Alex Saragosa, il venerdì 23/7/2010, 23 luglio 2010
CONTRORDINE: LE MALDIVE NON STANNO SPARENDO
Lo scorso inverno il presidente delle Maldive Mohamed Nasheed tenne un consiglio dei ministri sott’acqua, con tanto di muta e maschera, per richiamare l’attenzione sul pericolo che l’arcipelago finisca sommerso dall’oceano a causa del riscaldamento globale.
Già allora lo scienziato svedese Nils-Axel Mörner fece notare però come da alcune sue ricerche risultasse che dal 1700 il livello delle acque alle Maldive era in realtà calato di 50 centimetri, a causa dei movimenti del suolo e delle correnti. Secondo Mörner, da qui al 2100 le acque intorno all’arcipelago non s’innalzeranno che di 20 centimetri. E anche se si dovesse arrivare al mezzo metro stimato dall’Ipcc, il Gruppo intergovernativo dell’Onu sul
mutamento climatico, le Maldive tornerebbero, comunque, a una situazione che hanno già conosciuto in passato.
Ma non è finita. Dalla Nuova Zelanda arriva una seconda ricerca che mette in dubbio il dogma degli «arcipelaghi in pericolo». Analizzando le foto aeree di ventisette atolli corallini del Pacifico scattate negli ultimi sessant’anni, Paul Kench, dell’Università di Auckland, e alcuni suoi colleghi hanno scoperto che solo la superficie di quattro isole è un po’ diminuita dagli anni 50 a oggi. Negli altri casi è rimasta uguale o è persino aumentata. E questo
nonostante il livello dei mari nello stesso periodo sia cresciuto di 12 centimetri. La ragione è che il corallo è vivo e cresce con il livello del mare, ricostruendo le isole con il suo costante rifornimento di sabbia e frammenti calcarei.
Queste due ricerche non negano né il cambiamento climatico né la conseguente crescita del livello del mare. E neppure escludono che l’aumento della velocità di salita delle acque possa avere ragione anche dei coralli. Ma mettano in guardia esperti e ambientalisti: prima di lanciare allarmi catastrofici, è meglio verificare quel che succede sul campo.