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 2010  luglio 29 Giovedì calendario

LA ROULETTE DEI BONUS


Il Parlamento europeo ha votato nuove regole per i bonus dei banchieri. Non più del 30 per cento dei bonus potrà essere pagato in denaro, tra il 40 e il 60 per cento dovrà essere differito per almeno tre anni, almeno il 50 per cento dovrà essere investito in "contingent capital", una nuova forma di debito che si trasforma in azioni quando la banca è in difficoltà (e quindi quando le azioni valgono poco). L’aspetto più interessante è che questi limiti non sono imposti solo all’amministratore delegato, ma a tutti i principali dirigenti. Il "New York Times" ha lodato l’iniziativa, che non ha eguali in nessun altro paese. Il settore finanziario non ha gradito, parlando di rischio di perdita di competitività delle banche europee rispetto a quelle americane.
Chi ha ragione? L’interferenza politica sulle scelte delle imprese private è sempre rischiosa. In un mercato competitivo lo stipendio è determinato dal contributo che ciascun individuo fornisce. Quando sono decisi per legge, invece, i compensi sono influenzati dal potere politico, incentivando le persone ad accumulare potere politico invece che a produrre di più e meglio.
Nel settore bancario, però, la crisi ha evidenziato un problema. Bonus molto elevati possono indurre i banchieri ad assumersi toppo rischio. Per capire il problema immaginatevi che qualcuno vi dia 100 euro per fare una scommessa alla roulette e vi prometta il 20 per cento di quello che vincete. Quale giocata farete? Puntando sul rosso, se vincete il croupier vi paga la posta. Quindi il guadagno è di soli 100 euro, 20 dei quali costituiscono il vostro compenso. La pallina ha 18 probabilità su 37 di finire su un numero rosso (ci sono 18 rossi, 18 neri e lo zero). Quindi il vostro compenso atteso, che si ottiene moltiplicando l’ammontare del compenso in caso di vincita per la probabilità di vincere, è di 9,7 euro. Se invece puntate su un numero singolo, in caso di vittoria ricevete 35 volte la posta, quindi un guadagno netto di 3500 euro, e il vostro compenso sarà di 700 euro. Ovviamente la probabilità di vincere è molto più bassa (una su 37). Ciononostante il vostro compenso atteso sarà di 18,9 euro, quasi il doppio di prima. Nonostante che il gioco della roulette sia disegnato in modo tale da eguagliare il valore atteso di ogni puntata, il contratto che avete ricevuto vi farà preferire le puntate più rischiose. Perché?
Come agente voi non tenete in considerazione la probabilità con cui l’investitore recupera i suoi soldi, ma solo il valore atteso della vincita netta, che aumenta con l’aumentare del rischio. La struttura dei bonus nel settore finanziario è molto simile, soprattutto nel settore del trading. I gestori scommettono: se vincono, si prendono il loro bonus; se perdono, si spostano ad un’altra banca e ricominciano.
A questo punto dovreste domandarvi perché la struttura del bonus è fatta così male. In parte è il risultato di una combinazione perversa tra il desiderio di motivare i manager con compensi che crescono con il risultato e la possibilità che il settore finanziario ha di aumentare a dismisura il rischio. In parte, è il risultato di un problema di corporate governance. Nella migliore delle ipotesi a decidere i compensi sono gli azionisti. Data la forte leva finanziaria delle banche, gli azionisti si arricchiscono quando le scommesse sono fortunate e, quando sono sfortunate, a pagare sono i creditori (o lo Stato che li assiste). Nella peggiore delle ipotesi a decidere i compensi sono altri manager, che hanno contratti simili e quindi gli stessi incentivi a rischiare.
L’idea migliore per risolvere questo problema è quella di imporre dei requisiti minimi di capitale basati sul rischio delle scelte fatte dai banchieri. quello che si è cercato di fare con gli accordi di Basilea, con pessimi risultati. Di qui il desiderio di agire anche sugli altri margini. Imporre il pagamento differito di una grossa parte del bonus è sicuramente una buona idea, così come il requisito che la parte differita sia investita in modo da rendere il manager compartecipe delle perdite, per ridurre gli incentivi ad assumersi rischio. Il vero problema è che queste nuove regole si applicano ai bonus, non agli stipendi. Invece che pagare a gennaio un bonus per la performance dell’anno precedente, le banche pagheranno il bonus lungo il corso dell’anno sotto forma di stipendio, che verrà rinegoziato ogni anno.
In altre parole, senza regole più effettive per ridurre gli incentivi al rischio degli azionisti, limitare i bonus è solo un palliativo poco efficace, che sarà facilmente aggirato.