varie, 23 luglio 2010
LA TARIFFA BIORARIA, PER VOCE ARANCIO
C’è già chi teme notti rese insonni al suono di lavatrici in azione, lavastoviglie a pieno carico e aspirapolvere alla massima potenza. Perché con il 1° luglio è partita la tariffa elettrica bioraria: da giovedì scorso la luce, di notte, costa meno, e quindi conviene concentrare alla sera tutte le occupazioni più ”energivore”.
Intanto bisogna dire che la tariffa bioraria non riguarda tutti. Sono sicuramente escluse dalla novità i 2,8 milioni di famiglie italiane (il 10%) che sono passate al mercato elettrico libero, dove le tariffe sono stabilite dalle singole compagnie. Gli altri 26,2 milioni di famiglie che invece sono rimaste nel mercato chiamato ”a maggior tutela”, dove il prezzo dell’elettricità è stabilito ogni tre mesi dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, vivranno la rivoluzione bioraria con una certa gradualità: si partirà da 4 milioni di utenti questo mese che diventeranno 10 milioni in agosto e 20 entro la fine dell’anno. L’Autorità conta di avere portato tutti i clienti italiani alla bioraria entro la fine del 2011.
La gradualità dell’introduzione della bioraria è stata un po’ una scelta dell’Autorità, con l’obiettivo di permettere alle famiglie di abituarsi, ma un po’ anche una necessità tecnica: dato che per applicare la nuova tariffa è necessario che il cliente abbia un contatore elettronico impostato per la lettura a distanza dei consumi, bisognerà prima procedere all’aggiornamento dei contatori di tutti i clienti.
Per nessuno, comunque, la nuova modalità tariffaria sarà una sorpresa. Al di là della pubblicità che l’innovazione ha trovato sulla stampa, l’introduzione della tariffa bioraria viene anticipata al singolo cliente con comunicazioni allegate alla bolletta nei mesi che precedono il passaggio: nelle lettere si precisa il giorno in cui inizierà il nuovo tipo di tariffazione e si spiega anche che effetto avrebbe questa novità sulle nostre attuali bollette, attraverso la suddivisione in fasce diverse dei consumi già effettuati.
Il principio della bioraria è chiaro: l’Autorità ha diviso le ore della settimana in due fasce, una più costosa (chiamata F1) e una più economica (F2 e F3, o più comodamente F23). La fascia F1 comprende le ore che vanno dalle 8 alle 19 dal lunedì al venerdì. La F23 invece include tutte le ore del sabato e della domenica, quelle di altri giorni festivi, quelle tra la mezzanotte e le otto del mattino e tra le sette di sera e mezzanotte in ogni giorno feriale. In una settimana ci sono 168 ore: con la bioraria 113 sono ore economiche (il 67%) e 55 ore costose (il 33%).
Della tariffa bioraria è chiara anche la motivazione: legare con più efficacia i costi al consumo dell’elettricità con quelli all’ingrosso, che si formano sul mercato della Borsa elettrica, dove quotidianamente produttori e distributori comprano e vendono l’energia elettrica da distribuire il giorno dopo. Come su una normale Borsa valori, sulla Borsa elettrica il prezzo del kWh sale quando la domanda è alta e scende quando la domanda è bassa. Ed è dalle 6 del mattino che la domanda di elettricità in Italia inizia una salita graduale che tocca il suo picco verso le 11 per poi scemare dopo le 16 e calare con forza la sera. Gli orari infatti riflettono l’intensità dei livelli di produzione delle imprese.
In una seduta normale, come quella di domenica 4 luglio, sul mercato della Borsa elettrica sono stati scambiati 941.639 MWh di energia elettrica da consumarsi lunedì 5. Il prezzo medio nazionale era di 69,41 euro per MWh, con un massimo di 91 euro a mezzogiorno e un minimo di 36 euro alle sei del mattino. I prezzi sono anche differenziati sulla base dell’area di destinazione: il prezzo medio della Sicilia è stato di 118 euro per MWh, quello della Sardegna di 88 euro, quello del resto d’Italia di 65 euro.
