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 2010  luglio 23 Venerdì calendario

TROPPO PRECARIA PER DIVENTARE MAMMA

 italiana, ha 20 anni, un marito che lei ama e che l’ha resa mamma per la seconda volta qualche mese fa. Ma è anche una ragazza problematica: ha lasciato la famiglia a 14 anni, ora è ospite di una casa protetta e guadagna appena 500 euro al mese con i corsi di formazione retribuiti. Può essere una brava mamma? Il Tribunale dei minori non ne è sicuro. Vuole valutare, capire. Serve una perizia psicologica. I risultati arriveranno ad agosto.
Peccato che siano sei mesi che lei non vede la sua bimba. Gliel’hanno tolta appena partorita, a gennaio. Con la pietra bianca del Duomo, la gente seduta in piazza intorno alla fontana e i 37 gradi con umidità da tropici, Trento sembra una città del Sud. Invece siamo nell’area più ricca d’Italia. giorno di mercato e anche davanti all’ingresso di Sociologia ci son più bancarelle e pensionate con la spesa che pensose studentesse. Qui e nei bar dove si ritrova chi ha ancora esami a luglio si parla molto della mamma povera a cui è stata sottratta la bimba appena partorita. E si dice chiaro e tondo che non è possibile, se i giudici hanno avviato la procedura di adottabilità non può essere solo per la storia dei 500 euro al mese guadagnati dalla mamma.
Nel Trentino ancora ricco la parola «povertà» fa un certo effetto ed è rimasta la più appiccicata a una vicenda che voleva, come spesso accade, far discutere d’altro. Così lo psicologo Giuseppe Raspadori, che l’altro giorno ha fatto scoppiare il caso per portare all’attenzione l’eccessivo - a suo parere - potere discrezionale del Tribunale dei minori, si è visto subissato di telefonate e mail di gente che offriva case, soldi e pannolini a vagonate. «Un imprenditore veneto è disposto a mantenere madre e figlia, una concittadina illustre ha offerto ospitalità, un avvocato di Catania la difesa in tribunale». E non è finita. Su Facebook è nato il gruppo «Rapimento di Stato, ridate subito il figlio a sua madre» e l’associazione «Salvamamme» di Roma è pronta a mandare kit-maternità per un anno purché uno spedizioniere li porti a Trento. La vicenda ha commosso un bel pezzo d’Italia e anche il ministro Carfagna chiede chiarimenti.
Ma se il problema non è il denaro e nemmeno la droga, che cosa ha impedito a una mamma che non ha voluto abortire di vedere la figlia dal parto in poi? «E’ stato l’ospedale a segnalare la situazione al Tribunale dei minori» spiega Giuseppe Pietrapiana, unico magistrato presente in tempo di ferie. «La situazione dei genitori è già nota come precaria; non solo dal punto di vista economico - i nostri interventi avvengono sempre all’interno di famiglie ”multiproblematiche” - ma anche della loro situazione personale, psicologica. Lei è già stata oggetto di una perizia due anni fa, e si sono rilevate notevoli fragilità».
Il procedimento comunque è in corso e potrebbe anche avere un esito diverso dall’adottabilità. «La perizia psicologica per accertare le capacità genitoriali verrà depositata a breve, poi ci sarà l’udienza». Sul caso pesa il precedente del primo figlio avuto prima dei 18 anni e ora affidato a una famiglia del posto. Mamma e figlio comunque si vedono periodicamente e forse lei sperava di poter fare lo stesso con la bimba. Tra l’altro il padre di entrambi è il legittimo marito, sul quale però tutti calano un garbato silenzio.
Fin qui la storia singola. Ma lo psicologo Raspadori che è consulente di parte - e la parte è il «marito» - ha lanciato il sasso perché nello stagno si parlasse di altre cose: della discrezionalità di valutazioni sulle «capacità genitoriali» e su come presto si arrivi a formule come «fattore di rischio» e «tratto paranoico». Parole che, per Raspadori, ben esprimono la «banalità del male della burocratizzazione». In città c’è chi è d’accordo con lui e chi no. D’accordo nella sostanza il mondo dei Cav e del Movimento di aiuto alla vita che qui è una federazione: «Federvita si chiama, e collega i 10 Centri di Aiuto alla Vita del Trentino con quelli del Veneto» spiega Graziella Ober, prima volontaria del primo Cav trentino. «Non vorrei farmi prendere dall’emotività, ma per sottrarre un bimbo alla mamma ci vogliono motivi estremi. Noi seguiamo 250 mamme o famiglie con bambini piccoli, le aiutiamo col lavoro o con l’affitto. Non ne approfittano, non si adagiano, se hanno il bambino fanno la loro parte».
In politica il consigliere provinciale Pino Morandini - magistrato e vicepresidente del Movimento per la Vita - ha presentato una mozione e un’interrogazione perché si sappia «quanti casi ci siano stati di affidamento a terzi e le motivazioni; e poi un monitoraggio costante sul caso specifico».
Ma la parola «povertà» ha colpito più di tutto. Qui, nel ricco Trentino dove tutti ammettono che gli ammortizzatori han funzionato e il volontariato è ancora una realtà imponente, nell’ultimo rapporto Caritas si legge che la crisi è arrivata adesso. «I nostri pacchi viveri - conferma Simona Ticchi del Centro d’Ascolto Caritas - hanno avuto un aumento di richieste del 54% nei primi mesi del 2010». Con tanti nuovi volti che han bussato a una porta a cui non avrebbero pensato mai.