Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  luglio 23 Venerdì calendario

JETER Carmelita Los Angeles (Stati Uniti) 24 novembre 1979. Sprinter. Bronzo sui 100 metri ai Mondiali 2007 e 2009

JETER Carmelita Los Angeles (Stati Uniti) 24 novembre 1979. Sprinter. Bronzo sui 100 metri ai Mondiali 2007 e 2009. Il 20 settembre 2009 a Shanghai corse in 10’64”, seconda prestazione di tutti i tempi dietro il 10”49 di Florence Griffith • «[...] non voleva correre, è cresciuta in una famiglia formato maxi, due fratelli, cinque sorelle ed esempi da scegliere in fretta per trovare un posto al sole. Lei ha deciso di seguire il maggiore, Eugene, giocatore di basket che l’ha accompagnata sul parquet. Era lì che Carmelita Jeter, futura donna jet, voleva sfondare e si è intestardita fino al college, quando un allenatore ha avuto pietà e le ha detto: ”Per favore, guarda il tuo fisico. fatto per altro”. Una banalità diventata rivelazione: 1 metro e 63 per 53 chili scarsi, baricentro basso e muscoli potenti, una miscela che portava diretta in pista e che l’ha spinta a sfidare l’impossibile, ad arrivare dove i numeri non sono più credibili e dove il successo si trasforma subito in dubbio. Quota 10”6 ovvero cento metri corsi come solo altre due donne sono riuscite a fare ed entrambe non vengono ricordate proprio per i trionfi sportivi. Marion Jones ha toccato i 10”65 nel 1998, prima di diventare miss atletica e molto prima di finire in galera per aver mentito, per essersi dopata a ripetizione senza mai risultare positiva a un test. Florence Griffith Joyner ha fermato il cronometro per sempre a 10”49, il record ombra perché esiste, è imbattibile e nessuno lo prende sul serio. Anche se mancano le prove quel primato è bollato come drogato, fasullo e tale resta per le velociste che lo ignorano. [...] Carmelita Jeter, meglio nota come Jet [...]ha superato il traguardo dei 100 metri in 10”64, giusto tra Marion e FloJo, tra l’infamia e il sospetto. [...] Da quando [...] ha corso la gara perfetta, a Shanghai [...] Le colleghe la scrutano, i gruppi di discussione su YouTube la passano allo scanner paragonando il suo fisico [...] con quello che aveva qualche anno fa e il pubblico la fissa in cerca di verità. ”Mi ripetono che non si può andare più veloce e io lo capisco: sopra di me c’è l’atleta più chiacchierata di sempre, FloJo, e subito dopo la truffa del secolo, Marion Jones. E io ho adorato entrambe e creduto a entrambe fino a che è stato impossibile andare avanti. Sono pulita. Faccio due controlli del sangue ogni settimana e tiro dritto. Che dovrei fare? Rallentare?” [...] non ha mai vinto nulla. Stava per dare il meglio nel 2004 quando ai trials olimpici pre Atene le è saltato il tendine del polpaccio destro e lei ha passato 15 minuti a piangere sopra una carriera finita: ”Non pensavo che ci fossero possibilità e non che mi abbiano incoraggiata, ogni specialista mi dava dai due ai tre anni di cure e riabilitazione per tornare al top, ma amici e tecnici mi hanno spronata a provarci. Ho passato l’inferno”. Ferma fino alla stagione 2007, poi si rituffa nello sprint con personali che non vanno mai sotto gli 11”. Ai Mondiali di Osaka pesca un bronzo e lo scambia per il paradiso. ”Dopo quel che avevo passato credevo fosse un risarcimento, un premio e ho pagato quella sensazione. Avevo appena ricominciato però mi sembrava di avere la pancia piena”. Fuori dalle qualificazioni olimpiche 2008 e altra rivoluzione: chiede l’aiuto di John Smith, l’allenatore di Maurice Green e lui le promette altro tormento: ”Disse che avrebbe smontato la mia falcata, che saremmo ripartiti da zero, che avrebbe buttato via tutto quello che avevo ricostruito e che solo così potevo arrivare ai 10”6, un territorio sconosciuto che certo non avevo sulla mappa”. Un anno dopo ci è arrivata, in mezzo un altro bronzo mondiale, Berlino 2009, solo che stavolta lo avrebbe volentieri buttato via: ”Mi è sembrato un dispetto. Mi ero messa in discussione, massacrata e ormai trentenne, davanti al momento che doveva essere giusto, sbaglio tutto”. Partenza sfasata, recupero affannoso, una medaglia strappata alla disperata, ”un oro perso per come stavano le mie gambe”. Cerca riscatto un meeting dopo l’altro, e ruba centesimi di secondo al futuro. Scende prima a 10”67 a Tessalonico e diventa la donna più veloce del mondo (almeno tra i vivi) con l’exploit di Shanghai, 10”64. Il giorno dopo è in lacrime, la nonna le telefona per dirle che ha visto la gara su YouTube e i commenti sono acidi, cattivi, pieni di insulti [...]» (Giulia Zonca, ”La Stampa” 8/3/2010).