Nella bolletta degli italiani comunque la differenza tra i prezzi delle due diverse fasce orarie, per ora, resterà abbastanza contenuta. Secondo l’ultima indicazione dell’Autorità, che fissa le tariffe dal 1° luglio, per chi consuma tra i 1801 e i 2640 kWh all’anno (e in questa fascia rientra la stragrande maggioranza delle utenze italiane) il prezzo del singolo kWh è di 15,329 centesimi di euro con il vecchio sistema monorario, prezzo che sale a 15,89 centesimi (il 3,7% in più) per la fascia F1 e scende a 15,043 centesimi (-1,8%) per la F23.
Chi vuole sfruttare al massimo le possibilità offerte da questa nuova tariffa può chiedere all’Autorità di avere la bioraria a richiesta, dove le differenze di prezzo sono più marcate: un kWh in fascia costosa costa 16,839 centesimi (il 9,9% in più rispetto alla tariffa monoraria), un kWh in fascia economica si paga invece 14,559 centesimi (l’8,7% in meno). In questo modo, chiaramente, eventuali risparmi (ma anche eventuali rincari) saranno più rilevanti.
Inutile dire che il cambiamento sarà abbastanza vantaggioso per i single o comunque chi passa la maggior parte della giornata fuori casa, mentre le famiglie con bambini, i pensionati o semplicemente chi ha una colf, ovviamente di giorno, avrà maggiori problemi, per non parlare di chi lavora da casa.
Anche per questo molti hanno accolto la novità con scetticismo. Per prima cosa per la ”questione orari”. Come si fa, si chiedono, a pretendere di fare tra le 19 e le 8 del mattino attività indispensabili come la lavatrice, la lavastoviglie, l’aspirapolvere? C’è la scomodità di spostare tutti i lavori domestici verso la sera e anche quella di dare fastidio al resto del condominio, per chi vive in appartamento.
L’Autorità tranquillizza: «Di regola gli orari di silenzio nei condomini vanno dalle 14 alle 16 e dal le 22 alle 7 e sono pienamente compatibili con gli orari a minor prezzo». L’associazione nazionale degli amministratori condominiali è meno ottimista: «Sì, ci aspettiamo un aumento della conflittualità a causa dei rumori notturni», ammette il presidente Pietro Membri. «Finora le discussioni nascevano perlopiù per la tv, il condizionatore o la doccia che scroscia in piena notte. Adesso riguarderanno tutti gli elettrodomestici». Il regolamento non aiuta: «In teoria c’è scritto che dopo le 22 o le 23 è bene evitare attività moleste, ma è niente più che un consiglio. Speriamo che la gente dimostri buon senso».
«Nella maggior parte dei casi la tariffa bioraria non costituirà un’opportunità di risparmio» aggiungono da DomusConsumatori, associazione che fa capo alla Confedilizia, sottolineando che «la nuova tariffazione si scontra con dei limiti obiettivi in genere e con esigenze – a volte – eclatanti». Ad esempio «il condizionatore, che è l’elettrodomestico che più di altri consuma elettricità, non può certo rimanere spento nelle ore più calde della giornata» e «nelle famiglie in cui ci sono bambini e anziani, pensare che la televisione resti spenta tutto il pomeriggio o che la cottura dei cibi venga rinviata alla sera per risparmiare sui consumi del forno elettrico è pura utopia».
C’è anche un problema tecnico. I contatori sono di soliti tarati su una potenza di 3,3 Kw: superata questa soglia staccano automaticamente la corrente. Ma fare funzionare contemporaneamente più strumenti molto energivori, come la lavastoviglie, le lavatrici e i forni elettrici, che mangiano in media 2 KWh di potenza, può portare facilmente a un sovraccarico. Per questo, si dice, l’Autorità sta valutando la possibilità di garantire i 4 kW senza ulteriori spese per l’utente. La classe energetica di ogni elettrodomestico, comunque, fa la differenza.
