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 2010  luglio 25 Domenica calendario

MILANO RISCHIA SULL’EXPO MA LOTTA PER IL MONOPOLI

Milano forse sarà costretta a rinunciare all’Expo ma non ha nessuna intenzione di farsi escludere dalla nuova edizione del Monopoli che, a breve, sarà messo in commercio in Italia. Anzi il sindaco Moratti, nei giorni scorsi, parlando con i cronisti, ha annunciato di aver dedicato parecchio tempo al problema dell’inserimento del nome di Milano fra le ventidue città italiane che compariranno nel tabellone al posto di Vicolo Stretto, Parco della Vittoria e via elencando. Il problema è talmente sentito dall’amministrazione da aver trasformato, ieri, Piazza San Carlo in una gigantesca sala gioco nella quale celebrare un plebiscito perché una delle caselle del gioco più famoso del mondo sia intestata al capoluogo lombardo.
Iniziativa certamente lodevole perché il blasone della capitale morale va difeso in tutti i modi. Tanto più che, dopo la votazione di ieri Milano è salita al gradino numero 21. Quindi è classificata.
Peccato che il Comune non mostri il medesimo impegno in altre partite, forse più importanti come l’approvazione del Pgt e, soprattutto Expo 2015. Si fanno sempre più insistenti le voci, raccolte anche in ambienti vicini a Berlusconi, di una possibile rinuncia. Visto come si è messa la situazione forse sarebbe il caso di tornare a Parigi nella sede del Bie, l’organismo internazionale cui fa capo la manifestazione, per restituire il mandato. I turchi di Smirne che fino all’ultimo erano rimasti in corsa, sapranno cavarsela meglio. All’ombra della Madonnina, infatti, l’unica cosa che va avanti sono le liti.
Dopo l’uscita di Paolo Glisenti, che era stato un po’ il regista della vittoria italiana, è cominciata la girandola dei direttori. Prima Lucio Stanca che si è dimesso. Adesso Giuseppe Sala. Gran movimento ma pochi risultati. Sala si era impegnato a trovare una soluzione entro il 5 luglio. In realtà non è accaduto nulla. È in corso una partita di puro potere fra il sindaco Moratti, il presidente della Provincia, Podestà e Formigoni. Una lotta tutta interna allo schieramento di centro-destra. Il ministro Tremonti, per non farsi coinvolgere, sta alla finestra. Ma è il più tosto di tutti. Sarà lui, alla fine a tirar fuori i soldi per la grande fiera. Però, vista la situazione dei conti pubblici, non ha intenzione di cacciar fuori un euro. Se l’Expo salta sarà solo che contento.
Tanto più che nessuno dei protagonisti gode delle sue particolari simpatie. Restano leggendarie le sue liti con la Moratti quando dirigeva la Pubblica Istruzione («Letizia non puoi disporre delle casse dello Stato come del portafoglio di tuo marito» con riferimento a Gianmarco)...
Non parliamo di quello che sta accadendo con Formigoni («I presidenti delle Regioni verranno giù dai loro grattacieli»). La paralisi è totale. Al centro dello scontro i terreni che dovranno ospitare l’Expo. Appartengono alla famiglia Cabassi e alla Fondazione Fiera di Milano che, ovviamente attendono una valorizzazione. La disputa ormai ha ormai i segno dell’ideologia: i terreni vanno acquistati oppure utilizzati in comodato d’uso, cioè lasciandoli alle proprietà attuali che non incasserebbero nulla, dovrebbero investire
negli oneri di urbanizzazione e nelle infrastrutture, ma otterrebbero in cambio la possibilità d’investimenti immobiliari rilevanti dopo la conclusione dell’evento?
La verità è diversa in quanto, come spesso accade, lo scontro risulta di puro potere. Il valore di questi terreni è stimato dall’Agenzia del Territorio fra 180 e 190 milioni. La Moratti, visti i vincoli di bilancio, non può comprarli. Podestà non ha i soldi. L’unico che avrebbe i capitali necessari è Formigoni. È chiaro, però, che dopo il pallino passerebbe alla Regione. Con grande delusione degli altri. A cominciare dalla Moratti che proprio sulla partita dell’Expo aveva giocato la sua candidatura a sindaco. L’anno prossimo dovrà cercare il rinnovo. Con il Pgt ancora in ballo e senza Expo sarebbe complicato farsi rieleggere. Peggio che a Monopoli quando si è costretti ad andare in prigione senza nemmeno passare dal via.