e Ford che stanno soffrendo più degli altri perché sono i due marchi che più hanno beneficiato degli aiuti sulla rottamazione».
E se oggi i venditori d´auto sono così malmessi, la colpa è anche degli incentivi: «Quelli del 2009 sono stati dannosi per l´intero sistema, perché abbiamo lavorato per un anno al 150 per cento e ora siamo scesi di colpo al 70», spiega il numero uno dei concessionari italiani. E aggiunge: «Abbiamo chiesto al governo una exit strategy, un cuscinetto. Ce l´hanno promesso, ma non è arrivato. E adesso vorremmo almeno un supporto per le vetture a basso impatto ambientale, o comunque a bassa emissione di CO2».
L´obiettivo dei concessionari è di alzare l´asticella delle auto vendute a due milioni di esemplari, che è considerato il livello minimo di sopravvivenza. Altrimenti saranno costretti a usare le forbici sui propri organici: «Se questa situazione persiste - dice Alberto Di Tanno, presidente del gruppo Intergea, 40 mila vetture vendute ogni anno tra Piemonte, Liguria e Lombardia - non ci sarà solo una crisi dell´indotto che sta "a monte" delle case automobilistiche, ma anche di quello che sta "a valle", ossia della rete distributiva. È un comparto che impiega migliaia di persone e che ha tantissimi costi fissi, difficili da comprimere». In gioco ci sono non solo i posti di lavoro, ma anche l´equilibrio dei bilanci pubblici: «Se il sistema non regge - evidenzia Pavan Bernacchi - non saremo gli unici a risentirne. Perché il calo di vendite porterà una diminuzione di tutta la parte fiscale che ruota attorno all´auto. E sarà un ammanco che avrà un impatto micidiale sui conti dello Stato».