Ma al di là della questione rumore e scomodità c’è soprattutto il timore che il risultato di questa novità sarà quello di avere bollette più salate. L’Autorità dice che, di norma, non sarà così: già oggi rientra nella fascia economica il 67% dei consumi elettrici della famiglia media italiana. E con più di due terzi dei consumi in fascia economica il risparmio, assicurano, è garantito.
L’associazione dei consumatori Altroconsumo ha fatto qualche calcolo, prendendo come esempio due tipologie di famiglie. La prima è di cinque persone, cioè una coppia con tre figli che vanno a scuola. Il consumo medio è elevato (4270 kWh). Con la monoraria spendeva 859,87 euro l’anno. Se questa famiglia riesce a concentrare il 76% dei consumi nella fascia economica spenderà 856,06 euro l’anno con la nuova tariffa, mentre la bioraria a richiesta porterebbe a una spesa complessiva di 849,62 euro.
Secondo esempio: una famiglia di tre persone, invece, di cui una sempre a casa, con un consumo annuo di 3012 kWh e un comportamento virtuoso che concentra il 70% dei consumi nella fascia vantaggiosa spende in un anno 510,09 euro con la tariffa monoraria, con quella bioraria scenderebbe a 509,12 e con quella bioraria a richiesta a 507,48.
Altre simulazioni dicono che la famiglia media, che in un anno spende per l’elettricità 425 euro, potrebbe risparmiare 15 euro se mantenesse l’80% dei suoi consumi negli orari economici e 5 euro lasciando nella F23 il 50% dei consumi, mentre se consumasse l’80% dell’elettricità nell’orario costoso subirebbe un rincaro di 3 euro.
Come si vede le differenze sono comunque minime. Questo perché lo spazio per grandi movimenti di mercato nella bolletta degli italiani non c’è. Dei 100 euro che paghiamo per la luce 39,1 sono costi fissi: 14,3 sono imposte, 8,9 sono oneri generali di sistema (servono a coprire spese come gli in centivi alle rinnovabili o la dismissione delle centrali nucleari) e 15,9 euro vanno a chi gestisce la rete. Restano 60,9 euro di costi ”mobili”. Di questi, però, 56,7 servono al fornitore per pagare l’elettricità a chi la produce. Ne rimangono solo 4, ed è su questa cifra che si gioca la concorrenza tra compagnie.
Per trovare risparmi maggiori conviene allora fare come quei pochi (solo il 10% degli utenti) che dal 2007 a oggi hanno abbandonato il mercato ”a maggiore tutela” per passare a quello libero, dove le compagnie che distribuiscono elettricità si fanno concorrenza a colpi di offerte e sconti. Passare al mercato libero non costa niente (solo 14,62 euro, il costo dell’imposta di bollo da pagare sulla domanda di trasferimento) e quasi sempre garantisce risparmi più elevati, anche di 50-70 euro all’anno.
E sul mercato libero restano offerte monorarie per i clienti che proprio non ne vogliono sapere della novità. Tutte le proposte delle compagnie, calibrate sulle varie realtà cittadine, si possono consultare, bollette alla mano, sul «Trovaofferte » dell’Autorità (l’indirizzo web è http://trovaofferte.autorita.energia) che consente anche di avere una stima sui possibili risparmi che ogni offerta potrebbe portare in base ai nostri consumi.
Di sicuro, ha garantito Alessandro Ortis, numero uno dell’Autorità, la bioraria farà risparmiare qualcuno, cioè l’Italia nel suo complesso che, se riuscirà a spostare almeno il 10% dei consumi nella fascia economica, spenderà oltre 200 milioni di euro in meno ogni anno grazie alle minori emissioni di CO2 previste e ai risparmi sui costi di combustibile e di impianto.