Maria Serena Natale, Corriere della Sera 23/07/2010, 23 luglio 2010
«INDIPENDENZA DEL KOSOVO LEGITTIMA»
La dichiarazione unilaterale d’indipendenza del Kosovo non viola il diritto internazionale poiché «nessuna legge la proibiva». Il verdetto della Corte di Giustizia dell’Aja, massimo organo giudicante dell’Onu, segna una vittoria per la provincia serba autoproclamatasi Repubblica il 17 febbraio 2008, ravviva le divisioni internazionali sul dossier Kosovo e i timori di un possibile contagio dal cuore dei Balcani ad altre regioni separatiste. Un parere non vincolante ma gravido di conseguenze politiche, che cerca un equilibrio tra il diritto all’autodeterminazione e il principio dell’integrità territoriale optando per una soluzione di compromesso: concentrandosi sull’atto della dichiarazione ma evitando riferimenti alla legalità dello Stato tout court, i giudici non danno indicazioni precise su ulteriori riconoscimenti del Kosovo indipendente. Sono 69 gli Stati, Italia inclusa, che considerano Pristina capitale. Altri potrebbero sentirsi incoraggiati a fare lo stesso. «Noi’ chiarisce il presidente serbo Boris Tadic’ non riconosceremo mai l’indipendenza kosovara».
Nell’ottobre 2008 era stata Belgrado a sollevare la questione presso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che aveva quindi chiesto un parere alla Corte internazionale di giustizia. In seguito alla dichiarazione d’indipendenza di quella che la Serbia considera la culla della propria identità storico-religiosa e che dopo la guerra del ”99 era rimasta per un decennio sotto amministrazione Onu, si erano verificati violenti disordini ai due lati del confine del nuovo Stato a maggioranza etnica albanese (2 milioni di abitanti, con una minoranza di 120 mila serbi concentrati soprattutto al Nord). «La giustizia è dalla nostra parte, Dio è con noi», è uno dei commenti raccolti ieri dall’Associated Press tra i serbi di Mitrovica, la città divisa dal fiume Ibar diventata simbolo delle ferite di questa terra’ e dove nelle ultime ore la Nato ha rafforzato le truppe. « un grande giorno e il mio messaggio al governo serbo è: parlate con noi», dice il ministro degli Esteri kosovaro Skender Hyseni. Dal coro di reazioni internazionali riemerge la spaccatura che vede Usa e Russia a capo degli opposti schieramenti. Il segretario di Stato americano Hillary lancia un appello affinché «gli Stati che non l’abbiano ancora fatto riconoscano il Kosovo». «Invariata» la posizione della Russia, storica alleata della Serbia che sostiene «negoziati in base alla Risoluzione 1244» con la quale il Consiglio di sicurezza autorizzava una presenza internazionale e prevedeva una «sostanziale autonomia» in Kosovo. Dall’Onu Ban Ki-moon raccomanda di «evitare provocazioni» e l’alto rappresentante per la politica estera Ue Catherine Ashton rassicura: «Il futuro della Serbia è in Europa, quello del Kosovo anche». I ministri degli Esteri ne discutono lunedì a Bruxelles.
Maria Serena Natale