Maurizio Stefanini, Libero 23/7/2010, 23 luglio 2010
CRIMINI E DISOCCUPATI, RESTA LONTANO DALL’EUROPA
Con 2,4 figli per donna, i 2,1 milioni di abitanti del Kosovo hanno la popolazione più giovane d’Europa e il tasso di crescita demografica più alto: attualmente l’1,3%, ma negli 81 anni compresi tra 1921 e 2003 la popolazione è cresciuta addirittura del 460%. Con un reddito pro-capite di 2.100 euro all’anno nel 2008, dal punto di vista economico il Kosovo sta invece in coda al Continente. I due estremi sono strettamente collegati, ma va detto che la situazione si sta lentamente avvicinando alla media europea. Il problema è che gran parte dell’economia dipende da traffici illegali di benzina, sigarette e cemento.
Il deficit della bilancia commerciale arriva al 70% del Pil, il 40-50% della forza lavoro è disoccupata, il Pil dipende per il 34% dall’aiuto internazionale e per il 13% dalle rimesse degli emigranti, il settore industriale e quello privato cresciuti dopo il 1999 sono debolissimi, la scarsità di energia elettrica è cronica, malgrado abbia le seconde riserve di carbone d’Europa. Malgrado non faccia parte dell’Ue la valuta è l’Euro, dopo che nel 1999 era stato adottato il marco. Proprio in contemporanea alla sentenza favorevole all’indipendenza della Corte dell’Aja il Tribunale Criminale Internazionale per l’ex Jugoslava ha però disposto un nuovo processo per Ramush Haradinaj: ex-primo ministro e ex-comandante dell’Esercito per la Liberazione del Kosovo (Kla). Per molti kosovari eroe dell’indipendenza, per i giudici è sospetto di tortura, omicidio, rapimento e deportazione, come artefice di una campagna per uccidere ed espellere civili serbi dal Kosovo. In questo momento in Kosovo sono rimasti 100.000 serbi circa, rispetto ai circa 230.000 del 1971, e dal 1999 almeno 140 chiese ortodosse sono state distrutte. Per tenere a bada la situazione anche dopo l’indipendenza restano in Kosovo 10.000 uomini della Nato e 1.900 dell’Unione Europea.