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 2010  luglio 23 Venerdì calendario

CON 400 EURO DI SALARIO MENSILE LA DELOCALIZZAZIONE ASSICURATA - TORINO

La Serbia è l´Eldorado dei manager. Una specie di terra promessa per gli imprenditori, stando al racconto di Giorgio Airaudo, responsabile nazionale Fiom per il settore auto. «Da tempo abbiamo contatti con i sindacati di quel paese - spiega Airaudo - e il loro racconto spiega perfettamente per quale motivo la Fiat ha scelto di trasferire la produzione da Mirafiori». Ieri mattina lungo la direttrice Torino-Kragijevac, la località dove sorgeranno le nuove linee produttive, si è svolta la prima riunione virtuale tra organizzazioni sindacali sul futuro dei due stabilimenti.
«In Serbia il salario mensile è di 400 euro», spiega il sindacalista italiano. Un salto notevole rispetto alle retribuzioni medie degli operai torinesi (1.100-1.200), una paga addirittura più bassa delle retribuzioni già misere della Polonia (meno di 600 euro mensili). Per arrivare a questi livelli in Italia bisogna sottoporsi a dosi massicce di cassa integrazione, così come è avvenuto da quando la crisi ha cominciato a mordere il mercato delle quattro ruote.
La paga mensile non è l´unico vantaggio del trasloco deciso da Marchionne. In base all´accordo firmato due anni fa dal governo di Belgrado e dal Lingotto, lo Stato paga la bonifica dello stabilimento e cede la proprietà alla Fiat. La bonifica è costosa. La fabbrica, la vecchia linea produttiva della Zastava, è stata bombardata dagli aerei Nato nel ´99, durante la guerra che divise l´ex Jugoslavia. Nell´area sono disperse 370 tonnellate di diossine e altri veleni. Dei 2.600 ex dipendenti della vecchia Zastava la Fiat ne ha assunti solo 1.000 lasciando gli altri a libro paga dello Stato serbo fino a quando la salita produttiva del nuovo modello non consentirà nuove assunzioni. Per ogni dipendente assunto la Fiat, in base all´accordo, riceve 10.000 euro di finanziamento pubblico. Inoltre per dieci anni il Lingotto non pagherà tasse né al governo di Belgrado né al comune di Kragijevac.
«Competere con questi costi per noi è impossibile. Chi potrebbe permettersi il lusso di lavorare per 400 euro al mese in Italia? In questa storia Pomigliano non c´entra un bel niente. Marchionne dica chiaramente quali sono i motivi del trasloco», si arrabbia Airaudo. E ricorda che «quando Mirafiori rischiava la chiusura tutti i sindacati, la Fiom in testa, hanno lavorato perché gli enti locali torinesi finanziassero la ristrutturazione e salvassero lo stabilimento. Noi - conclude - siamo rimasti gli stessi di allora. Vorremmo che anche la Fiat si mettesse a discutere senza atteggiamenti ideologici».
Al Lingotto ieri non si commentavano le numerose prese di posizione di sindacalisti e politici sulla scelta di trasferire la produzione del minimonovolume da Mirafiori a Kragijevac. Ma è evidente che dal punto di vista dell´immagine il dietrofront di Marchionne non è stata una mossa vincente. Si capirà solo nelle prossime ore quale sarà la contromossa di Fiat per risalire la china nella battaglia sul futuro dello stabilimento torinese.