Nino Sunseri, Libero 23/7/2010, 23 luglio 2010
IN SERBIA LA FIAT ZERO COSTA (QUASI) ZERO
Si inasprisce lo scontro tra la Fiom e la Fiat. un ricordo il tradizionale rispetto che aveva accompagnato i rapporti fra la più grande impresa italiana e il principale sindacato dei metalmeccanici. Ora c’è solo rancore e ripicca cui cercano di porre rimedio il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia («incontrerò Marchionne») e lo stesso ministro Sacconi («bisogna aprire un tavolo di trattativa»). Ad animare la scena le ultime dichiarazioni di Marchionne. Parlando a Detroit ha annunciato che la nuova Fiat Zero (il minivan a quattro e sette posti che sostituirà Idea, Musa e Multipla) verrà fabbricata in Serbia. «Se avessimo avuto in Italia dei sindacati più seri l’avremmo fatta a Mirafiori». Apriti cielo. Sulla testa dell’amministratore delegato di Fiat si è aperto lo tsunami delle parole. Dal ministro Roberto Calderoli («Sappia
Marchionne che la Lega si opporrà a questo spostamento») al segretario Cisl, Raffaele Bonanni, che chiede di riaprire la vertenza Termini Imerese: «La Fiat deve fare chiarezza -dice il capo della Cisle riaprire la trattativa su tutti gli stabilimenti del Lingotto in Italia». Significa, indirettamente riaprire il discorso su Termini. Difficile, però, che l’amministratore delegato della Fiat cambi idea al riguardo.
La ragione è molto semplice. Il governo di Belgrado ha promesso forti incentivi al gruppo italiano. Lo ha fatto nell’aprile di due anni fa quando fu preparato il piano di rilancio dello stabilimento di Kragujevac, situato 140 chilometri a sud-est della capitale. Era il vecchio impianto dove, per mezzo secolo, sono state costruite le Zastava riadattando le 600, le 1300 e poi la 128. Dal 2007 fabbrica la Punto vecchio modello.
Nell’aprile del 2008 l’alleanza strategica. nata la nuova Zastava controllata al 67% dalla Fiat e 33% dallo Stato. L’investimento previsto per il rilancio della fabbrica è di un miliardo di cui 350 milioni a carico della Fiat (di cui 100 versati alla fine dell’anno scorso), 400 della Bei e 250 dal governo serbo. Belgrado non si è fermata qui. Pur di riaprire la fabbrica si è mostrata molto generosa. Ha stabilito l’esenzione fiscale per 10 anni e un finanziamento alla formazione molto ricco, che potrebbe arrivare a 10mila euro per operaio.
abbastanza evidente che per Marchionne era molto difficile resistere ad un richiamo tanto forte. Con un gioco di parole si potrebbe anche dire che la Fiat Zero, costruita in Serbia, avrà un costo zero per la Fiat.
In realtà non è esattamente così. L’esperienza insegna, infatti, che nessun incentivo, per quanto generoso, potrà mai compensare i danni provocati da una regola sbagliata. E in Italia, secondo Marchionne, ce ne sono troppe. «Se non ci fosse stato il problema Pomigliano, avremmo prodotto la nuova auto in Italia», afferma l’ad. «Ci fosse stata la serietà da parte del sindacato, il riconoscimento dell’importanza del progetto, del lavoro che stiamo facendo e degli obiettivi da raggiungere con la certezza che abbiamo in Serbia, avremmo scelto Mirafiori», dice Marchionne. Il manager ribadisce che la Fiat «non può assumere rischi non necessari in merito ai suoi progetti sugli impianti italiani: dobbiamo essere in grado di produrre macchine senza incorrere in interruzioni dell’attività».
A questo proposito va ricordato che, in sede di presentazione dei conti Marchionne aveva spiegato che il gruppo aveva guadagnato dovunque tranne che sugli stabilimenti italiani. I numeri, come sempre hanno una loro forza: i 25mila operai degli impianti italiani producono tante auto quanto i 6mila operai polacchi. Ogni altro commento è inutile. La Borsa ha apprezzato: il titolo ha guadagnato il 2,1%. Scambiato il 3,4% del capitale.