Antonio Giolini, il Messaggero 22/7/2010, 22 luglio 2010
IL FUTURO DEI VECCHI, LA SFIDA DEL PAESE
Un successo straordinario. Ormai le donne riescono a raggiungere gli 80 anni di vita nel 74 per cento dei casi; e poi restano loro da vivere in media altri 10 anni. Gli uomini, lo si sa, se la cavano un po’ meno bene (a toccare gli 80 anni è il 56 per cento), ma stanno recuperando, sicché negli ultimi anni si avviano anche loro a toccare traguardi di longevità un tempo assolutamente impensabili. Ma se il successo è straordinario, lo è anche la sfida che si pone alla nostra società e alla nostra economia, considerando che per di più il nostro Paese, dopo il Giappone, ha la popolazione più vecchia del mondo.
Da un lato infatti si vanno riducendo non solo le classi di età giovani (abbiamo in campo internazionale la più bassa proporzione di ragazzi con meno di 15 anni), ma anche quelle adulte con gravi squilibri non solo attuali, ma soprattutto futuri, dal momento che con questa dimagrita popolazione in età lavorativa dobbiamo essere in grado di assicurare una piena sopravvivenza economica, oltre che socio-demografica, del nostro Paese, in presenza di concorrenti fortissimi non soltanto come la Cina e l’India, ma anche di Paesi molto giovani e molto vicini a noi come ad esempio Turchia ed Egitto. Da qui la necessità, più volte sostenuta su queste colonne, di lavorare tutti di più, più a lungo nella settimana e più a lungo nella vita.
Ma l’altro aspetto della sfida riguarda la sostenibilità in primo luogo finanziaria ma anche sociale delle cure molto spesso necessarie per infermità, più o meno invalidanti, a chi è molto avanti con l’età. proprio la incapacità, in misura più o meno larga, a svolgere autonomamente le funzioni di base della vita vestirsi, mangiare, camminare, leggere, e così via che preoccupa di più. Una incapacità che tocca 2,6 milioni di persone, dei quali circa 2 milioni in età anziana; in particolare poco meno della metà degli ultraottantenni non sono completamente autosufficienti, con una situazione che ovviamente si aggrava con l’avanzare delle età.
Ormai sono moltissime le famiglie nelle quali vi sono persone non autosufficienti che creano preoccupazioni e problemi di ogni tipo ai familiari e in particolare alle donne, cui per motivi culturali e strutturali è più spesso affidata la cura di anziani e vecchi che assai spesso trovano una soluzione ”all’italiana”, con l’affidarsi a una badante.
Nel nostro Paese si stima siano ormai arrivate a circa 800 mila, la maggior parte straniere, con una spesa sostenuta dalle famiglie che ogni anno si può fare ascendere a oltre 12 miliardi di euro, l’equivalente di una finanziaria (che peraltro non esaurisce la spesa per la non autosufficienza); quindi con un welfare che viaggia in maniera inversa andando dalle famiglie alla collettività. una soluzione quella italiana che in prospettiva, con l’ulteriore forte invecchiamento della popolazione, è destinata ad aggravarsi e diventare quindi insostenibile. Insostenibile perché da un lato aumenta il numero di coloro che hanno bisogno di cure e aumenta la durata delle cure stesse con l’aumentare della aspettativa della vita e dall’altro invece diminuisce, per via della forte riduzione delle nascite iniziata già molto tempo fa, il numero di coloro che oggi si trovano in età adulta che possono fornire aiuto e assistenza. A complicare ulteriormente il problema sta la crescente rottura delle unioni coniugali che fa aumentare il numero di ex-coniugati che non possono più contare sull’aiuto del partner.
Una soluzione efficiente ed efficace anche se pur sempre problematica è quella tedesca dove tutti sono coperti da un’assicurazione contro la non autosufficienza e dove le risorse necessarie sono state recuperate rinunciando, con il lavorare, a una festività, con un mirabile accordo fra lavoratori, imprenditori e sindacati. Un accordo che con ogni probabilità in Italia non è nemmeno proponibile; eppure sono proprio i sindacati che se ne dovrebbero fare proponenti. Una copertura contro la non autosufficienza si ha anche da noi dal 2007 in una regione a statuto speciale bene organizzata, ma certo anche molto ricca come il Trentino-Alto Adige.
Sarà quindi proprio necessario prendere in esame alcune proposte presentate ieri dal ministro del Lavoro e da quello della Salute in un Rapporto sui problemi della non autosufficienza fra cui la ristrutturazione dei servizi sanitari esistenti, la istituzione di nuove reti di servizi territoriali e il ricorso ad assicurazioni private, misure che consentano di fronteggiare alcune fra le più importanti sfide che derivano dal grande successo di cui tutti ci gioviamo della crescente longevità. Un successo che tutti vorrebbero fosse senza oneri e spese, ma che invece non può proprio esserlo.