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 2010  luglio 28 Mercoledì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "DAVERIO

Philippe"

2010
Che succederebbe in una Italia senza edicole? Il Riformista lo ha chiesto a Philippe Daverio, eccentrico cultore di estetica: «Che noia sarebbe! D’accordo che tutta una serie di giornali stanno soffrendo e che rimproverano all’edicola di non rispondere più in fatto di vendite, ma siamo sicuri che risolva tutto quella scatoletta elettronica? L’iPad mi va anche bene, ma c’è una riflessione da fare: nella Repubblica federale tedesca, la Bild-Zeitung tira ancora tantissimo, i Paesi avanzati non hanno mica rinunciato a questo. Feltri però così mi fa una gentilezza anzi lo ringrazio, quel suo titolo dell’altro giorno, mi ha fatto prendere un colpo. Ma l’edicola continuerà a vivere».
L’Italia giornalisticamente parlando insiste ad avere pagine che raccontano solo di politici, del dialogo tra fini e berlusconi, mentre la realtà sta altrove - continua Daverio - I giornali autentici, quelli veri, fanno così. Certo il New York Times è in crisi ma era da tempo una mappazza, i francesi invece continuano ad andare bene. Comunque il giornale è quella cosa che uno può prendere e lasciare su una panchina, idem sul treno e che può anche dimenticare. Io quel baracchino web non posso mica perderlo quindi volte al mese come faccio con i giornali. La verità è che io compro il giornale allo scopo di buttarlo via. e l’edicola è la fonte unica di questo mio piacere».
Che cosa rappresenta l’edicola? «Guardi la cosa peggiore non è la perdita dell’edicola in sé che non sono mai dei bei posti, ma il dialogo con l’edicolante, quello che nei paesi piccoli fa anche il tabaccaio. E soprattutto la ritualità, per esempio se mi sveglio sulla costa romana, mi alzo, esco, prendo cappuccino e giornale e sono un uomo contento. Noi siamo il paese del sole: più c’è sole, meglio lo leggo il giornale, per me che sono anche anziano. Mentre l’iPad soffre il sole. Comunque nessun problema, non mai è successo che un nuovo media uccidesse il precedente» (Stefano Ciavatta, il Riformista 11/6/2010)

«... poi c’è chi, come il critico d’arte Philippe Daverio, arriva a dire che il gossip è morto e che i salotti, per quanto buoni siano, non hanno più motivo d’esistere. (Marianna Aprile, Novella 2000, n. 15, 15/04/2010).

2009
Ha studiato alla Bocconi (VOCE ARANCIO 21/10/2009)

«Comprare Picasso conviene? una domanda metafisica! Le sue opere hanno raggiunto in passato il loro valore massimo, non può più aumentare. Picasso è un ottimo investimento a lungo periodo, è meno conveniente nel breve. Ora è meglio puntare sugli artisti emergenti» (Philippe Daverio, critico d’arte). (Il mercato di Picasso, Voce Arancio, 6/5/2009)

Tra i personaggi Disney, Philippe Daverio si riconosce in Topolino («positivo, altruista e vincente, quello che tutti vorremmo essere»). (Giulia Ziino, Corriere della Sera 9/2/2009).

2008
Alla Bocconi c’era Philippe Daverio che per protesta contro il sistema non si laureò. (Giorgio Dell’Arti, Donna Moderna 12/1/2008)

2007
Parere di Daverio sull’Isola dei famosi: «Sono d’accordo con Scola, la forza devastante dell’Isola è pari a una guerra biologica, perché forma un’immaginario collettivo del nulla... Si crea una religione dell’apparire che è davvero l’Oppio dei popoli. Mi consola il fatto che ci sia anche chi non guarda l’Isola. Se 5 milioni la guardano vuol dire che 55 milioni di italiani fanno altro». (Ornella Ferrario Chi numero 42 24 ottobre 07)

2004
«...Piace, Bossi, per quella sua franca brutalità maschile. Le signore dei salotti di Roma e di Milano impazziscono solo a sapere che c’è, “anche se poi lui è capace di ammazzarle con un rutto” chiosava il gallerista amico Philippe Daverio» (Filippo Ceccarelli La Stampa, 12/03/2004)