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 2010  luglio 23 Venerdì calendario

DALLA GRAN BRETAGNA AL CANADA, LA DESTRA CANCELLA I CENSIMENTI


I censimenti? Non sembrano proprio una cosa di destra. Nel giro di poche settimane, i
conservatori canadesi e quelli britannici, imitando i loro colleghi americani più libertari, hanno dichiarato guerra al tradizionale rilevamento decennale dei dati della popolazione, fonte di informazione unica per l’elaborazione di politiche sociali e economiche. Il primo attacco l’ha sferrato il governo canadese di Stephen Harper, annunciando che il prossimo censimento, previsto per maggio, non sarà più obbligatorio (notizia che ha fatto infuriare chi basa il proprio lavoro sull’accuratezza di quei dati, dai Comuni alle imprese agli studiosi).
In Gran Bretagna i toriesdi David Cameron, da poco al governo, non sono stati da meno. Attraverso il ministro per l’ufficio di gabinetto Francis Maude, hanno bocciato il vecchio censimento («Costoso e impreciso»), e annunciato che, oltre a tagliare i costi del prossimo (che si terrà a marzo), quello seguente vorrebbero proprio cancellarlo, affidandosi all’incrocio di database pubblici e privati già esistenti. Una svolta storica per un Paese che, con l’eccezione del 1941, si «conta» ogni dieci anni dal 1801.
All’origine, oltre a ragioni di bilancio o di precisione, ci sono motivi ideologici: il rilevamento, con tutte le sue domande su sesso, razza e religione, rappresenterebbe l’invadente longa manus di uno Stato che viola la privacy dei cittadini. La stessa ragione muove la destra canadese, e negli Stati Uniti quei repubblicani libertari come Glenn Beck che a maggio hanno boicottato il censimento. Festa rovinata, dunque, per le Nazioni Unite, che stanno contando la
popolazione mondiale e hanno celebrato l’11 luglio il World Population Day.