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 2010  luglio 29 Giovedì calendario

GIOCHI BENE A POKER? TI ASSUMO


Che i trader di Wall Street fossero propensi al rischio lo dimostrano le vicende economiche statunitensi degli ultimi anni. L’aspetto inedito e più sorprendente è che la familiarità col poker (soprattutto il cosiddetto Texas Hold ’Em) sia diventata quasi una competenza obbligatoria per entrare in una banca di investimento. Certo, è vero che per trovare i loro talenti la maggioranza delle finanziarie di Wall Street preferiscono ancora attingere ai rampolli delle famiglie bene e tra i laureati delle migliori scuole di business, ma in una fase in cui le operazioni di Borsa si concludono in pochissimi secondi, la capacità di restare freddi e concentrati al tavolo verde è diventata più importante di padroneggiare le teorie economiche tradizionali. Non solo: oggi si preferisce assumere gente che sia in grado di vincere al poker nelle condizioni più dure, ma molto spesso i fondi di investimento e le società di private equity finiscono con l’assumere anche persone che le scuole di business non le hanno viste nemmeno da lontano, ma che hanno passato giornate intere a giocare al Texas Hold’em.
 il caso di finanziarie come la Susquehanna International Group LLP, la Booz & Company, la Toro Partners, la Apollo Management LP e la Tpg Inc., che non fanno nessun mistero delle loro preferenze al punto da sponsorizzare tornei di poker a Las Vegas. Gare, ovviamente, tra Mba di fresca laurea e solo per appurare la loro capacità di resistere allo stress. Le vincite vengono devolute tutte in beneficenza. La Apollo e la Tpg ne sono così interessate che nel 2008 hanno deciso di acquistare la Harrah Casino, una conglomerata da 13 miliardi di dollari con case da gioco in tutto il mondo. "Se uno ci sa fare col poker ha buone chanches di riuscire anche in finanza", dichiara Danon Robinson, della Toro Partners, "se viceversa uno non dimostra alcun interesse scatta l’allarme: è come se non leggesse i giornali economici".
Gary Loveman, capo della Harrah Casino, è stato tra i primi a rendersi conto di questa nuova realtà. Ex professore alla Harvard Business School, Loveman prima di passare alla Harrah aveva fondato la Global Poker Strategic Thinking Society, un club che in meno di un paio di anni aveva creato sedi in oltre 60 dei migliori campus statunitensi. lui ad aver organizzato il torneo universitario annuale, chiamato Mba Poker Tournament, al quale partecipano blasonatissime scuole di management come Chicago Boot School Business, Wharton School of Business, Michigan State University, Dartmouth College e Georgetown University.
Intendiamoci. Sebbene siano pronti al giro di poker con tutti gli intervistati che si presentano al colloquio per l’assunzione, i reclutatori delle varie banche di Wall Street pretendono in via prioritaria un curriculum studentesco di tutto rispetto. Non solo. Per partecipare ai vari tornei, gli aspiranti Mba devono dimostrare di aver ottenuto voti da primi della classe. E così per aiutare i futuri trader a battere il loro potenziale datore di lavoro sta fiorendo una vera e propria industria con corsi, manuali d’istruzione (ben tre ne sono usciti negli ultimi tempi), tirocini di poker per fare pratica in vista del campionato di Las Vegas, adesso seguito con attenzione anche dai cacciatori di teste di Wall Street.
"Ci vogliono abilità e maturità per gestire il rischio ed è difficile conquistarle bene in altre maniere. Finchè uno non si gioca il proprio denaro col rischio di perderlo è difficile capire se possiede o meno la stoffa per sfondare a Wall Street", dichiara Aaron Brown, autore di "The Poker Face of Wall Street", e dirigente lui stesso di un hedge fund.