FABIO POLETTI, La Stampa 23/7/2010, pagina 21, 23 luglio 2010
ROMA A BOLZANO VIA I CARTELLI SCRITTI SOLO IN TEDESCO
Era assai difficile che si capissero. E infatti si sono capiti meno di zero. Il ministro Raffaele Fitto, pugliese di Maglie, in Consiglio dei ministri ordina perentorio: «Via dalla provincia di Bolzano i 36 mila cartelli turistici scritti nella sola lingua tedesca». Il presidente della provincia autonoma Luis Durnwalder, nato a Falzes, studi a Vienna e Innsbruck, potente esponente della Sudtiroler Volkspartei, da Bozen dice «nein», proprio non si può: «Quei cartelli sono stati installati da altri. La decisione spetta comunque alla Provincia. Certe parole non so nemmeno come si direbbero in italiano. Al massimo si potrebbe lasciare il nome originario tedesco e tradurre l’indicazione, precisando che la strada porta a un ”lago” prima indicato solo come ”see”. ».
Sembra una guerra di campanile, ma è molto di più da qualunque parte la si guardi. Visto da Roma il ministro per i Rapporti con le Regioni e la Coesione territoriale - una chimera anche nel centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, sembra di capire - colpisce con un diktat questa parte del Paese che si chiama Alto Adige. Visto da Bozen-Bolzano potrebbe essere inteso come l’ennesimo tentativo di prevaricare la storia e le tradizioni secolari del Sud Tirolo. Alto, basso. Nord, Sud. Le faccende di sempre, in questo geografico stivale molto più lungo che unito. Il ministro Fitto è pronto ad impugnare l’articolo 120 della Costituzione italiana - «Il governo può sostituirsi a organi locali quando lo richiede la tutela dell’unità giuridica» - ma assicura di dolersene: «Sono rammaricato di non essere riuscito a raggiungere un’intesa ragionevole con il presidente Durnwalder. Il governo ha però inteso riaffermare il principio del rispetto del bilinguismo».
Pure il presidente Durnwalder se ne duole, ma le parole in bocca a lui hanno un suono assai diverso: «Io non ho il potere di rimuovere quei cartelli. Il ministro Fitto non ha il potere di intervenire. La decisione spetta alla sola Provincia di Bolzano. Spero comunque che si trovi una soluzione che non pregiudichi la buona convivenza». Il fatto è che le indicazioni stradali ufficiali in tutta la regione sono già bilingue. Quelle turistiche invece no. Un’anomalia che si potrebbe spiegare con un bilinguismo decisamente imperfetto: a Bolzano città si parla di più italiano, nei dintorni molto meglio il tedesco. Il tentativo di livellare in modo millimetrico le due lingue, lascia il tempo che trova. Ammette il presidente della Provincia autonoma di Bolzano: «In dieci anni ho già cercato due volte di portare il problema in Consiglio. La destra di lingua tedesca e la destra di lingua italiana lo hanno sempre impedito con migliaia di emendamenti. La prima sostiene che basta il tedesco. La seconda si batte per la predominanza dell’italiano».
Difficile immaginare - Fitto o non Fitto - che si possa trovare una sintesi. Anche perchè Luis Durnwalder mette più di un paletto: «I nomi propri tedeschi o che appartengono alla storia tedesca non si toccano». Verrebbe da chiedersi se cambierebbe qualcosa se al posto del pugliese ministro Fitto, ci fosse a Roma un politico del Nord, magari della Lega, a fare questa battaglia per i cartelli in doppia lingua parallela. Luis Durnwalder giura che il problema non è quello: «Non c’entra che il ministro Fitto sia pugliese. Quanto ai politici della Lega: dicono sempre di battersi per le autonomie, ma poi votano anche altro con il governo. Noi l’autonomia locale la pratichiamo davvero. C’è la stessa differenza che passa tra il dire e il fare». C’è così differenza che ogni battaglia sul bilinguismo da queste parti - dall’insegnamento nelle scuole agli atti negli uffici pubblici - diventa oggetto di giganteschi fraintendimenti quando va bene. Tanto che capirsi mica sempre è facile. Anche se il presidente Durnwalder qualche concessione la fa più che volentieri: «Tutti mi chiamano Luis. Ma io all’anagrafe sono registrato come Alois».